Nicola H. Cosentino / Una macchina del tempo a suon di note

Nicola H. Cosentino, Le tracce fantasma, minimum fax, pp. 391, euro 18,00 stampa, euro 8,99 epub

La commistione tra letteratura e musica è stata tentata parecchie volte con alterna fortuna. In questo caso, ci prova Nicola H. Cosentino, scrittore e giornalista poco più che quarantenne che vive a Milano dove è ambientato il suo romanzo con qualche incursione a Roma. “Le tracce fantasma”, oltre a essere pezzi che non sono citati nella copertina degli album discografici ma partono automaticamente alla fine dell’ultimo pezzo (spesso una sorpresa per chi ascolta), sono anche i viaggi nel tempo, a ritroso, che intraprende il protagonista del romanzo, Valerio Scordìa, quando ascolta una delle sue playlist musicali mentre beve alcolici. Non viaggia nella propria vita, ma in quella di Anna, sua ex che non riesce a dimenticare: squarci di esistenza antecedente, che non conosceva.

Scordia è un critico musicale, ex chitarrista il cui ex compagno di gruppo trova improvvisamente successo con una canzone che rinnega il loro passato ovvero la ricerca di pezzi che possano fare veramente la storia. Improvvisamente idolo delle masse con brani semplici, che non hanno in sé alcuna ricerca musicale, recensiti dal critico su siti online come canzonette e niente più, attirandosi le ire dei fan che lo accusano di essere solo invidioso. Lui non sente di provare questo sentimento, al massimo prova delusione nei confronti dell’amico e della vita. Trentottenne appartenente alla generazione a cui era stato predetto un avvenire sfolgorante e che invece si ritrova invischiata in un momento storico dove tutto sembra complicato e difficile da raggiungere: la congiunzione economico-sociale non è certo delle migliori. Ascolta molta musica, e la colonna sonora è davvero di qualità: Scordìa non si accontenta di pezzi qualsiasi ma ricerca la bellezza in canzoni che ne hanno fatto la storia, come se l’arte fosse l’unico antidoto a una vita priva di qualsiasi opportunità.

La relazione con Mirella, abitante nel suo stesso condominio e incontrata su Tinder, è priva di impegno e presto svanisce. Il carattere del protagonista, solitario e caustico, inflessibile con se stesso e di conseguenza con gli altri, lo porta a non agire, a non intraprendere attività perché potrebbero rivelarsi fallimentari. Non imbraccia la chitarra da due anni, non compone, lascia che la vita gli passi sopra senza reagire. Nel momento in cui viene a sapere che Anna si è sposata e ha avuto un figlio cominciano le incursioni nella vita passata della donna. Dopo un provino al nipote, ospite a casa sua in occasione di uno dei numerosi talent in programmazione, decide di aiutarlo nonostante pensi che il pezzo non vale niente: forse la musica non è solo quella che ascolta, forse la sua vita può essere vissuta in un altro modo.

Un romanzo polifonico a molte voci, i personaggi della trama sono tanti e le loro vicende si intrecciano e sovrappongono, coincidenze a volte volutamente eccessive per scoprire i limiti e le paure di generazioni che sembrano aver perso l’orizzonte in una società senza certezze. E non è solo l’arte e la bellezza a dare scopo alle nostre vite, ma soprattutto la ricerca di un proprio scopo, di una direzione da prendere per fare pace con noi stessi. E il finale, che dà un ulteriore senso al testo, sembra dirci che a volte non basta neanche questo.