Murakami on the Beach

Haruki Murakami, Abbandonare un gatto, tr. Antonietta Pastore, ill. Emiliano Ponzi, Einaudi, pp. 88, euro 15,00 stampa, euro 8,99 epub

Coloro che hanno già letto le opere di Haruki Murakami, abituati a romanzi estesi, pieni di avvenimenti difficili da spiegare, potrebbero rimanere sorpresi da questo libro molto diverso dal Murakami che hanno imparato a conoscere. È una novella persino troppo breve, una sorta di racconto intimo, uno dei lavori più autobiografici dello scrittore giapponese.

Il libro prende avvio da un ricordo di altri tempi, i cui contorni sono lievemente confusi. Haruki Murakami, bambino, va in bicicletta col padre verso una spiaggia con lo scopo di abbandonare il proprio gatto. Certo, erano altri tempi, cose di questo genere si facevano, d’altronde lui e la sua famiglia hanno sempre amato i gatti. Come scrive lo stesso Murakami, non ricorda il perché della decisione. Ecco che si riconoscono gli elementi che fanno di Murakami un autore di fama: la nitidezza ritrattistica del bambino, e del padre – figura centrale eppure periferica – entrambi sulla spiaggia in una giornata di sole, ripresi in un’istantanea nel mezzo di una bizzarra missione. Che si conclude in modo altrettanto bizzarro. È un aneddoto apparentemente senza capo né coda, che diventa pregno di significati possibili. Ma è anche un prezioso momento fra padre e figlio, all’interno di un rapporto che non sempre funziona. E di gatto in gatto si accumulano significati, ricordi, paure, e la sensazione di una perdita irredimibile.

Murakami descrive la storia di suo padre ricordando un uomo devoto, che all’altare prega ogni giorno per amici e nemici, per i morti delle guerre a cui ha partecipato, per i morti di tutte le fazioni. La storia personale del padre, quella di cui lo scrittore è a conoscenza, si interseca con la storia nazionale e internazionale del conflitto con la Cina e della Seconda guerra mondiale, e continua in un Giappone devastato dalle contese. Ne emerge il ritratto personale di un uomo ordinario, ma testardo quanto lo stesso Murakami. La ragione del distacco appare presto chiara: una lite durata anni, ma soprattutto la paura di affrontare un periodo in cui molti hanno tenuto comportamenti disumani. E ora, da adulto, lo scrittore affermato è davanti a una scelta: vale la pena cercare di capire il passato di suo padre, correndo il pericolo di scoprire cose che non vorrebbe? Quanto potrà sapere ora che la persona, alla quale avrebbe dovuto porre domande, non c’è più?

La novella è tradotta da Antonietta Pastore, così come molte altre opere dello scrittore giapponese e pubblicate da Einaudi. Accompagnano il testo le illustrazioni di Emiliano Ponzi, che riescono a rappresentare fedelmente lo sguardo, ora fanciullesco, ora adulto di Murakami nell’atto di ricordare. Opera che assicura, pur nella novità dell’impianto, elementi di continuità stilistica nell’eterno candidato al Nobel, capace di cimentarsi in nuove avventure. Oltre agli interrogativi personali, il racconto contiene gli eventi grandi e le piccole coincidenze che guidano l’esistenza di ognuno di noi. Anche il passaggio, insieme al proprio genitore, su una spiaggia in un pomeriggio assolato con l’intenzione di abbandonare un gatto al suo destino.