Questa rubrica proporrà paragrafi d’autore perché scelti da uno scrittore vivente tra le pagine di un autore del passato (prossimo o remoto, cosa importa?). Sarà un modo per apprezzare lo stile di grandi autori, guidati da “gente del mestiere”; ma sarà anche un’opportunità per scoprire chi e cosa leggono gli scrittori di oggi. A inaugurare la rubrica abbiamo invitato Claudio Morandini (romanziere che ormai non possiamo più definire emergente, e ripetutamente recensito su PULP Libri), del quale proponiamo un breve profilo dopo i passi di Achille Campanile che ha scelto e che ci propone alla lettura. Speriamo che per i nostri lettori questa sia un’opportunità di scoprire uno dei due scrittori; o magari entrambi.
Ora, accanto al letto, stava seduta Teresa che, per ingannare il tempo, leggeva, al solito, provandone un senso di grande pace e benessere, un libro pieno di misteriosi delitti, mentre con la mano libera di quando in quando agitava distrattamente uno scacciamosche in direzione del letto, anche se mosche non ce n’erano. E si teneva pronta ai cenni dell’infermo.
All’improvviso, un’energica, prolungata scampanellata alla porta di casa s’udì per tutto l’appartamento.
Il malato trasalì e volse attorno quello sguardo involontariamente spaventoso che hanno gli ammalati. La moglie posò il libro tranquillamente, s’alzò e fece per andare ad aprire la porta. Piero la fermò col gesto e, con quel suo sguardo terribile, accennò di voler parlare. Teresa tornò indietro per prendere ordini e si curvò su di lui. Che, faticosamente allungando il collo di sotto alle coltri, come una tartaruga dal guscio:
«Se fosse la Morte», disse, «dille di ripassare, perché oggi non mi sento bene».
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E poi, avete mai visto morire una persona? Che fatica per vuotarsi fin dell’ultimo atomo di vita! Quando la vita è ridotta proprio un barlume, come fatica il moribondo per sopportare il peso del corpo! Si direbbe che la vita s’attacchi più tenacemente a noi, quando sente che sta per perderci; o che noi ci aggrappiamo con centuplicate energie ad essa, quando ci accorgiamo che sta per abbandonarci. Tutti, intorno, assistono sgomenti al mistero. All’ultimo, un rantolo: finisce questa macchina meravigliosa, così com’era cominciata. Ma quale immensa scìa di cose che non c’erano prima, lascia dietro di sé, le quali tutte sono dovute al suo passaggio in questo mondo! Senza accorgersene, la persona che è morta ne aveva combinate tante e tante, da non raccapezzarcisi.
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Ma verso l’alba la pesante quiete della casa fu rotta all’improvviso da un grido di Teresa, alto, straziante, selvaggio, il quale, venendo dalla stanza da letto, avvertì che la indesiderata visitatrice aveva scelto quell’ora così poco adatta alle visite, per fare il colpo di sorpresa, mentre Piero dormiva. E che il colpo le fosse pienamente riuscito fu confermato dal fatto che quasi subito Teresa e alcuni suoi parenti, trattenutisi la notte a causa delle aggravate condizioni del degente, vennero fuori dalla stanza di esso con quelle espressioni disfatte, sbalordite, che di solito si dipingono sui volti dei circostanti nei momenti che immediatamente seguono un evento di questo genere. Tutti cercavano di calmare la donna che s’agitava congestionata, coi capelli arruffati, ripetendo:
«Non è possibile! Piero! Lasciatemi!».
«Teresa», gemeva un vecchietto tremolante, con una vociolina che pareva venir d’oltretomba, «non far così, calmati, su, sii buona, sii ragionevole».
Teresa si strappava i capelli, mentre una vecchia signora, anch’ella tutta in lagrime, la tirava verso il fondo del salotto, dicendo:
«Guarda che Piero stesso, se ti vede, se ne addolora».
(Achille Campanile, Il povero Piero, 1959; BUR, 1977)
Claudio Morandini è nato ad Aosta nel 1960. Tra i suoi più recenti romanzi si ricordano Neve, cane, piede, premio Procida – Isola di Arturo – Elsa Morante 2016, e Le pietre. A settembre 2018 uscirà per Salani il suo primo libro per ragazzi, Le maschere di Pocacosa.