Giancarlo De Cataldo / Le forze del disordine

Giancarlo De Cataldo, L’agente del caos, Einaudi Stile Libero, pp. 322, euro 19,00 stampa, 10,99 e-book

 

L’ultima opera di Giancarlo De Cataldo è una sorta di dietro-le-quinte di un romanzo, è il racconto della possibile genesi di un romanzo, ed è anche allo stesso tempo una specie di trailer di una serie televisiva che viene esplicitamente preannunciata nella quarta di copertina. E’ anche la storia di un romanzo immaginario che ne fa nascere un altro. De Cataldo immagina infatti che il suo ultimo romanzo, Blue Moon (un piano della CIA che prevedeva la diffusione dell’eroina negli ambienti giovanili), abbia suscitato l’interesse di un misterioso avvocato americano, Flint; costui racconta a De Cataldo la storia di Jay Dark, un incredibile personaggio che ha frequentato tutti i big della Controcultura inglese e americana negli anni Sessanta e Settanta, compresi Timothy Leary, Ronald D. Laing, Alexander Trocchi e perfino Andy Warhol. Grazie ai suoi agganci con il mondo dell’intelligence, Dark diventa in pochi anni uno dei più grossi trafficanti di LSD e un agente della CIA infiltrato nel “Movimento” della Controcultura.

Il titolo del romanzo di De Cataldo si ispira in ultima analisi al nome di una celebre operazione coperta della CIA, l’Operazione Chaos, promossa dal leggendario James Jesus Angleton dalla fine degli anni Sessanta in poi: si prevedeva l’infiltrazione di agenti dei Servizi Segreti nei movimenti extraparlamentari di sinistra in America e in alcuni paesi europei, con la collaborazione all’epoca di giovani e promettenti storici dei movimenti giovanili di sinistra e di agenti infiltrati che frequentavano le Università in cui si stavano formando i cosiddetti “elementi sovversivi”. Gli infiltrati andavano in giro con i capelli lunghi e i pantaloni a zampa di elefante, si facevano le canne e gli acidi e ascoltavano Jimi Hendrix – ma in realtà facevano parte delle Forze del Disordine di Angleton, di Foster Dulles, di Richard Nixon e compagnia cantante.

In una recente intervista De Cataldo ha confessato di essersi ispirato ad un personaggio che è realmente esistito, Ronald Hadley Stark, alias Ronald Shitsky, che nella California degli anni Sessanta entrò in contatto con la Confraternita dell’Amore Eterno, una misteriosa organizzazione che fu ribattezzata all’epoca “la Mafia Hippy”, per poi trasferirsi in Inghilterra, dove incontrò R.D. Laing, il padre dell’antipsichiatria, cui propose di diventare il nuovo capo della Controcultura, e infine in Italia, dove fu arrestato all’Hotel Baglioni di Bologna e messo nello stesso carcere (il Don Bosco di Pisa) in cui si trovavano alcuni capi storici delle Brigate Rosse. Sono già alcuni anni che la storia di Ronald Stark gira sul web; ne tratta anche il romanzo di Antonio Ferrari Il segreto, ispirato al caso Moro (già recensito su PULP Libri).

Cosa ne ha fatto De Cataldo di tutto questo materiale storico e contro-storico? L’impressione che si ricava leggendo L’agente del Caos è che l’autore non abbia voluto o potuto sparare tutte le sue migliori cartucce nel romanzo stesso, ma si sia riservato alcuni degli aspetti più incredibili della vicenda e alcuni dei colpi di scena più clamorosi per la serie televisiva che verrà tratta da questa storia, i cui diritti sono stati acquistati prima della pubblicazione del romanzo.

Non si può non fare una considerazione: se a una storia così fuori dall’ordinario, un materiale così esplosivo, avesse messo mano uno scrittore come Thomas Pynchon, il quale in parte si è ispirato a questa vicenda nel romanzo noir californiano Vizio di Forma (Einaudi Stile Libero, 2011), chissà cosa ne sarebbe venuto fuori, quale visionario e psichedelico melodramma tra storia e invenzione. Ma a scrivere è De Cataldo, e il suo Agente del Caos invece sembra procedere con il freno a mano tirato: racconta alcuni episodi della vita di Jay Dark ispirandosi alla incredibile vicenda di Stark, ma non affonda mai il colpo, si ferma sempre un attimo prima di giungere alle estreme conseguenze del suo ragionamento complottista.

Ciò non significa che nel corso del romanzo non vengano introdotti alcuni concetti essenziali che forse (speriamo!) verranno sviluppati nella serie televisiva. Una delle idee forti espresse dai capi di questa operazione segreta della CIA è che il Caos non va contrastato, anzi va incoraggiato. Si tratta di un concetto che fu alla base della cosiddetta “strategia della tensione”, perseguita con sanguinosi attentati dalle Forze della Controinsurrezione e della Controguerriglia in Italia e nel mondo: il famigerato slogan “destabilizzare per stabilizzare”. Da questo punto di vista, la diffusione dell’LSD negli anni Sessanta e dell’eroina negli anni Settanta apparve come una vera e propria manna dal cielo per coloro che volevano fermare i movimenti di protesta, perché diede l’opportunità alla CIA di obnubilare le menti dei contestatori distogliendoli dai loro propositi di rovesciare l’Ordine costituito (che è poi uno degli scopi del famigerato programma MK-ULTRA, citato espressamente nel romanzo, che prevedeva l’utilizzo dell’LSD come arma contro i comunisti).

