Massimo Roscia sceglie Luigi Malerba

Nessuno meglio di Massimo Roscia possiede e ammaestra il potere della parola. Il suo nuovo intrigante romanzo è una folle avventura che porterà il lettore in giro per un’Europa mosaicizzata e divisa da filo spinato e dogane, a bordo di uno scuolabus trasformato in pullmino targato Zagabria. Il dannato caso del signor Emme (Exòrma Edizioni) punta il dito sulla memoria, di un fantomatico signor Emme in particolare, un personaggio importante la cui identità verrà svelata al termine del viaggio. Molte le tematiche affrontate e altrettanti gli spunti di riflessione. Si parla di femminismo, bullismo, tutela ambientale, politica e religione ma anche letteratura, arte e filosofia. Carla, madre single di due gemelli monozigoti, è un’attivista e femminista convinta che si incaponisce nel ridare importanza a personalità dimenticate. Ha un animo ribelle che per protesta non dà nomi ai figli che a loro volta sebbene gemelli sono opposti. Uno è un piccolo genio mentre l’altro è dotato di una sensibilità profonda che gli consente di dialogare col mondo attraverso occhi del tutto nuovi. In questo mondo, dove tempo presente e passato si mischiano in un equilibrio perfetto, si ride, si riflette, ci si commuove e si resta scossi al ritmo di una giostra. Dopo La strage dei congiuntivi (Exòrma Edizioni) torna in libreria il poliedrico Massimo Roscia che ospite di Paragrafi ha scelto di ridare voce a un grande nome: Luigi Malerba.

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Da I neologissimi di Luigi Malerba

Ammalùcco.

Può sostituire mammalucco (e mammelucco) facendo cadere finalmente alcune etimologie del tutto false (mammaluccoda mamma, mammelucco da mammella). Così rinnovata, questa parola ingiustamente caduta in disuso può riprendere corso sia nella pratica letteraria che nella lingua parlata.

Bèrla.

Sberla simbolica. Senza la “s”, sberla perde ogni efficacia fisica, ma acquista forza simbolica. Si propone una serie parallela di neologissimi simbolici ottenuti con lo stesso artificio: chiaffo (schiaffo), gambetto (sgambetto), tronzo (stronzo), culacciata (sculacciata), pintone (spintone), eccetera.

Bugiàdro.

Bugiardo, associato all’idea di ladro. È bugiàdro chi con la bugia nasconde alcunché di delittuoso come furto, rapina, eccetera. Sono bugiàdri i grandi evasori fiscali e i ministri italiani nel momento in cui mentiscono per nascondere le loro malefatte.

Invisibìlio.

Si può andare in visibilio per qualcosa, ma anche in invisibilio quando il soggetto nasconde il proprio entusiasmo, cioè lo rende invisibile ai terzi. L’invisibilio si produce nell’ambito delle supposizioni perché, oltre che invisibile, è indimostrabile. È un comportamento delle persone di naturasubdola e infida.

Lìmpio.

Si può usare al posto di limpido con il vantaggio di eliminare la “d”, completamente inutile.

Lùco.

Con questa parola si indica una localizzazione incerta, applicando abusivamente il principio di indeterminazione di Heinsenberg alla fisica comune e nell’ambito della normale percezione ingenua. Lùco è il luogo dell’incertezza e, in letteratura, può essere il luogo della memoria (Proust) o quello della proiezione futura (i grandi utopisti da Moro a Campanella a Fourier a Marx). Il lùco è il luogo non-presente, proiettato nel futuro o perduto nel passato. Fissare e descrivere un lùco in tutti i suoi particolari con precisione e verosimiglianza è il massimo risultato della finzione, cioè dell’arte dell’invenzione, della fantasia.

Prolòquio.

Neologissimo a doppio uso. Può definire sia un prologo che somiglia a uno sproloquio che uno sproloquio che somiglia a un prologo.

Trimarchi.

Può far comodo avere a disposizione il nome di un artista che nessuno conosce, da citare al momento opportuno per rinforzare un nostro discorso. È noto come le citazioni più convincenti siano quelle di artisti che si conoscono poco o non si conoscono affatto (è naturale perché ci si immagina che siano come fa comodo a noi). Risulteranno ancora più convincenti le citazioni di artisti che non sono mai esistiti. Si tratta solo di avere a disposizione qualche nome già “assimilato” e sufficientemente verosimile. Meglio ancora se il nome è un po’ buffo perché nessuno oserà pensare che sia inventato, come non sono inventati Balla, Matta, Riopelle, Rotella, eccetera.

Vaffancàrlo.

Imprecazione composita con suffisso variabile (vaffan-giulio, vaffan-giorgio, eccetera). Il messaggio acquista efficacia con l’identificazione del destinatario.

(Luigi Malerba, I neologissimi, Edizioni OPLEPO – Opificio di Letteratura Potenziale, 2013)

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Guido Morselli, Giorgio Manganelli, Stefano D’Arrigo… O ancora, limitandoci al solo Pantheon nostrano, Mario Pomilio, Anna Maria Ortese, Antonio Pizzuto… Demiurghi ingenerosamente dimenticati. Silvio D’Arzo, Pier Maria Rosso di San Secondo, Enrico Pea… Chi scegliere? Lo spunto me l’offre un agile e spassoso libriccino donatomi il mese scorso dalla cara Anna Lapenna, donna di grande intelligenza e grandissimo senso dell’umorismo, vedova di Luigi Malerba. E così, fra i tanti/troppi giganti che rischiano l’oblio, ho scelto proprio lui (ora che ci penso, un altro Signor Emme). E non il Malerba seminoto e semicelebrato de Le pietre volanti, Itaca per sempre o Le galline pensierose (divertissement al quale sono molto affezionato), ma il funambolico Malerba dei Neologissimi, bizzarri neologismi che, come ebbe a scrivere Ermanno Cavazzoni, fanno sorridere per la giustezza geniale delle parole coniate. Parole che ballonzolano tra l’esistente e il potenziale, parole che sfidano e disorientano, parole care a quei geniacci degli Oplepiani e al sottoscritto, parole che, se non ci fossero, “non ci sarebbe nemmeno il mondo, comprese le galline”.
M.R.


Massimo Roscia è scrittore, critico enogastronomico, e condirettore editoriale del periodico Il Turismo Culturale. Autore di romanzi, saggi, ricerche, guide e vincitore di diversi premi letterari, ha esordito nel 2006 con Uno strano morso ovvero fagoterapia e altre ossessioni per il cibo. In seguito vengono pubblicati  La strage dei congiuntivi (Exòrma, 2014), Di grammatica non si muore (Sperling & Kupfer, 2016), Peste e corna. Come disintossicarsi da luoghi comuni, frasi fatte e compagnia bella (Sperling & Kupfer, 2018). Da qualche anno insegna comunicazione, tecniche di scrittura emozionale, editing, letteratura gastronomica e marketing territoriale.