Rabbia, lacrime, paura, sangue, dolore, saliva, disperazione, sudore possono sembrare accostamenti arbitrari di emozioni e fluidi corporei. Non hanno un filo logico preciso o un collegamento diretto l’una con l’altra, che è anche un po’ lo stesso modo in cui si sviluppa il romanzo d’esordio della statunitense Melissa Anne Peterson, I ragazzi di Cota Street. Edito da Jimenez Edizioni, passa in rassegna numerose storie che si intersecano dando quasi l’impressione di una raccolta di racconti.
Sono storie di vite spezzate, sordide, piene di dolore e vuote di ogni speranza: Vera Violet O’Neel, narratrice partecipe delle vicende, ci racconta la sua vita. E insieme alla sua quella di suo padre, suo fratello, i suoi amici, le persone che incontra o con cui si scontra nella desolante cittadina di David.
Una vita difficile e tormentata in un sobborgo statunitense mai descritto in maniera chiara, ma che si riesce a immaginare con vividezza, con la sua angosciante desolazione che fa stringere il cuore. Non c’è via d’uscita da Cota Street, è questa la frase che risuona durante tutta la lettura e che permea la storia di una sensazione di claustrofobia impossibile da scacciare.
La dannazione di nascere nel posto sbagliato insegue i personaggi senza sosta, come un mostro famelico e insaziabile, nonostante si prenda tutti quanti.
Colin, il fratello di Vera, con il suo amore sconfinato per Monique che sceglie di lasciar andare; Duane che insegue la quindicenne Kat nella sua missione di follia e autodistruzione, che finirà per pagare un caro prezzo; la tenera attesa di Brady con Annie: che lei cambi, che stia bene e ritorni a casa. Non accadrà, in un tragico dipanarsi di eventi che ci ricorda che il destino è beffardo. E l’uomo di Angel Road, Jimmy James, l’amore di Vera. Il suo uomo, che aspetta, che venera e che vorrebbe proteggere da ogni male.
L’ironia delle tante coppie raccontate è il far pensare che questa sia una storia d’amore. E lo è, ma è piuttosto una storia che parla d’amore, che ci dice che ci sono posti in cui l’amore tenta di arrivare ma troppo spesso non riesce a rimanere, non di certo la parabola dell’omnia vincit amor.
Questo romanzo è crudele, come la vita: un gruppo di giovani è nato in un luogo e in un tempo che non permettono loro di fiorire e non riescono a trovare qualcosa di meglio. La sensazione claustrofobica si esprime al meglio nei tentativi più o meno decisi di questi ragazzi di abbandonare Cota Street: sta nei loro piccoli grandi sogni di una casa propria, una moglie, un lavoro onesto.
Alcuni tentano strenuamente di fuggire, di cambiare, di trovare un’alternativa. Ma sono tutti fallimenti. Vera stessa all’inizio del romanzo, sopraffatta dalla situazione familiare e dalla mancanza di Jimmy James si rifugia a St. Louis, in Missouri. Cerca di vivere una vita normale, di lasciarsi la cittadina alle spalle insieme alle sconfitte e ai dolori che ha dovuto sopportare nella sua breve vita.
Quello che colpisce nella lettura è quanto questi ragazzi siano giovani. Inizialmente sembrano tutti di un’età quasi indefinita, magari anche trentenni, ma ogni volta che la storia di un personaggio si chiude scopriamo la sua età: quindici, diciassette, diciotto, vent’anni. Ragazzini disorientati, che cercano con le unghie e con i denti di sopravvivere, ma soprattutto di tenere vivo un po’ di quell’amore che cercano così tanto di conquistare.
La lettura scorre nonostante non sempre senza intoppi e con qualche brusca interruzione. I cambi repentini di descrizione dei personaggi contribuiscono a mantenere un ritmo serrato, ma allo stesso tempo talvolta non aiutano a seguire il filo del discorso e rendono la scrittura non sempre lineare.
Sicuramente però un interessante romanzo d’esordio che racconta da vicino una realtà difficile e peculiare in maniera realistica e avvincente, lasciando quell’amaro in bocca che ci fa pensare.