Il prezzo degli innocenti racconta di un fatto poco conosciuto: in Italia, dalla fine della guerra sino agli anni ’60, circa 4000 bambini furono dati in adozione negli Stati Uniti in quanto “orfani di guerra”. A sostenere l’operazione, guidata da monsignor Landi e negli Usa da monsignor Komora, fu papa Pio XII, il quale traeva dallo scenario tragico del secondo dopoguerra foschi presagi. Non solo l’Italia usciva sconvolta dal conflitto, ma secondo il papa era attraversata dal degrado morale e dalla libertà di costumi. Inizialmente l’adozione avrebbe dovuto riguardare bambini/e e ragazzi/e sotto i 16 anni che avevano perso uno o entrambi i genitori nel corso del conflitto.
Nel 1950 un emendamento del congresso americano, pienamente accolto dai governi italiani, consentì un allargamento della platea anche ai figli che avevano un genitore “non in grado di accudire” ai piccoli. Così diventarono adottabili migliaia di bambini “illegittimi”, figli di donne nubili, povere e sole e non in grado di provvedere al loro figlio. Le ragazze rimaste incinte lasciavano i loro paesi, andavano al nord dove partorivano abbandonando i figli al brefotrofio, che si incaricava di imbarcare i piccoli sull’aereo alla volta degli USA.
Nel tempo la ricerca di bambini, data l’alta richiesta americana, divenne affannosa: parroci e sensali battevano i paesi, soprattutto meridionali, alla ricerca di madri nubili disponibili a cedere il bambino. Si generò un vero e proprio mercato redditizio perché gli americani pagavano centinaia di dollari per garantirsi un bimbo da allevare. Le donne non sempre capivano cosa stavano per fare. Se cambiavano idea riguardo all’adozione veniva detto loro che i bambini erano già andati in America o che erano morti, mentre ci volevano almeno due anni perché i piccoli fossero fatti salire sull’aereo e intanto vivevano lontani dalla madre naturale, privati di ogni stimolo nell’istituzione che li ospitava.
Spesso le donne venivano ingannate dicendo che il figlio maggiorenne sarebbe tornato a casa o comunque di tanto in tanto avrebbe trascorso in Italia le sue vacanze. Ma così non fu. Registrati con un nome falso in Italia i bambini partivano per gli USA, dove venivano ribattezzati con un nome e cognome americano. In questo modo lo Stato, ma soprattutto la Chiesa, si liberava dei figli del peccato, potenzialmente ribelli. Per estirpare il peccato delle gravidanze illegittime la Chiesa si impegnò contemporaneamente a riproporre con forza e a codificare il culto della Madonna, vergine e madre, e a attualizzare la storia di Agnese, la santa che nel IV secolo aveva preferito la morte alla violenza maschile.
Fu Maria Goretti, esempio di virtù femminile ad incarnare negli anni ‘50 la vicenda di Agnese: anche Maria decise di morire piuttosto che cedere alle voglie del suo aggressore. La moralità femminile era dunque strettamente collegata al rifiuto del sesso e alla sua gestione solo per la riproduzione in ambito coniugale. Le donne che trasgredivano ai precetti erano condannate alla vergogna e alla riprovazione sociale. Fu per questo che giovani ragazze che per ingenuità, violenza o accondiscendenza erano rimaste incinte e abbandonate dall’uomo erano spesso costrette a dare via i loro bambini.
Come dice l’autrice sulle donne gravava un pesante carapace: un guscio che faceva tutt’uno con il corpo, fatto di sanzioni morali, negazione del piacere, moralismi di ogni tipo cui le donne non riuscivano a sottrarsi. Invece che aiutare le ragazze a sostenere il figlio, le si incitava all’abbandono, come era successo nei secoli del Medioevo e del Rinascimento dove le giovani mettevano il bambino sulla ruota della porta della Chiesa e lo spingevano dentro per sfuggire a un destino di miseria e di vergogna.
Lo scandalo emerse alla fine degli anni ‘50 quando l’avvocato Peter Giambalvo, legato a monsignor Landi, iniziò ad agevolare al massimo le adozioni dei piccoli e a guadagnare molti soldi dalla vendita all’estero dei bambini: un vero e proprio mercato, che venne denunciato dalla stampa, creando grossi problemi alla autorità ecclesiastiche. Le nuove adozioni durarono sino al 1968. L’anno precedente una nuova legge italiana rese più semplice l’adozione per le coppie italiane. La mentalità cambiò e con la legalizzazione della contraccezione e dell’aborto il numero dei bambini nei brefotrofi diminuì e gli istituti chiusero.
Laurino racconta le storie dei bambini che cresciuti in America vollero conoscere le madri naturali, ma furono messi davanti a un muro di omertà. I nomi con cui arrivavano non erano riconducibili alle madri e i documenti degli istituti che li avevano accolti non potevano essere resi pubblici: così la ricerca diventava difficile, ma non fu impossibile. Grazie allo straordinario attivismo e abilità informatica di Piero Davi, divenuto in America John Campitelli, alcune ricerche andarono a buon fine e i figli adulti poterono rintracciare le loro madri. Ma non finì l’uso di ruote modernissime e termiche che ci sono oggi in alcuni ospedali e l’opera di convincimento del Movimento per la vita che negli Stati Uniti e in Italia esorta le donne a concludere la gestazione e a consentire l’adozione del figlio evitando l’aborto.
La donna continua, per alcune moderne associazioni pro-vita, ad essere un contenitore per gravidanze senza alcun diritto di prendere le decisioni più personali che la riguardano.