Da americanista di formazione, mi fa piacere vedere che i giovani studiosi della letteratura statunitense non si fanno problemi a trattare il genere, come si suole dire oggi, che sia giallo o fantascienza o horror o quant’altro. Questa bella monografia di Segato, tra l’altro, appare nella collana DeGenere, diretta da una che di generi (un tempo detti popolari) ne sa qualcosa, come Nicoletta Vallorani, affiancata da Nicoletta Di Ciolla; collana che è stata inaugurata dalla ristampa di un classico della critica fantascientifica come Il senso del futuro di Carlo Pagetti (altrimenti ormai introvabile), e comprende altri saggi di taglio accademico sul giallo, nonché una monografia su Vollmann (messo a confronto, guarda un po’, col nostro Roberto Saviano).
Ma torniamo a Una commedia americana. Segato, che conosco anche come profondo conoscitore di uno dei più grandi romanzieri americani viventi, Cormac McCarthy, in questo saggio si dedica a Elmore Leonard, un personaggio estremamente interessante del giallo a stelle e strisce. Nel caso non l’aveste tanto presente, sappiate che Jackie Brown, di Quentin Tarantino, è basato (abbastanza liberamente, ma non del tutto) sul suo romanzo Punch al rum (Einaudi, 2014), precedentemente uscito come Jackie Brown (Net, 1998). Ma Leonard ha visto portare sullo schermo anche altri suoi gialli: il film Get Shorty è l’adattamento di La scorciatoia (Tropea, 2000), mentre Be Cool è tratto da Chili con Linda (Tropea, 2000). E questa è solo la tradizionale punta dell’iceberg: nella sua monografia Segato elenca più di venti pellicole tratte da romanzi e racconti di Leonard, sia western che gialli.
Il saggio ripercorre l’evoluzione dello scrittore fin dagli esordi, legati al genere più americano che esista, quello ambientato nello spazio geografico e mentale della frontiera, il selvaggio west che Leonard frequenta a partire da quello che probabilmente è il suo primissimo racconto, «The Trail of the Apache», uscito su Argosy nel 1951. Segato segue poi con grande attenzione il passaggio dal western alle ambientazioni metropolitane del giallo, che avviene alla fine degli anni Sessanta. L’importanza di Detroit nella narrativa di Leonard viene sviscerata, così come il suo eccezionale talento nella scrittura dei dialoghi, e il suo formidabile orecchio per le parlate americane.
Segato si concentra su alcune opere più rappresentative, che esamina al microscopio: si tratta di Casino (Sperling & Kupfer, 1989), Sfida a Detroit (Mondadori, 1993), Il corvo (Mondadori, 1994), Freaky Deaky (Einaudi, 2007); e risale agli ispiratori di Leonard, gli scrittori dai quali ha appreso il mestiere, come Hemingway, Hammett e George V. Higgins. A chiudere il volume due capitoli molto interessanti, uno sugli elementi religiosi nei romanzi di Dutch (nomignolo dello scrittore), dai quale traspare il suo retroterra cattolico; l’altro che articola una lettura delle sue opere come romanzi di formazione.
Insomma, ci sono buoni motivi per leggere Una commedia americana se si apprezza la narrativa di Elmore Leonard, da letterati ma anche da semplici appassionati. Forse per i secondi le citazioni, tutte in inglese e senza traduzione, potranno rendere la lettura un po’ più faticosa, e qui si potrebbero tirare un attimo le orecchie a Mimesis; ma questo peccatuccio glielo perdoniamo volentieri vista la qualità del libro di Segato. E ci auguriamo che la collana DeGenere continui con altri libri di pari livello.