Quando si pensa a libri derivati dalla Rete, subito vengono in mente certi instant book dei creatori di contenuti on-line, rivolti essenzialmente al pubblico dei propri utenti su un canale Youtube, o su una pagina di social network, e in grado di generare un sicuro ritorno economico per l’editore. Diverso è il caso di testi di buon livello nati e pensati per la fruizione in rete, ma meritevoli della stampa in volume e in grado di scavarsi una nicchia di affezionati. Si tratta di un investimento a rischio più alto, rispetto alla prima tipologia, ma UTET/DeAgostini ha già dimostrato un’attenta capacità di selezione: si pensi a L’interno del ministro e ora a questo Catalogo dei santi ribelli di Leonardo Tondelli.
L’autore, infatti, cura da più di un decennio una rubrica agiografica sul Post di Luca Sofri (e anche sul proprio sito), arrivando a raccontare le biografie di quasi duecento figure, fra santi canonizzati e altri personaggi del folclore religioso. La passione di Tondelli per la catalogazione è evidente anche dal lavoro parallelo su tutte le composizioni dei Beatles, oggetto del suo libro precedente. Per costruire il Catalogo, da questo corpus agiografico è stato estrapolato circa un quarto dei pezzi: i brani sono stati dotati dei necessari rimandi interni per rendere coesa l’opera, e incastrati in un’agile struttura divisa per nuclei tematici: post pensati per la lettura occasionale su un blog acquistano maggiore profondità e creano un percorso coerente che invoglia alla lettura.
Per chi non è avvezzo alla rubrica, bisogna avvisare che il titolo può risultare fuorviante: molte delle figure trattate non si contrappongono all’autorità religiosa e spesso la incarnano (anche se, come nota Tondelli, la barriera fra santità ed eresia è labilissima). Nemmeno il numero di immigrati, ladri e prostitute è così consistente da giustificare il sottotitolo. Ciò non rende giustizia al contenuto e posiziona da subito il testo all’interno di un perimetro ideologico ben delimitato. Di certo Tondelli è progressista e i testi sono pensati per un pubblico laico, eppure l’atteggiamento dell’autore non è certo quello militante del razionalista ateo e il libro potrebbe essere letto con piacere anche da un pubblico di cattolici colti. L’ironia di Tondelli, infatti, è sempre lieve e simpatetica rispetto alle vite straordinarie che affronta, mai corrosiva o in cerca del fuoco d’artificio non funzionale al testo. Sia chiaro, però, che il Catalogo dei santi non è un’opera di divulgazione, o almeno non solo: lo stesso autore ci consiglierebbe piuttosto le sue fonti, come Chiara Frugoni (alla cui memoria è dedicata l’opera), o Christopher Hitchens e Sergio Luzzatto, per i casi controversi di Madre Teresa e Padre Pio. Si tratta invece di un’opera letteraria, in cui il racconto della vita del santo è in contrappunto con le questioni della vita personale dell’autore, mettendo in contrapposizione gli standard morali della contemporaneità – e della vulgata cattolica attuale – con quelli del passato. In questo, anche la selezione di citazioni dagli scritti dei santi è fondamentale, così come l’analisi delle caratteristiche narrative e stilistiche delle agiografie e del racconto evangelico.
Sia in questi aspetti strutturali sia in alcune tendenze tematiche (come la simpatia per l’evangelista Luca), il Catalogo dei santi ribelli è accostabile a un’altra opera meritevole di lettura, citata da Tondelli e pubblicata nel mezzo del suo lavoro di agiografo in rete: Il Regno di Emmanuel Carrère. Con le debite differenze e distanze, lo stile enciclopedico di Tondelli presenta anche alcuni piacevoli tratti borgesiani e nella rappresentazione del Medioevo forse si possono ravvisare alcuni echi da Malerba e non solo da Frugoni. Tuttavia, il maggiore merito ascrivibile all’opera è la rivalutazione di un enorme corpus narrativo, quello agiografico, sorprendente e ricchissimo. Un pantheon che inizia nella leggenda e finisce nel pieno dominio della storia, meritevole di una trattazione più onesta e godibile rispetto ai discutibili prodotti televisivi sulle vite dei santi. Forse non siamo ancora pronti per una resa bollywoodiana della nostra epica religiosa, ma di certo il Catalogo dei santi ribelli rappresenta un’apprezzabile passo avanti.