Giorgio Manganelli, Non sparate sul recensore, a cura di Michele Farina, prefazione Lietta Manganelli, Nino Aragno Editore, pp. XII-706, euro 35,00 stampa
L’ultima uscita di Aragno su Giorgio Manganelli (autore, per dirne solo tre, di Pinocchio: un libro parallelo, Centuria: cento piccoli romanzi fiume e dei saggi di Letteratura come menzogna) è un imponente, ma seducente e piacevole volume contenente una ricca antologia delle recensioni pubblicate lungo cinquant’anni di carriera.
Le nuove edizioni delle opere letterarie e saggistiche di Giorgio Manganelli stanno uscendo da anni per Adelphi con nuova curatela e sono consigliatissime perché sono quanto di più terapeutico possibile nell’arido (oppure straripante, è la stessa cosa) panorama letterario attuale. Da qualche tempo, però, la figlia Lietta sta promuovendo per i tipi di Aragno alcune inedite pubblicazioni «laterali». Faccio riferimento alle epistole di Circolazione a più cuori. Lettere familiari e I borborigmi di un’anima. Carteggio Manganelli-Anceschi e ai testi teatrali di Tragedie da leggere, Riunioni clandestine e Cerimonie & artifici (quest’ultimo contenente testi critici sul teatro).
L’aggettivo laterali non vuole significare per nulla «minori», sia chiaro. Anzi, mi sento di sottolineare come anche nella periferia della sua opera si possa ritrovare il più puro spirito manganelliano. E infatti ecco quest’anno, a confermare questo pensiero, aggiungersi agli altri libri questo, forse il più importante della serie. E che un volume di recensioni non sia qualcosa di minore è ribadito dalla definizione della critica data dallo stesso Manganelli, semplicemente: «Letteratura sulla letteratura». Scrivere di un libro non è altro che fare letteratura, certo, una letteratura al quadrato, ma chi è in grado di dire se davvero la letteratura che frequentiamo, alta o bassa che sia, sia senza esponente?
Uno dei valori aggiunti di questo volume è che non solo permette di ripercorrere l’esperienza critica di Manganelli nella formazione di un gusto e di uno stile, ma anche di attraversare cinquant’anni di storia delle riviste letterarie italiane. Nel comporre questa grande antologia, l’ottimo curatore Michele Farina ha consultato con pazienza biblioteche e archivi, ma anche collezioni private, dato che le riviste letterarie – soprattutto le più antiche e le minori – sono spesso assenti dalle collezioni pubbliche. Il risultato di questo lavoro prezioso è un viaggio che parte dal 1940, dell’esordio assoluto di Manganelli con un breve racconto già manganelliano (su La giostra, giornalino del liceo Beccaria di Milano), e arriva fino alla collaborazione del 1989 con Italia Oggi e Il messaggero, l’ultima prima della morte avvenuta nel 1990. Nel mezzo c’è un mondo oggi scomparso o interamente trasformato, quello delle riviste: Paragone, Il Mulino, Il Gatto Selvatico, Tempo Presente e L’Illustrazione Italiana e ancora il verri, Il Caffé, Il Menabò di letteratura, Quindici, Alfabeta, Aut Aut e Libri Nuovi… un’incredibile ricchezza di proposte e di visioni letterarie e critiche che correva parallela alle pubblicazioni da libreria e ha nutrito la cultura di tutto il Novecento.
In questo tomo, anche editorialmente pregevole (come tutti i volumi Aragno la carta è pregiata e la fattura del libro in generale è di alta qualità e, fatemelo dire, questo non è gusto del superfluo, non è superficie), si fanno molti incontri interessanti: da Stevenson (recensione de Il signore di Ballantrae e altri) a Hawthorne, Sherwood Anderson, Chaucer, C.S. Lewis (Le lettere di Berlicche, una recensione entusiasta), Cecchi, Conrad, Lytton Strachey, Sinclair Lewis per citare solo alcuni tra i moltissimi autori da lui trattati nei primi anni, quelli della rivista Il Ragguaglio Librario, nella quale apparvero sue recensioni fino al 1949. È esistito anche un «giovane Manganelli», quindi! Un critico più equilibrato, meno smaliziato, lontano da quell’autore che abbiamo adorato poi, che sembrava aver letto tutti i libri (e forse lo aveva davvero fatto) in un passato lontano. Eppure già malato di fantasmi, di ombre, innamorato del fantastico e sedotto dall’apocalisse (eccezionale la recensione di La nube purpurea di M. P. Shiel).
Straordinario è anche il giacimento, qui conservato, dal quale l’autore trarrà materia per le sue opere. Ad esempio «l’anno di stretta convivenza con Poe», che diede vita ad una delle più belle traduzioni italiane di un’opera in lingua inglese, ha a sua volta alle spalle anni di frequentazione e di scrittura sull’autore, figura imprescindibile per il Manganelli critico e scrittore (ma, ripeto, c’è davvero differenza?).
Quanta abbondanza, in questa raccolta, di brevi profili, accenni, consigli, righe essenziali su libri celebri e sconosciuti! E quanta voglia di recuperare certe opere di cui oggi non si parla più. E quanto desiderio di riaprire volumi che abbiamo letto ma vorremmo adesso rileggere, dopo le poche e preziose parole del grande Manganelli.