Mickey e Kacey sono due giovani sorelle. Hanno perso la madre per overdose in tenera età e abbandonate dal padre poco dopo, sono state cresciute da una nonna materna che ha sempre rinfacciato i sacrifici e le privazioni che ha dovuto affrontare a causa loro. Fin da bambine hanno condiviso tutto, vivendo in una sorta di simbiosi per difendersi dal mondo esterno: Mickey, due anni più grande, si impone di proteggere la sorella. I loro caratteri sono diversi, quasi agli opposti, e a un certo punto le loro strade si dividono: Mickey entra in polizia mentre Kacey inizia la sua odissea nella spirale della droga. L’autrice ci porta a Kensington, il quartiere più degradato di Philadelphia, dove prostituzione e spaccio, insieme a corruzione e depravazione la fanno da padroni, ed è la stessa zona dove Mickey è di pattuglia e Kacey vive la sua esistenza emarginata. Non si parlano da molto tempo – Kacey ha deciso di recidere il cordone ombelicale che le univa –, ma Mickey continua a vegliare la sorella che spesso si prostituisce per procurarsi le dosi. E quando dopo due mesi dalla scomparsa di Kacey viene ritrovato il cadavere di una giovane donna, Mickey teme che possa essere la sorella.
Questo è l’inizio del romanzo narrato tra passato e presente, tra capitoli alternati intitolati Adesso e Allora, che ci porterà nelle loro vite intime e in una città, metropoli della Pennsylvania verso la costa est dell’oceano Atlantico, dove il marcio e la corruzione non sono presenti solo nei bassifondi, nei quartieri più degradati e lasciati al proprio destino, ma abbondano anche, e soprattutto, nelle abitazioni delle zone residenziali e più eleganti della città. I colpi di scena si susseguono a ripetizione, e Mickey alla ricerca di una verità scomoda per molti – il senso della giustizia sempre al di sopra di tutto –, metterà in discussione tutti i suoi affetti più cari, le sue certezze, fino a quel momento inossidabili, in circostanze in cui tutti sembrano avere qualcosa di inconfessabile da nascondere. Le sue indagini sono complicate: Mickey ha un figlio di cinque anni a cui vorrebbe dedicare più tempo, ostacolate dall’omertà all’interno della sua squadra e da una complicità tra poliziotti che hanno tutti qualcosa da nascondere o da perdere, e depistate da disperati che farebbero qualsiasi cosa per una dose. E alla fine le tessere del mosaico si ricompongono con ritorni inaspettati, dove il passato sembra volersi redimere dalle disgrazie che ha portato, e perdite inattese, che mai erano state messe in conto, con un’inversione di ruoli che porterà le sorelle a essere, di nuovo, le due facce della stessa medaglia.
Liz Moore, statunitense del 1983, ci offre un saggio delle proprie capacità letterarie mettendo in scena un noir che rispetta tutti i crismi del genere. Dotata di strumenti letterari di rara qualità, li usa in maniera perfetta partendo dalla descrizione dell’ambiente, – evocativi gli sguardi su Philadelphia e ogni luogo che descrive –, che sia un muro di un palazzo fatiscente o un ambiente esterno, e scavando a fondo nella personalità e il carattere dei personaggi. Un lavoro di cesello che mostra, gradualmente, la psicologia di creature deboli, emarginate o viziose, che hanno come peggior nemico loro stessi. Un nemico creato da una società dove tutto è lecito, dove la corruzione e la violenza, la sopraffazione e l’indifferenza sono le armi messe in campo per conquistare posizioni sociali e benessere economico. E i cerchi aperti durante la narrazione si chiudono. Tutti.