Leah Hager Cohen / Un circo sorprendente

Leah Hager Cohen, Matrimonio in cinque atti, tr. Elisa Banfi, Sur, pp. 340, euro 18,00 stampa, euro 9,99 epub

Bennie e Walter Blumenthal sono una famiglia numerosa, i bambini scorrazzano in ogni dove e la vita trascorre tranquilla nella dimora a Rundle Junction. La vecchia casa appartiene loro da sempre: ogni generazione ha lasciato il suo segno in un sonnecchioso susseguirsi di piccoli guasti e mobili scassati. Sembra che il tempo non passi mai, ma il cambiamento nelle sue molteplici forme sta per irrompere prepotente.

Tutto, ma proprio tutto, sta per cambiare. Clem, la figlia maggiore, teatrante fresca di università, si sta per sposare con la fidanzata in giardino, fra soli cinque giorni, e non c’è niente di pronto. Clem insiste a dire che si occuperà di tutto lei, ma Bennie non le crede. Ha già fatto un’infinita lista di cose da fare a cui Clem non avrà neppure pensato, e fra poco la casa si trasformerà in un porto di mare, con quantità di ospiti a cui fornire letto e cibo. E tutto questo senza contare i segreti che solo Bennie e Walter conoscono. E così, mentre il piccolo Pim, insofferente ai vestiti, si accoccola nella poltrona con la mamma, Bennie pensa alla minuscola e inaspettata vita che cresce in lei, e di cui non ha ancora detto niente ai figli.

E poi, c’è la casa. Sì, perché Bennie e Walter hanno deciso: è ora di vendere. Ormai la dimora di famiglia è un buco nero di spese di riparazione, e poi, stanno arrivando gli Haredim. La comunità ultra-ortodossa sembra aver deciso di trasferirsi in massa a Rundle Junction, e questo abbasserà i prezzi portando cambiamenti epocali nella loro comunità, per quanto a Walter, anche lui ebreo, dispiaccia dirlo, e non faccia altro che litigare a questo proposito con Tom, il secondo figlio. E così, mentre Mantha, di soli pochi anni più grande di Pim, insiste per un ennesimo snack, Bennie riflette. Ma non c’è molto tempo, già arriva l’anzianissima zia Glad, che ha abitato anche lei in quella casa per una vita, e che, neanche a dirlo, nasconde un segreto. E poi arriva Clem, con una mandria di amici inaspettati, con tende, strumenti e cani al seguito, e poi Lloyd e la sua strana figlia, e Diggs, e chissà chi altro, ognuno con il suo carico di desideri, paure e progetti taciuti.

Quello che si scatena nella casa dei Blumenthal è un grande circo del cambiamento che attraversa varie generazioni, e che il lettore può seguire di volta in volta attraverso gli occhi dei vari personaggi, fino a ottenere l’affresco non solo di una famiglia ma anche di un certo tipo di società statunitense che va scomparendo. Rapporti familiari e sociali, a volte politici, giungono in quei momenti di crisi che mettono in luce tutta la difficoltà di mantenersi integri in una realtà in continuo mutamento.

Leah Hager Cohen mostra grandi capacità di scrittura “paesaggistica”: facile dunque ritrovarsi in mezzo a questo ritratto famigliare, riconoscerne l’atmosfera vista da diverse prospettive sempre riconoscibilissime. Come suggerisce il titolo, questa è una commedia, tranne quando non lo è, ritrovandosi a vagare nella flebile e tragica coscienza della zia Glad, o nel rapporto sul filo della rottura fra le diverse generazioni: cinque giorni, ovvero cinque atti, in cui arrivare a un matrimonio, che – si spera – possa riportare l’armonia.