Niccolò Ammaniti / La moglie del premier

Niccolò Ammanniti, La vita intima, Einaudi, pp. 306, euro 19,00, euro 10,99 epub

Energia pura è la scrittura di Niccolò Ammanniti che si conferma con questo suo ultimo libro. La stessa energia di un fiume in piena che trascina a valle tutto quello che incontra: affetti, memorie giovanili, potere politico, amici, nemici, seduttori, il circo dei media, il cibo, le cene, l’erotismo, gli abiti e le automobili. Tutto mescolato in un unico flusso che non dà tregue, che non permette neanche di riflettere ma che è talmente avvincente da portarci fino al termine in un solo lungo momento di lettura.

Siamo ai giorni nostri, protagonista assoluta è una donna, Maria Cristina Palma, la “donna più bella del mondo” dicono tutti in uno stupido eccesso di divismo che la signora vivrà prima gratificata poi sempre più distante. Gambe lunghe, molto alta, poco seno che in breve tempo provvederà a farsi sistemare, poco studio, poca cultura, molta eleganza, anche se guidata da una schiera di esperti del settore. Maria Cristina è la moglie del “premier”, del capo del governo. Per questo è controllatissima, viaggia in automobile con autista e una scorta sempre vigile. Inoltre è sempre attenta ad assecondare gli impegni mondani del marito, che su queste opzioni conta per essere rieletto.

Il racconto è costellato da situazioni limite (anche goliardiche) che progressivamente Ammanniti inizia a sistemare come “trappole” elargite al suo personaggio. Si inizia con una cosa apparentemente molto semplice: Maria Cristina deve cucinare la pizza per un politico belga ospite del marito, lei che – spiega una stretta collaboratrice – “ha bandito da casa i carboidrati. Solo verdura e tè. Se le fai vedere un pezzo di pane va fuori di testa. Non credo che abbia mai assaggiato una pizza in vita sua”. La pizza è la prima rappresentazione pratica della vita “normale” che Maria Cristina non ha avuto o che comunque non ha più. Poi arrivano i ricordi di infanzia, non proprio felici per la moglie del primo ministro.

Lentamente, le sicurezze di Maria Cristina si sfaldano. Non servono a niente le ricchezze e la servitù, non serve a niente lo yoga e neanche la dieta vegetariana, il rapporto con Domenico è molto insoddisfacente, visto anche che non fanno l’amore da oltre cinque anni. Poi il vero colpo di grazia: un amico d’infanzia, durante un party, le si rivolge con “Secca! Secca!”, così come accadeva ai tempi in cui, ragazza, era alta e magrissima. Dopo pochi secondi di disorientamento, lei lo riconosce come un amore giovanile, allegro e spensierato. Da questo momento non vale la pena soffermarsi sulla trama per non rovinare al lettore il gusto della lettura. Entreranno in campo incontri clandestini, veri o presunti ricatti, il ricordo di uno stupro operato da un medico potente e rozzo, un’intervista importantissima, il marito Domenico a volte addirittura amorevole ma occupato in ben altre questioni.

La “donna più bella mondo” vive così una sorta di romanzo di formazione al contrario, dal successo fatto di plastica e di artifici, lentamente riscopre la vita vera. I veicoli per compiere questo percorso sono molto concreti. Conta moltissimo il corpo, e non solo il suo, conta la fisicità delle relazioni, naturalmente conta il cibo, conta il sesso, conta perfino la ginnastica. Attenzione all’incipit del libro, un piccolo incidente al dito di Maria Cristina: presagio di quello che accadrà molte pagine dopo.