Nello Zohar è detto chiaramente: “[Ella] è al di sopra di ogni cosa”. Si tratta della “potenza divina femminile” che occupa un ruolo tutt’altro che secondario nella mistica ebraica. Lo storico rumeno naturalizzato israeliano, Moshe Idel – una delle massime autorità in fatto di Qabbalah, misticismo e hassidismo –, si cimenta in un argomento potenzialmente sconfinato e affascinante: la presenza del Femminile nel pensiero ebraico, per il quale essa diviene una sorta di telos della creazione stessa, una perfettività, una nobiltà d’essere (sul modello della letteratura cortese e stilnovista). Sappiamo bene quanto tale concezione abbia influenzato persino la nostra poesia contemporanea: la Clizia montaliana – particolarmente in La bufera e altro – ha i crismi della Shekhinah ed è modellata sulle teorie di Jakub Frank relative al ritorno di Cristo in forma femminile (nell’esergo del saggio di Idel sono peraltro citati due versi di Hayyim Nahman Bialik che faranno sicuramente sussultare i montalisti: “Mettimi al riparo delle Tue ali / E sii per me madre e sorella”).
Idel, che si smarca abilmente da ogni etichetta di gender criticism e si serve di una metodologia necessariamente pluriprospettica, intende dare il giusto rilievo alla Femmina divina nella Qabbalah teurgica sottolineando come il suo «status speciale, che riguarda due o più sefirot del sistema teosofico [ovvero le emanazioni divine, ndr], si inserisca in una struttura più ampia – i sistemi sefirotici nelle loro diverse manifestazioni – che rende più facile la comprensione della Sua natura e delle Sue funzioni». Insomma, secondo Idel, proprio in queste mappature del regno superno, la Femmina è metafisicamente “privilegiata” rispetto al Maschio. «Quando parlo di “privilegio” – prosegue lo studioso con decisione – mi riferisco a tre elementi fondamentali, talora connessi tra loro: il primo e principale è lo status ontologico elevato della fonte del Femminile all’interno del sistema teosofico, a confronto con le ipostasi maschili classiche, Tif’eret e Yesod; il secondo è la percezione dinamica del Femminile nel regno teosofico rispetto alle due principali potenze divine maschili, dal momento che il Femminile è considerato dispensatore di potenza ad altre sefirot, incluse quelle maschili; il terzo è il governo di questa potenza divina sui mondi inferiori, molto più cospicuo di quello del Maschio, nonostante Egli sia designato come Re ed Ella come lo scopo ultimo del rito».
Idel ci prende per mano e ci porta nei dedali raffinati e intricati delle opere di Moshehh Cordovero, Shelomoh ha-Lewi Alqabetz, Yitzhaq Luria Ashkenazi e i suoi seguaci cabbalisti e sabbatiani, Moshehh Hayyim Luzzatto (tutti nomi sonanti), fino alla Qabbalah ashkenazita dell’età moderna. Sarebbe ingenuo credere che esista una sola mistica ebraica con una sola visione del Femminile: gli elementi demonici e angelici si mescolano sull’orlo dei secoli, i cabbalisti stessi appaiono talora contraddittori in merito. Ciò che è sicuro che la donna è la “creatura più nobile di tutte” ed è stata “la prima nella mente divina”. La teologia cattolica, dando rilievo all’immacolata concezione di Maria, presenta una verità sulla donna altrettanto radicale.