Cento anni fa si consumava il delitto Matteotti, simbolo della definitiva ascesa della nascente dittatura fascista di Mussolini, nonché principio narrativo del nuovo romanzo di Nicoletta Verna, I giorni di Vetro, che situa la nascita della protagonista proprio il giorno del rapimento dell’Onorevole socialista. Mentre Roma è alla disperata ricerca di Matteotti, in Emilia Romagna, nel paese di Castrocaro, fervono i preparativi per la festa di San Rocco, dove si vocifera che la bambina dell’Adalgisa, quella nata a giugno con la scarogna, non arriverà viva. Fin dalle prime pagine, il fitto intreccio di realtà storica e finzione narrativa ci dà la misura della distanza che separa chi sta al potere e la Storia è chiamato a farla, e chi sembra non poter fare altro che subirla. Ma sappiamo che la Storia si presenta alla porta senza invito, per coinvolgere suo malgrado anche chi – per indole, struttura fisica o condizione sociale – pensava di esserne relegato ai margini.
E proprio dai margini parte la narrazione di Verna, che offre ai momenti cruciali di un passato che ha dato le fondamenta dell’unità a un’Italia dilaniata dalla guerra, il volto, magico e crudele, di due donne, una nata “con la scarogna” in una famiglia con un padre fascista, l’altra destinata a diventare partigiana.
L’ingresso a Castrocaro potrebbe costare al lettore non avvezzo all’uso di termini dialettali qualche attimo di spaesamento, subitamente e infinitamente ricompensato da un attaccamento viscerale a questa voce cruda e affilata, profonda come un pozzo e luminosa come la verità. Perché, una volta penetrati come di soppiatto nella vita di Redenta, di Bruno che l’ama ma non torna, dell’orrore di un matrimonio di soprusi e torture, della Guerra, della brigata partigiana, del comandante Diaz e di Iris, sempre guidati dall’incatenarsi delle parole della protagonista che si snocciolano inevitabili e ritmate, non si potranno dimenticare facilmente i volti incisi sulla pagina di questi personaggi forti e terribili nel dolore come nell’amore, nelle scelte e nel destino che tutto lega.
Personaggi emozionanti, che sono il risultato di una scrittura decisa e coraggiosa, fittizi solo perché non sono esistiti in carne e ossa, ma molto più che reali, perché con la loro esistenza nelle pagine di questo romanzo straordinario mostrano una volta di più l’immenso potere della letteratura, che è quello di farci rivivere il passato sulla nostra pelle, di farci commuovere e gioire e piangere nello sforzo di comprendere che ciò che è stato è ciò che fa sì che oggi, siamo quel che siamo. Verna firma un romanzo appassionato e appassionante, fragile e feroce come le vite che racconta. Un romanzo a tratti violento, dove però la violenza non è mai gratuita, ma è la strada per la comprensione di un passato furente e doloroso da cui non dobbiamo distogliere lo sguardo, dove le donne, schiacciate dal peso enorme della sopportazione di un destino che pare inevitabile, riescono tuttavia, per quella che sembra la prima volta, ad appropriarsi di qualcosa che già le appartiene, senza che ancora lo sappiano: la loro voce.