Non è un libro facile l’ultimo saggio pubblicato da Bifo, non è un libro propositivo, allegro o speranzoso perché analizza e riflette una società priva di propositi, di allegria e di speranza: la società che ha partorito Daesh e Trump, che ha risuscitato con onnipervadenza sempre più impestante nazionalismi e nazionalsocialismi, che sul razzismo, il fanatismo e la guerra indispensabile ha costruito “un ciclo specifico dell’accumulazione di capitale” – quello che Bifo definisce efficacemente necro-lavoro, il profitto portato dagli eserciti e dalle mafie. Se l’impotenza politica e l’impoverimento sociale hanno travolto e stravolto la democrazia nella deriva di “una mutazione che investe anche il linguaggio, l’inconscio, l’autopercezione”, inquinando di shitstorm e trasformando patologicamente anche la cultura on line, scarse e deboli sono le possibilità di intervento individuale e collettivo sulla realtà e cupe le prospettive: “Un lungo periodo di violenza, guerra e demenza ci aspetta. La sola cosa che possiamo fare – oltre a non perdere mai il buon umore e l’ironia – è forgiare concetti per la comprensione del mondo che sta emergendo, per quanto orribile esso sia”.
La futurabilità cui si riferisce il titolo non va interpretata come recupero di una metafisica utopistica o di un blochiano principio-speranza, né tantomeno di accelerazionismo – concetto che ha ormai abbandonato qualsiasi residuo anti–capitalista o laburista, potenziando un’essenza nichilista – ma piuttosto, come “molteplicità di possibili futuri immanenti: un divenire altro, che pure è inscritto nel presente”. Spiega Bifo: “Lo stato presente del mondo può essere descritto come la simultanea occorrenza vibrazionale di molte possibilità”, cioè immanenza: “lo stato di depressione sia psicologica che economica in cui versa il presente, oscura la consapevolezza del fatto che nessuna proiezione deterministica del futuro è vera. […] Il possibile viene catturato e ridotto a mera probabilità, e il probabile è confermato come necessario”.
In altre parole, il presente contiene in sé il futuro, o, meglio, tutti i futuri possibili che, come nella meccanica quantistica, esistono tutti contemporaneamente in potenza, finché non se ne realizza soltanto uno: il mondo è come il gatto di Schrödinger. Tutti questi futuri, possibili se non probabili, però, non ci si rendono visibili né pensabili, perché filtrati e deformati dalla realtà socio-economica in cui viviamo, il Capitale. La consapevolezza che esistono alternative (al plurale; il dualismo è inutile), è una necessità poiché il progetto capitalista è ormai precipitato e precipita costantemente nell’incubo di quel Dark Enlightenment, teorizzato dai neo-reazionari accelerazionisti Nick Land e Curtis Yarvin: la ragione è incapace di dare un ordine al caos della realtà, il Capitale ha frantumato ogni legame, ogni solidità e solidarietà. A questo schema indotto la coscienza ha il dovere di sottrarsi.
Se la scienza e la tecnologia nella loro forma di macchine, per dirla con le parole di Max Horkheimer, “invece di rendere superfluo il lavoro, hanno reso superflui i lavoratori” e il tempo liberato si sta manifestando come contrario di quello che poteva essere, e cioè in progressiva pauperizzazione del mondo, in miseria, in disoccupazione, in precarizzazione, in lavoro nero, in intensificazione dello sfruttamento, in diminuzione del potere contrattuale dei lavoratori, in lavoro interinale, l’unico progetto che possa invertire il processo smantellando e riprogrammando la meta-macchina, consiste nel “creare una coscienza comune e una comune piattaforma tecnica e affettiva per i lavoratori cognitivi del mondo. […] Il risveglio etico di milioni di ingegneri, artisti e scienziati, è la sola possibilità che abbiamo se vogliamo sventare una regressione spaventosa, i cui contorni cominciamo ormai a intuire, giorno dopo giorno, anno dopo anno”.
Contro il cablaggio cognitivo di un neuro-totalitarismo che altera l’organismo del general intellect con modificazioni bio-tecniche o tecno-sociali tese ad appiattire la multidimensionalità del futuro nella percezione della coscienza, unico strumento selettivo tra le possibilità – e non ci manca la possibilità, ma la potenza – è forse il momento di resuscitare un vecchio spettro: neuroproletari di tutto il mondo unitevi!