Innanzitutto congratulazioni per la candidatura al Premio Strega e soprattutto allo Strega Giovani. E’ un premio molto importante e molti scrittori ti staranno certamente invidiando. Cosa stavi facendo quando te l’hanno comunicato?
In realtà ero in attesa, sapevo già che il mio libro era stato proposto, e si conosceva anche il giorno in cui sarebbe stata annunciata la dozzina. È stato dopo pranzo che uno dei ragazzi della mia casa editrice mi ha mandato un messaggio su Whatsapp. Ciò che aveva scritto non aveva senso, però in termini tribali capii che voleva dirmi che eravamo candidati tra i dodici.
E in famiglia quali sono stati i commenti?
Cos’è lo Strega? È una cosa buona, sì? Quanti soldi ti danno?
Conosci gli altri titoli in lizza? Cosa ne pensi?
Confesso che non ho letto ancora nessuno, lo farò dopo la premiazione. Ci sono un paio di titoli che mi incuriosiscono particolarmente. Poi, nei giorni scorsi ho avuto modo di conoscere anche alcuni degli autori, persone squisite.
Dovessi vincere, incrociamo le dita, la prima cosa che faresti sarebbe…?
Sparirei per un po’. Ma la vedo difficile, le leggi del marketing prevedono che quello è il momento più opportuno per promuovere e pubblicizzare il tuo bene di consumo, intensificando interviste, presentazioni, etc. Però almeno una settimana me la prenderò, non ci sarò per nessuno (agente permettendo!).
A chi dedicheresti il premio?
Non posso dirlo altrimenti diventerebbe un obbligo.
In tutti gli articoli relativi alla tua persona sei considerato albanese mentre nella tua casa editrice sei considerato italiano. Tu come ti senti?
Un immigrato.
Ti capita mai di leggere i commenti dei lettori? Ce n’è uno in particolare che ti è rimasto in mente?
Scrittura ruffiana e furbetta, forzatamente giovanilistica e si approfitta del fatto di essere albanese, fa lo “scrittore albanese” quando invece dovrebbe essere scrittore e basta. Però, per par condicio, ne cito anche uno positivo, è di una libraia: “I clienti ci telefonano per ringraziarci di avergli consigliato il libro”.
L’immagine in copertina è un riferimento al tuo primo periodo in Italia?
L’immagine in copertina è stata presa dal racconto “Il televisore” basato sul televisore che insieme a mio fratello ho trovato vicino ad un cassonetto dell’immondizia. Sembrava buono e l’abbiamo portato a casa. E niente, non funzionava.
I tuoi racconti hanno una dialettica dissacrante, per la maggior parte sembrano storie che potresti raccontare ad un amico al bar, iniziando con “Oh, lo sai cosa mi è successo oggi…?” Ma quanto di autobiografico c’è di te in queste pagine?
Penso che sia totalmente irrilevante. L’autobiografismo è incentrato sul fatto che gli scrittori pensano che loro, le loro esperienze e i loro pensieri siano importanti, d’interesse per tutti. Invece, uno scrittore non deve metterci se stesso nel libro, non importa se sta descrivendo qualcosa che gli è successo personalmente. Io voglio la storia, non voglio lui. Se uno scrittore rispondesse “sì”a questa domanda, sarebbe un bugiardo oppure un pessimo scrittore.
Cos’è un “sorriso verde foglia negli occhi“, è una citazione di De Andrè, forse?
Mi fa molto piacere che tu l’abbia colta. Non è propriamente una citazione ma sicuramente è un riferimento a “Via del Campo” di De André.
Nei tuoi racconti citi autori importanti, ma quali sono state le tue letture formative? C’è uno scrittore in particolare a cui ti ispiri?
La mia base formativa è un po’ tutta la letteratura di fine Ottocento e inizio Novecento. Non ho uno scrittore particolare a cui mi ispiro, però sento molte affinità con Cechov.
C’è un messaggio che vorresti lanciare ad un lettore che vuole assaggiare la tua scrittura?
Messaggio no, consiglio sì: caro lettore, qualunque sia l’idea che ti sei fatto sul libro, prima di iniziare a leggerlo, mettila da parte.
A breve pubblicheremo la recensione di Dal tuo terrazzo si vede casa mia (Racconti), la raccolta con cui Malaj concorre allo Strega.