Mauro Baldrati, Io sono El Diablo, Fanucci, pp. 280, euro 14,00 stampa
Il noir presenta di fatto due categorie di scrittori: chi l’hard-boiled non lo sa scrivere e chi invece lo sa scrivere. Decisamente Mauro Baldrati appartiene alla seconda categoria: lo sa scrivere, eccome. Il suo stile non cade mai nei vezzi, nelle ostentazioni o nei manierismi tipici da finto-duro costruito a tavolino, ma risulta invece profondamente autentico, sincero, giustificato dai personaggi e dalle situazioni descritte. Con uno stile siffatto, a prescindere dalla storia raccontata, il testo non può non funzionare e l’inclusione nell’ambita e troppo spesso abusata categoria del Nero italiano – per altro già affermata nel nome stesso della collana Fanucci – appare in questo caso del tutto congrua e meritata.
Perfettamente intonata è l’ambientazione: una Bologna crepuscolare e periferica del tutto refrattaria alle amenità gastronomiche e studentesche del centro. In questo scenario devastato si muovono personaggi classici nella loro desolazione senza radici, che debbono qualcosa a quelli di Derek Raymond, se vogliamo, senza tuttavia apparire mai scontati o derivativi. L’Inglese, mezzo clochard dal volto pieno di cicatrici e dalla benda sull’occhio destro, un misterioso passato militare alle spalle, e Violeta, giovane albanese anch’ella emersa da esperienze burrascose. Un amore violento eppure romantico tra i due, porterà l’Inglese a recuperare il suo vecchio nome di battaglia, “El Diablo”, quando era cecchino nella guerra delle Falklands, e la sua perduta baldanza, per aiutare fino in fondo una tormentata damsel in distress o forse un’ambigua femme fatale – come un fracassato ma autentico cavaliere a caccia di draghi – vagando fra Londra, Amsterdam e Tirana e immergendosi nei meandri più cupi della criminalità organizzata, fino al cuore di tenebra dell’Europa contemporanea, tra boss della mafia albanese, preti serial-killer, traffico d’organi e prostituzione.
Finalmente un noir vero, questo di Baldrati; non un giallo, un poliziesco, un thriller, ma un nero: autentico, impietoso, realistico, politico, ma soprattutto duro. Finalmente, severamente, tenacemente duro.