Vi interessa sapere fino a che punto è arrivato il gentil sesso? Tornate a cent’anni fa! Niente diritto di voto! Gonne alle caviglie! Niente contraccettivi, e se avevano bisogno di abortire, dovevano cavarsela illegalmente, e in caso venissero scoperte finivano in galera per o-mi-ci-dio! Ora possono farlo dove e quando vogliono! Possono candidarsi alla presidenza! Entrare nelle unità speciali della Marina e dell’Esercito! Sposare le loro amichette lesbiche! Ditemi se questo non è terrorismo!
È da questo concetto che Owen e Stephen King partono per descrivere ciò che sconvolge la piccola cittadina di Dooling. Coppia inedita questa, composta da padre e figlio che per la prima volta realizza e firma un romanzo a quattro mani, creando così un precedente, una sorta di “made by the King family”. La storia è complessa, ricca di personaggi che si faticano a ricordare, mentre la struttura rimanda a The Dome. La scena si apre nel carcere femminile di Dooling, quando una detenuta si desta nel cuore della notte annunciando l’arrivo della Regina Nera. Quasi in contemporanea lo sceriffo Lila Norcross, moglie dello psichiatra del carcere, arresta una donna bellissima che afferma di chiamarsi Evie Black per il violento duplice omicidio di due produttori di speed.
Da quel momento tutte le donne che cadranno addormentate verranno ricoperte da una strana soffice membrana, un bozzolo che le isola dal mondo circostante e dal quale non devono essere svegliate. Si possono ben immaginare le conseguenze. Oltre al panico generale, la paura che le belle addormentate vittime dell’Aurora (così viene chiamata l’epidemia in onore della celebre fiaba di Perrault) non respirino fa scattare l’ansia di salvarle liberandole dai bozzoli, ma siamo sempre in un romanzo di King, per cui non possono che esserci delle conseguenze spaventose. Le donne infatti uccidono chiunque osi risvegliarle, lacerando la loro protezione per poi tornare rapidamente nel mondo al di là dell’Albero.
Per raggiungere un altro mondo occorre infatti un passaggio, qui rappresentato da una quercia altissima, un albero speciale custodito da una tigre bianca, un serpente rosso, un magnifico pavone e una volpe. La realtà al di là dell’Albero, che se a prima impressione è identica a Dooling, in realtà è un mondo da ricostruire: tutto è ricoperto dalla vegetazione, le abitazioni abbandonate e distrutte, il tempo scorre molto più lentamente con un rapporto di giorni/mesi. Soprattutto non ci sono uomini. Ma se un mondo di sole donne è possibile gli uomini si rendono conto della loro fragilità e della loro assoluta incapacità organizzativa.
Il romanzo ha un inizio decisamente debole e lento, che si riscatta dopo un centinaio di pagine. Sebbene sia lettrice di entrambi i King bisogna ammettere che s’intuisce facilmente chi abbia scritto cosa, Owen introducendo l’elemento fantasy certamente più nelle sue corde, alleggerendo la narrazione al lettore, che viene prontamente riportato con i piedi per terra da Stephen, grazie al suo stile decisamente più concreto e violento. Dalla seconda parte scatta finalmente qualcosa, si palesa quella sostanza magica di cui sono fatti tutti i libri del Re e che i fan conoscono bene, quella rassicurante certezza che si fa droga: non importa dove ti trovi e cosa stai facendo perché quello che realmente vuoi è correre a casa a proseguire nella lettura. Il finale invece perde un po’ di carattere: si poteva chiudere in maniera più netta proprio creando il colpo di scena inaspettato invece di preferire una chiusa più banale. Peccato.
Ci sono inoltre dei riferimenti alla campagna elettorale sessista di Trump, e vengono citati colleghi del calibro di Peter Straub e Clive Barker, oltre ad un altro King che scrive con lo pseudonimo di Joe Hill.
Il risultato tuttavia è che il romanzo non spicca tra i migliori lavori del padre; e poi resta un po’ d’amaro in bocca per le aspettative iniziali e per la sgradevole sensazione di una trama ruffiana studiata a tavolino per scopi commerciali. In fondo, chi legge di più tra uomini e donne?
12 gennaio 2018