Mikołaj Łoziński, scrittore di Varsavia nato nel 1980, in questo romanzo ci narra la storia di una famiglia ebrea in una piccola cittadina della Polonia, Tarnòw, non distante da Cracovia, nel periodo prebellico che anticipa l’esplosione della Seconda Guerra Mondiale. Il capofamiglia Nathan torna in patria dopo essere stato quattro anni in America, emigrato con il fratello Ben, per amore di Rywka. Gli affari andavano bene oltreoceano, ma Nathan non riesce a resistere al distacco dalla sua amata. Torna con la nave, il biglietto pagato da Ben, che negli anni a venire non gli farà mai mancare il suo aiuto economico. Rywka partorirà sei figli ma l’inettitudine di Nathan verso gli affari e l’incapacità di mantenere un lavoro decente non gli permette di dare alla famiglia la tranquillità finanziaria di cui avrebbero bisogno. È per questo che la moglie si ingegna nella preparazione di pranzi per gli operai che lavorano nella zona. Nonostante le difficoltà i figli crescono, studiano, fanno amicizie, si occupano delle incombenze quotidiane e dimostrano, in modi diversi, di volersi emancipare trovando una propria strada.
Gli echi della guerra sono ancora lontani, un problema che sembra riguardare l’Europa più occidentale, e l’antisemitismo sembra fermarsi alle solite battute sulla tirchieria degli ebrei e la loro capacità di fare soldi sulle spalle degli altri. Mentre Nathan cerca, senza determinazione, la grande occasione per fare tanti soldi, dall’Unione Sovietica spira un vento nuovo, quello della Rivoluzione che ha abbattuto i privilegi dei ricchi e distrutto gli steccati in cui erano emarginati le classi operaie e contadine. La vita scorre nei binari della quotidianità: due dei figli maschi degli Stramer abbracciano i valori rivoluzionari, gli altri due riflettono su cosa fare nella vita e le figlie cercano di costruirsi un futuro anche contro i valori di una società bigotta e perbenista. Ma l’esistenza ordinaria della famiglia Stramer subisce una drammatica svolta: la voglia di rivoluzione nel paese viene piegata dalle autorità polacche con la forza, considerando il comunismo un pericolo che minerebbe lo status quo. L’antisemitismo (l’ombra del nazismo sempre più scura su tutta l’Europa) diventa una minaccia sempre più concreta e tangibile, con azioni violente contro la popolazione ebraica. A un certo punto saranno i primi bombardamenti tedeschi a far precipitare la situazione e ad aprire la strada all’evento più tragico della storia dell’umanità: la shoah, che alla fine del romanzo entra prepotentemente in scena con tutta la sua più virulenta inumanità.
Scritto con uno stile diretto e scorrevole, il punto di vista che passa da un personaggio all’altro, Łoziński ha la capacità di descrivere l’ordinario in modo che il dipanarsi delle vicende, la corsa verso la crudeltà più atroce, lo renda davvero straordinario. Un altro tassello per tenere alta la memoria in un periodo di tentato revisionismo storico e negazionismo non troppo sotterraneo: una realtà senza orrori sembra essere irraggiungibile dal genere umano perennemente in cerca di nuovi nemici contro cui scagliarsi. Ebrei o immigrati, LGBTQ+ o minoranze etniche. Per qualcuno fa lo stesso.