In una fase storica in cui il politicamente corretto va eccessivamente di moda, non è frequente trovare opere letterarie in cui l’autore abbia il coraggio di esporsi, di oltrepassare il limite. Ma la letteratura, a mio parere, oltre a essere uno strumento per raccontare il reale partendo dall’immaginario, con situazioni che estremizzano l’evidenza, dovrebbe anche superare i limiti imposti dal buonsenso generale per creare situazioni e personaggi che coinvolgano e spiazzino il lettore. La lezione, ultimo romanzo di Marco Franzoso fa parte di quei thriller che vanno al di là dei canoni tradizionali del genere, e non risparmiano il lettore dal domandarsi: come mi sarei comportato in questo caso, come sono io realmente? Da diversi suoi precedenti romanzi sono state realizzate opere teatrali e film, e anche questo testo è costruito in modo molto simile a una sceneggiatura: dialoghi serrati, descrizioni dell’ambiente precise e personaggi che conosciamo più per quello che dicono e fanno rispetto a quello che pensano.
Il romanzo parla di stalking, di episodi che purtroppo riempiono le cronache giornalistiche quotidianamente e che la maggior parte delle volte sfociano in tragedia. Elisabetta Sferzi è una giovane avvocato (così al maschile è scritto sulla targhetta sulla porta del suo ufficio) che si barcamena con cause di poco conto: spaccio, piccoli furti e separazioni. È una donna con poche sorprese e poche aspirazioni, un’esistenza lineare, una relazione che va avanti con gesti e parole rituali, un padre rimasto vedovo e un carattere che la porta a comportarsi seguendo le aspettative altrui anziché imporre la propria personalità e le proprie aspirazioni. Sarà la ricomparsa di un suo vecchio assistito, Angelo Walder, condannato per violenza, abuso e stupro, che incontra troppo spesso nei luoghi che frequenta, a scuoterla. Sia Daniele, il suo compagno dal carattere scostante, sia Cristiano, un poliziotto che le fa la corte da tempo, sembrano non comprendere la pericolosità della situazione. Ma Walder si avvicina sempre di più, le parla, la accusa di essere la causa della sua condanna. Elisabetta si trova a un tratto sola ad affrontare il pericolo imminente, ma riesce a ribaltare i ruoli: da vittima si trasforma in predatore. Improvvisamente si sente potente e sicura di sé, capace di imporre il proprio carattere e contrastare i compromessi che fino a quel momento l’hanno resa arrendevole. Mette in discussione il proprio essere, quello che è stata fino a quel momento e reagisce a ogni piccola e grande sopraffazione, fa progetti per il futuro e decide di cambiare radicalmente la propria vita. Ma chi è la vera Elisabetta?
Una storia coinvolgente, ricca di pathos e di colpi di scena che smascherano, a poco a poco, il vero intimo dei protagonisti, esasperazioni che sfiorano una crudeltà più psicologica che materiale, tenendo sempre in primo piano la tragedia della violenza. Un romanzo che insinua dubbi sul nostro vero io, su come ci comporteremmo in condizioni così estreme: siamo come siamo per gratificare gli altri e per essere considerati politicamente corretti e persone di buonsenso? E per finire, è lei a condurre il gioco o è solo uno strumento nelle mani di un astuto criminale manipolatore? Solo il finale ci svelerà l’arcano.