Il mondo secondo le vesti (molteplici, e indossate per lo più da scrittori, poeti, e donne, molte donne) ideate e cucite da Martin Amis (1949-2023). Gli amici si godono lo spettacolo mentre lui indossa i mirabolanti abiti per la prima prova, in genere l’unica perché il taglio riceve subito conferme precise e accettando meticolosi tratti di crudeltà: si tratta pur sempre di vita e la letteratura non può che guardare (spiare), il più delle volte incapace di seguire le linee sartoriali dell’autore di Oxford. Se aggiungiamo che gli “amici” si chiamano Philip Larkin, Saul Bellow, Salman Rushdie, Ian McEwan, Julian Barnes (e l’elenco è incompleto), si capisce subito che il libro che abbiamo fra le mani non può essere soltanto un memoir, o soltanto un romanzo, o soltanto un saggio, o anche un poema epico in cui i personaggi entrano ed escono nel rutilante cosmo della storia, personale e non, planetaria e provinciale, amorosa e sentimentale.
C’è molta predilezione per il poeta Larkin, che poco amava quel che la vita getta addosso a tutti gli altri e che impietosamente criticava scardinandone cliché e terrorismi, oltreché disumanità camuffate. In fondo si tratta di quanto ha sempre compiuto Amis nell’ambito della sua avventura letteraria. Sappiamo tutto di lui attraverso i romanzi, ma di fronte a La storia da dentro (Inside Story), seguito ideale di Esperienza uscito nel 2000, ci accorgiamo della messe di roba che ci era sfuggita o che semplicemente era stata sottratta al nostro sguardo poiché Amis girava intorno alle storie, più o meno personali, insieme alle sue donne e agli scrittori, tenendo per sé la licenza del proprio zibaldone. Ora la meditazione sulla vita squarcia numerosi veli, si passa dalla prima alla terza persona singolare, che infine diventa plurale – proprio quando viene presentato il conto (Amis muore nel maggio di quest’anno).
Utile sarà unire nella lettura la selezione di saggi letterari La guerra contro i cliché uscita da noi nel 2014, e il romanzo La vedova incinta del 2011: in entrambi viene aperto l’armadio in cui le numerose vesti dello scrittore si trovano pronte per la sfilata, trovandoci noi ospiti in un’esistenza di grandi amori dove trova posto ogni tipo di racconto, pettegolezzo, e gesto (individuale e collettivo). Cosa ci influenza di più, la vita dello scrittore o i suoi romanzi? Amis spariglia le carte dopo averle disposte negli anni scrivendo in vario modo di scrittori (Ballard, Roth, per esempio) amici o conoscenze di una sola intervista. Nelle oltre seicento pagine della Storia da dentro si favoleggia, ci si appassiona e si pensa (molto) su quanto la letteratura abbia in mano il destino di chi la pratica. Le cose serie e meno serie si intrecciano, e quasi sempre restano oscure mentre qui Amis non teme di confondersi mentre squaderna le giornate di uno scrittore con le sue donne: perché alla fine siamo tutti dentro la Storia, come una sequela di indizi in attesa di autorizzazione. Con il suo consiglio: “Da leggere a intermittenza”.