Nicoletta Bortolotti, scrittrice cinquantasettenne nata in Svizzera, da anni collabora con Mondadori come ghost writer, copy editor e redattrice. A un certo punto, però, decide di dedicarsi a scrivere libri ed esordisce nel 2007 con Il filo di Cloe. Da quel momento produce diversi testi importanti, uno per tutti I bambini di Gaza. Sulle onde della libertà, confermandosi per il suo impegno sociale, uno stile essenziale e diretto anche se non sempre semplice per il lettore, imponendosi con una qualità al di sopra della norma.
In questo suo ultimo romanzo si occupa della biografia romanzata di Christine de Pizan, vissuta a cavallo del XIV e XV secolo, considerata la prima scrittrice europea. Nata a Venezia, Christine si trasferisce giovanissima in Francia: il padre viene chiamato alla corte di Carlo V come medico che poi si occuperà anche di astrologia. Una giovane ragazza che, quindi, si trova in ambiente protetto, con un padre che, intravedendo le sue doti, decide di farla studiare alla pari dei fratelli maschi: storia, medicina e filosofia. Per quei tempi, e con una madre che ha una visione tradizionale e sessista per la figlia, una decisione non da poco. A soli 15 anni si sposa per amore con un uomo che oltre ad amarla la spinge nella sua passione più grande: la scrittura.
Ma il destino non sarà benevolo con Christine: in pochi anni perderà il padre, un figlio e l’amato marito. La giovane subisce il colpo ma reagisce con una volontà e una forza incredibili: con i suoi scritti e i testi elaborati per altri riesce ad andare avanti e mantenere i suoi altri due figli. La madre le sarà vicina e l’aiuterà nella gestione della famiglia e Christine si concede il lusso – pur mantenendo un basso profilo per non disturbare gli uomini – di rivendicare i diritti delle donne. Nel Quattrocento, nonostante la Corte sia un ambiente più colto degli altri, agli uomini non piace una donna con maggiori qualità di loro.
Questa biografia storica e romanzata abbraccia un periodo che va dal 1418 al 1431, visto attraverso lo scambio epistolare tra la donna e sua figlia Marie, che ha deciso di intraprendere la vita monastica in un convento di Poissy. Siamo nel pieno della Guerra dei cent’anni tra Francia e Inghilterra, un periodo economicamente e socialmente difficile, e Christine si racconta a una figlia che ama ma che non ha fatto le scelte che lei si aspettava. L’avrebbe, tra l’altro, voluta più vicina. La donna combatte caparbiamente contro le ingiustizie che subisce, lavori non pagati del marito e del padre, riconoscimenti economici personali che tardano, tutto questo in un momento storico buio che l’autrice riesce a delineare in maniera magistrale. Christine de Pizan, femminista ante litteram, aveva già individuato come la cultura fosse la linea di demarcazione tra il genere maschile e femminile: la differenza stava unicamente nella possibilità di studiare. Con una ricerca accurata e la scelta di un linguaggio universale, che funziona per la storia narrata e per il lettore, Bortolotti ci dà un saggio delle sue qualità riunendo romanzo storico, impegno e una qualità davvero straordinarie con una sola voce in cui convive il meglio della letteratura italiana.