Nando Dalla Chiesa / Educazione alla legalità

Nando Dalla Chiesa, La legalità è un sentimento. Manuale controcorrente di educazione civica, Bompiani, pp. 250, euro 19,00 stampa, euro 10,99 epub

Dopo la trionfale cavalcata del boom economico, che ci ha portato dal terzo mondo (dove ci aveva relegato il ventennio fascista) fino al livello dei paesi più industrializzati del pianeta, non sono molti i successi “di sistema” che possiamo ascrivere al nostro Paese. Anzi, in sostanza si riducono a due – due isole in un mare di riforme mancate, svolte sociali abortite, traguardi non raggiunti e modernizzazione a metà. Mi riferisco alla disfatta del terrorismo “rosso” (certamente non di quello “nero”, protetto da depistaggi, deviazioni e connivenze interne allo Stato) e ai colpi mortali inferti alla mafia siciliana. Nel primo caso, il merito è soprattutto dell’unità delle forze politiche che non hanno voluto riconoscersi in un progetto insurrezionale velleitario/elitario; nel secondo caso, è stata la reazione legalitaria partita dal basso, dai siciliani, contro la strategia stragista del clan dei corleonesi, che ha dissuaso anche chi offriva sponda politica alla criminalità organizzata dal continuare a contrastare le energie dello stato. Insomma, contro Cosa Nostra è stata la creazione di un inedito blocco sociale a mantenere salda la volontà di schiacciare la testa del serpente.

In entrambe queste vittorie dobbiamo riconoscere la parte giocata da Carlo Alberto Dalla Chiesa, ex partigiano, insignito di poteri speciali per la lotta contro il terrorismo dopo l’affaire Moro, infine prefetto a Palermo, salutato il giorno stesso dalla mafia con l’omicidio del segretario regionale del Pci Pio La Torre, e infine assassinato platealmente nel settembre 1982 insieme alla moglie.

Nando Dalla Chiesa è il figlio secondogenito di Carlo Alberto. Impegnato, fino dall’assassinio del padre, nel contrasto alla criminalità organizzata siciliana. In gioventù attivista del Movimento studentesco, poi deputato per più legislature in diversi partiti politici, a partire da La Rete fondata dall’ex sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, oggetto di attacchi furibondi di giornalisti, politici e intellettuali per la sua attività di denuncia di connivenze anche inconsapevoli, in tutti i livelli della società.

Questo libro nasce dalla sua esperienza di docente di un corso universitario di Educazione alla legalità, dalle reazioni degli allievi, dai successi e dai buchi nell’acqua di quell’insegnamento e dall’esperienza di quarant’anni trascorsi a testimoniare la necessità di fare terreno bruciato intorno alla mafia. Questo manuale (così lo definisce l’autore) parte da una constatazione che, se vogliamo, è rivoluzionaria: il fatto che il principale alleato della criminalità organizzata, il principale sostegno alla diffusa illegalità nel nostro paese non è la collaborazione attiva e criminale di persone, istituzioni, aziende, bensì un girone di “comportamenti indirettamente funzionali” all’agire mafioso, quello nel quale: “si formano le idee e gli atteggiamenti concreti intorno ad alcune coppie antinomiche: il concetto di giusto e di ingiusto, ad  esempio; il valore dell’onore e quello del denaro (o del successo); l’orientamento verso l’egoismo o verso la solidarietà; verso il rispetto o verso l’indifferenza; verso il conformismo e verso la libertà […] Tutto si forma lì dentro, in quella specie di magma sociale e culturale, per poi, a seconda delle condizioni, precipitare nell’ingiustizia o elevarsi verso la virtù civica” (pag. 25)

Di conseguenza, è illusorio pensare a una vittoria manu militari contro la mafia – così come contro la ’ndrangheta e la camorra: sarebbe inevitabilmente un trionfo provvisorio, quello che viviamo in questi anni appunto. La forza delle mafie sta nell’illegalità diffusa a tutti i livelli, nella natura mafiosa (familistica, razzista, xenofoba) della società italiana, nella debolezza della sua democrazia, nel basso livello culturale dei cittadini e nell’atavica, irrazionale sfiducia verso tutto ciò che è pubblico. Questo libro, amaro ma necessario, nasce quindi dalla persuasione che “la vera forza della mafia sta fuori dalla mafia”: “E non tanto, come si potrebbe pensare, nelle celebri “complicità politiche”, quanto nella cultura a essa funzionali o con essa compatibili. Lì, precisamente lì, stava il grande giacimento delle sue risorse. Che le venivano offerte gratis, senza bisogno di corrompere o di intimidire alcuno”. (pag. 31)

Negli undici capitoli in cui i libro è organizzato, Dalla Chiesa ci prospetta un percorso virtuoso per liberarci dalla mafia che è dentro di noi; una magnifica utopia, e in quanto utopia impossibile da realizzare – ma questo non deve dissuaderci dal tentare, perché senza la bandiera di un’utopia siamo destinati a estinguerci come una delle tante civiltà del passato che oggi esistono solo sotto forma di lingue morte.