Potrebbe parere puro complottismo, ma non è proprio così. Queste vicende sono state ricostruite per esempio nel recente libro di Alessandro De Pascale sul rapporto tra la droga e la guerra, Guerra & Droga (Castelvecchi, 2017), dove si spiega che la CIA non contrastò affatto, bensì favorì la diffusione dell’LSD e dell’eroina; anzi, l’LSD sarebbe nato proprio da un progetto di ricerca della CIA che aveva lo scopo di individuare una sostanza che permettesse il controllo delle menti dei contestatori, che invece di combattere il Sistema cominciarono a inseguire i loro sogni, i loro trip e i loro paradisi artificiali. Per quanto riguarda l’eroina, è noto che veniva utilizzata dai soldati americani in Vietnam per affrontare meglio gli orrori della guerra, e che le autorità militari chiudevano un occhio… del resto, grazie a Saviano ormai sappiamo tutti che le varie anfetamine vennero sintetizzate cent’anni fa, durante la Grande guerra, per tenere sveglie le sentinelle di guardia nelle trincee.

Un’altra idea forte nel romanzo è quella del nichilismo estremo di Dark, il vero segreto della sua forza e del suo successo. Dark si salva sempre, anche nelle situazioni più drammatiche e più pericolose, proprio perché non crede in nulla, non si fa condizionare nelle sue azioni dalla benché minima considerazione etica o morale, non ha mai un attimo di esitazione quando deve uccidere qualcuno o quando deve tradire anche i suoi amici più cari e le sue fidanzate, che non sospettano nulla della sua vera identità.

Non vogliamo rovinare il gusto della lettura del romanzo, per cui non sveleremo la trama fino alla fine: basti dire che nelle ultime cinquanta pagine L’agente del Caos presenta alcuni colpi di scena che ripagano ampiamente della lettura di alcune digressioni e di alcuni “suggestivi collegamenti” che l’autore ci avrebbe potuto risparmiare. Ad esempio, non si comprende la funzione narrativa della capretta Lotte, mascotte dello scienziato nazista Kirk, padre adottivo di Jay Dark e sua guida spirituale nel Nuovo Mondo del Caos, sulla quale De Cataldo si sofferma in diversi punti del romanzo. Insomma, come dice lo stesso De Cataldo, che certamente conosce il mestiere dello scrittore, alcuni elementi della storia vengono soltanto accennati e risultano alla fine superflui, e a livello narrativo non funzionano.

Ad un certo punto della storia, De Cataldo si lascia andare a una confessione: “Volevo tornare in classifica con un bel successo, e magari ne fosse venuto fuori un bel film o, meglio ancora, una serie!” Uno scrittore farebbe meglio a non essere così esplicito nell’esprimere le sue ambizioni… a meno di non chiamarsi Philip Roth. E in fin dei conti, può ben essere stato questo atteggiamento a fare di L’agente del Caos un romanzo mancato, che non esprime completamente le sue potenzialità, che si ferma ai preliminari della narrazione, che suggerisce tutta una serie di spunti interessanti senza svilupparli. Per il ritorno in classifica bisognerà forse aspettare il prossimo romanzo… o forse la serie TV.

Giunti alla fine del romanzo, infatti, ci rendiamo conto che la storia di Jay Dark è il tipico intreccio che sicuramente funzionerà in TV perché la storia è già di per sé avvincente così come viene raccontata sui blog complottisti; è già, come dicono gli americani, mindblowing. Essa rivela anche quegli aspetti nascosti della nostra vicenda nazionale (e mondiale) sui quali sempre di più si soffermano gli storici più recenti. Come afferma uno dei personaggi de L’agente del Caos, Garreth Senn, uno dei capi della CIA e del “Sistema”: “…noi mettiamo in campo un mucchio di operazioni. Alcune riescono, e diventano storia. Tutte le altre, quelle che falliscono, si chiamano complotti….” (p. 238). De Cataldo ha confessato in un’intervista di aver ripreso questa frase da una conversazione che lui stesso ha avuto con un uomo dei Servizi Segreti. Eppure leggendo la storia di Stark, o del suo doppio romanzesco Jay Dark, ci rendiamo conto a poco a poco che questo personaggio, rimasto nell’ombra fino a pochi anni fa, del quale abbiamo saputo solo in epoca relativamente recente, ha condizionato in modo determinante la Storia. Indubbiamente, un’operazione riuscita – purtroppo.

Nota a piè di pagina: Ci sono alcune inesattezze nel romanzo, che un editing attento avrebbe dovuto eliminare. A p. 93, ad esempio, troviamo citata la misteriosa droga Pcd, ma sospettiamo che in realtà si tratti o della sigla PCB che in certi casi indica la psilocibina, oppure del PCP, detto anche Angel Dust, un allucinogeno che compare anche in una scena cruciale di Vizio di forma. A p. 289 la celebre Università di Stanford diventa Standford e, poco dopo, si parla di una misteriosa “riserva miliare a Jamaica”. Infine, a p. 300 troviamo l’espressione “padre abusivo” che sembra un calco mal tradotto dall’inglese. In realtà si capisce dal contesto che De Cataldo voleva dire “padre violentatore”.

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