Lu Min / Quadri di vita dalla “rust belt” cinese

Lu Min, Cena per sei, tr. di Natalia F. Riva, cura di Silvia Pozzi, Orientalia, pp. 389, euro 20,00 stampa

Cena per sei di Lu Min unisce l’espediente letterario della saga famigliare – ormai un classico anche nella letteratura cinese in traduzione italiana – con un’ambientazione invece meno comune ma non meno importante: quella delle zone industriali del Nordest, la rust belt cinese. Con tono leggero, spesso ironico, e una scrittura scorrevole e accattivante, ma attraverso una trama profonda e articolata, il romanzo narra di due famiglie intrecciate, composte appunto dai sei protagonisti, le cui vicende avvengono sullo sfondo di una realtà industriale in rapida trasformazione e sulla via dello smantellamento.

La trama si svolge lungo sei capitoli, che corrispondono ai sei personaggi, memorabili nella loro unicità e viva caratterizzazione. Ciascuno di loro si prende una parte del racconto e offre il proprio punto di vista sugli eventi che coinvolgono le famiglie, ma anche, per riflesso, la zona industriale. A portare insieme le due famiglie è la relazione tra Su Qin, donna dal carattere forte, all’apparenza freddo, e Ding Bogang, un operaio, entrambi vedovi. Su Qin vive la relazione con un’angoscia malcelata, che poi trasformerà in impegno censorio passando a lavorare per il comitato di quartiere, occupandosi del “buon costume”. Ding Bogang, d’altro canto, sembra amare più la grappa che la nuova compagna: noto come l’ubriacone della zona industriale, cela nella minuzia per le qualità dei distillati e il prezioso bicchierino con i quali gusta l’amato nettare un’insoddisfazione di fondo per la vita.

I due amanti passano insieme la notte del mercoledì, mentre il sabato è la volta dei pasti comuni con le rispettive famiglie. Bai, figlio di Su Qin, è introverso, insicuro per via del proprio peso e soprattutto circa la propria sessualità; sua sorella Lan è invece decisa e caparbia, in cerca di un modo per abbandonare la zona industriale ed elevare la propria posizione sociale. All’altro lato delle tavolate, senza che si instauri una vera comunicazione, ci sono Chenggong, bambino prodigio – come il padre non si stanca di ripetere a ogni piè sospinto – ma schiacciato dal peso delle aspettative, e Zhenzhen, il personaggio più simpatico del romanzo, che pur vivendo nel suo mondo si rivela sprezzante delle norme sociali e voce della spontaneità.

I sei si sfaldano con la rottura tra Su Qin e Bogang, la cui motivazione è lasciata da Lu Min nel dubbio con abile tecnica narrativa, mentre ciascun personaggio racconta la propria versione dei fatti lasciando il lettore nell’incertezza per buona parte del romanzo. Poco dopo Bogang è colpito da una forma di amnesia, espediente con cui il romanzo si spinge più a fondo nell’indagine sociale: l’amnesia sembra infatti chiamare in causa la memoria perduta delle grandi fabbriche del Nordest cinese, che per decenni avevano costituito (e garantito) la vita degli operai e delle loro famiglie, fino alle privatizzazioni degli anni ’90 e alle ondate di licenziamenti che le accompagnarono. In questo senso, Bogang, vecchio operaio, incarna il passaggio tra un passato che si perde (insieme ai ricordi) e un nuovo mondo nel quale le persone faticano a ritrovarsi. Un ruolo simile lo gioca anche Chenggong, personaggio di grande complessità psicologica, il quale a sua volta diventa espressione della frustrazione – e castrazione – della classe operaia cinese: fatica ad avere rapporti con le donne, non sembra a suo agio nella vita sociale e si sente inadeguato in quanto figlio di operai.

I personaggi si riciclano e arrabattano fino a un finale “esplosivo”. Mentre sullo sfondo scorrono le grandi trasformazioni sociali (che non si intromettono mai in modo troppo prepotente nella trama, ma la caratterizzano in modo determinante), Lu Min esplora temi audaci, come la sessualità, e demistifica i rapporti famigliari, le aspettative sociali e la vita (spesso idealizzata) nelle zone industriali in una fase che, benché nel pieno del roboante boom economico, ha escluso migliaia di persone dal “sogno cinese”.