William Hope Hodgson (1877-1918) ha avuto la sfortuna di morire troppo presto per essere conosciuto quanto meriterebbe. Centrato in pieno da un colpo d’artiglieria nella quarta battaglia di Ypres, durante un’azione di salvataggio, a pochi mesi dalla fine del conflitto, Hope era già stato ferito gravemente nel 1916 e avrebbe potuto prestare servizio nelle retrovie se avesse voluto. Ma un coraggio che sconfinava nella spericolatezza non gli era mai mancato: si era temprato per otto anni navigando in giro per il mondo, imbarcato a quattordici come mozzo e proseguendo la carriera marittima fino al grado di sottufficiale, per abbandonarla nel 1901; appassionato di fotografia si esponeva sulle navi a condizioni atmosferiche proibitive per scattare straordinarie istantanee durante tempeste e uragani (in seguito avrebbe usato tutto questo materiale per tenere cicli di conferenze in giro per la Gran Bretagna); aveva salvato un compagno caduto in mare gettandosi a nuoto in acque infestate dagli squali; il suo volto carino, quasi da fanciulla, lo aveva reso oggetto delle violenze sessuali dei marinai più anziani e aveva dovuto costruirsi faticosamente un fisico possente e un solido allenamento atletico mirato all’autodifesa praticando pugilato, culturismo e arti marziali; abbandonata la navigazione, aveva fondato una scuola di cultura fisica a Blackburn dove addestrava anche la polizia locale. Nel 1902, ancora a Blackburn, raccolse la sfida di Harry Houdini in tour attraverso l’Inghilterra; il “mago dell’evasione” (che 22 anni dopo avrebbe avuto a che fare anche con un altro fantasista horror: H. P. Lovecraft) offriva 25 sterline a chi fosse stato in grado di legarlo tanto strettamente da impedirgli di liberarsi. Hodgson propose che le manette fossero di sua proprietà e che fosse lui a piazzarle; se avesse vinto l’importo sarebbe stato devoluto all’ospedale di pronto soccorso della città. Houdini accettò e fu messo in serie difficoltà: ne uscì dopo più di un’ora con polsi e braccia sanguinanti e vestiti a brandelli, dichiarando che in quattordici anni di attività non era mai stato trattato tanto brutalmente. Hodgson fu accusato di avere truccato le chiusure dei ferri e di mancanza di sportività per non aver concesso all’avversario dieci minuti di allentamento dei legami per ripristinare la circolazione del sangue negli arti. Forse, anche a causa di questa pubblicità negativa, la sua palestra entrò in crisi e l’attività fallì. Trasferitosi in Francia con la famiglia, per sbarcare il lunario, Hope iniziò la sua carriera letteraria nel 1903, dapprima dedicandosi ad articoli sulla cultura fisica e poi alla narrativa.
In questo campo Hodgson fu autore innovativo e originale nei registri del fantastico e del weird che seppe articolare essenzialmente in tre direzioni: l’horror cosmico dei suoi romanzi maggiori, La casa sull’abisso (1908) e La terra dell’eterna notte (1912), che profonda influenza avrebbe avuto su H. P. Lovecraft e tutti i suoi seguaci; il mystery sovrannaturale, con i racconti dedicati a Thomas Carnacki, l’ennesimo detective dell’occulto da affiancare al Martin Hesselius di Le Fanu, al Jules De Grandin di Seabury Quinn, all’Harry Dickson di Jean Ray, al Principe Zaleski di M.P. Shiel, al Van Helsing di Bram Stoker, ma soprattutto al Phisician Extraordinary per antonomasia, il contemporaneo John Silence di Algernon Blackwood. A differenza di questi ultimi, però, Carnacki, mantiene un piglio ironico e disincantato nei confronti del fantasma di turno che disinfesta utilizzando, a preferenza delle arcane conoscenze esoteriche, strumenti parascientifici di ispirazione assolutamente positivista come il pentacolo elettrico (innovazione di quelli tradizionali dei grimoire), la barriera cromatica e altre affini diavolerie metapsichiche della Seconda rivoluzione industriale. Infine si annovera il weird marinaresco, nella tradizione del “Manoscritto trovato in una bottiglia” e del Gordon Pym di Poe, dei suoi romanzi Naufragio nell’ignoto (1907), I pirati fantasma (1909) e della gran parte dei suoi racconti.
Proprio a questa più corposa porzione della narrativa hodgsoniana l’infaticabile Hypnos Edizioni di Andrea Vaccaro, ha dedicato tre volumi (due dei quali già usciti nel 2015 e nel 2018) che la raccolgono nella sua interezza, tradotta da Elena Furlan, ordinata cronologicamente e corredata da un apparato critico approfondito curato da Pietro Guarriello. Qui il lettore potrà sbizzarrirsi incrociando aberrazioni venute dal profondo e fantomatici relitti nell’infestato Mar dei Sargassi, che Hodgson ha saputo rendere vero e proprio luogo geometrico dell’orrore, come il New England teratogeno di Lovecraft, un mare immobile, come lo chiama l’autore, “la cui reputazione oscura – ci ricorda Guarriello in un suo saggio di approfondimento nel secondo volume – fiorì tra i secoli XVII e XVIII prevalentemente a causa della mancanza di venti e di maree che spesso lasciavano alla deriva le navi intrappolate tra i grandi banchi galleggianti di Sargassum, le alghe che danno il nome a quella parte di oceano. La sua posizione si colloca all’interno del famigerato Triangolo delle Bermude”. E a questo punto non c’è molto da aggiungere se non buona lettura!