Len Deighton, SS-GB. I nazisti occupano Londra, tr. Simona Fefè, Sellerio, pp. 504, euro 15,00 stampa, euro 9,99 ebook
Alla fine degli anni Settanta, Len Deighton è ormai un affermato autore di romanzi spionistici e sta per esordire come storico militare con un saggio sulla battaglia d’Inghilterra. Durante una serata di bevute con un amico e il suo redattore per scegliere la copertina del libro, la conversazione prende una piega speculativa: mentre i primi due sostengono che sia impossibile immaginare un esito differente di quell’episodio della seconda guerra mondiale, Deighton è convinto del contrario. Forte di un ampio lavoro di ricerca sui documenti originali del Terzo Reich, carica la famiglia sulla sua Volvo, si chiude in una casa di Barga, in Toscana, e compone su una Olivetti 22 un piccolo classico del romanzo ucronico britannico: SS-GB.
Uno dei punti di forza della solida traduzione di Simona Fefè per Sellerio è proprio la piccola prefazione del 2009 in cui lo stesso Deighton spiega la genesi dell’opera, soffermandosi sullo studio dell’ambientazione e la scelta della struttura narrativa. La storia narrata in SS-GB, infatti, si svolge alla fine del 1941 in una Gran Bretagna invasa dai nazisti dopo la sconfitta del Regno Unito: la guerra è finita con la capitolazione di Francia e Inghilterra e la Germania hitleriana si appresta a trasformare il patto Molotov-Ribbentrop in un’alleanza rossobruna fra i due totalitarismi. Giorgio VI è rinchiuso nella Torre di Londra e gli Stati Uniti di Roosevelt stanno a guardare, in piena impasse, confermando il filonazista Joe Kennedy all’ambasciata britannica.
Nella cornice della Londra occupata, in una Scotland Yard controllata dalle SS, il soprintendente Douglas Archer si muove in una zona grigia fra collaborazionismo con il nemico e lealtà alla corona: ovviamente dovrà risolvere un omicidio le cui implicazioni scoperchieranno la rete intricata di rapporti incrociati fra SS, Wehrmacht, Resistenza e servizi segreti inglesi, tedeschi, americani. Uno dei pregi del libro è proprio questo: all’interno di un’ambientazione storicamente accurata, i personaggi non sono mossi da grandi ideali, quanto piuttosto da interessi pratici e particolari anche quando la posta in gioco è altissima, come la corsa alla bomba atomica. Nel romanzo, i membri delle SS sono figure ciniche e calcolatrici, preoccupati del loro interesse personale e lontani dal cieco furore ideologico con cui spesso sono rappresentati. I fronti contrapposti, perciò, non sono netti e persino i protagonisti hanno una morale flessibile e sfumata.
Detto questo, i quarant’anni dell’opera (la prima edizione è del 1978) si sentono tutti. Certo, la lettura è resa piacevole da un buon ritmo, un piglio quasi da hard-boiled e un’impronta di realismo lontano dal fantaspionaggio dell’epoca (malgrado lo scenario allostorico), eppure la trama risulta un po’ farraginosa e nella conclusione i fili vengono tirati in maniera decisamente troppo sbrigativa, impedendo un pieno coinvolgimento emotivo del lettore nei colpi di scena finali. Se siamo lontani dalle massime narrazioni controfattuali in lingua inglese (oltre al capolavoro di Philip Dick, L’uomo nell’alto castello, si pensi soprattutto al Complotto contro l’America di Philip Roth), anche un buon prodotto medio come Fatherland risulta più gradevole da leggere, nonostante i chiari debiti del romanzo di Robert Harris nei confronti del testo di Deighton.
Ad ogni modo, incoraggiata forse dalla miniserie BBC ispirata al libro, a Sellerio va riconosciuto il merito di averci dotato finalmente di una buona edizione di un testo fondamentale dell’ucronia inglese, le cui versioni precedenti (Rizzoli 1981 e 1990) sono disponibili ormai solo nel mercato dell’usato.