Lavinia Mannelli / Io desidero, chi mi desidera?

Lavinia Mannelli, L’amore è un atto senza importanza, 66thand2nd, pp. 160, euro 15,00 stampa, euro 8,99 epub

Non si può negare che questo romanzo di esordio di Lavinia Mannelli sia attuale e moderno. Le IA riempiono le cronache dei rotocalchi e i servizi dei TG, c’è il segnale di un profondo interesse sull’argomento: aiuterà la collettività o aumenterà la disoccupazione, sostituendo l’uomo anche nel lavoro intellettuale? Sarà in grado di alimentare le proprie conoscenze autonomamente o dipenderà sempre da un intervento esterno? Prenderanno alla fine il sopravvento sull’umanità? Ci sono molti interrogativi in sospeso e tutto dipenderà da come sarà usata questa risorsa, così come è accaduto per tutte le grandi scoperte a partire dall’energia atomica. Il dibattito è aperto e le posizioni diversificate, e anche coloro che lavorano sullo sviluppo della IA hanno messo in guardia dai pericoli che potremmo correre. Nella letteratura è un argomento che è già stato affrontato e anche Mannelli ci offre un ventaglio di situazioni su cui meditare.

Guido e Giulia formano una coppia come tante, un uomo e una donna con ambizioni artistiche e intellettuali. Per il loro anniversario, Giulia regala al compagno “Tamara”, una sexydoll, per alimentare il desiderio nel loro rapporto. Ma non sanno che è una bambola con una coscienza che si autoalimenta sfruttando l’ambiente che ha intorno e che ha una banca dati da cui attinge informazioni. Con la tv sempre accesa su canale 5, Tamara si fa l’idea che la vera vita, felice e di successo, sia quella delle trasmissioni di Barbara e Maria. I suoi idoli sono vincenti, e non capisce perché la coppia che la ospita debba perdersi in ripicche e litigi. La coppia non la usa per gratificare i propri desideri sessuali e lei rimane immobile, sul divano come una suppellettile, davanti alla tv con l’ambizione di sentirsi desiderata. L’incapacità di muoversi la rende differente dai robot di ultima generazione, e l’impossibilità di comunicare con la coppia rende la bambola sempre più frustrata. Quando i due decidono di partire per un viaggio, lasciando a David, un loro amico, il compito di accudire il loro gatto, Tamara si invaghisce di lui: il suo desiderio cresce, tenta disperatamente ma inutilmente di attirare la sua attenzione ma l’uomo non risponde: è impegnato ad assistere la madre in preda all’Alzheimer che sembra fare il percorso inverso di Tamara, allontanandosi lentamente dalla realtà. Lei si deprime, non riesce a capire come mai l’animo umano sia così impermeabile all’amore e non accetta la mancanza di controllo sul suo corpo che le impedisce di manifestare i suoi sentimenti.

Gli argomenti affrontati sono tanti, la solitudine, l’incapacità di mostrare le proprie emozioni, il mondo effimero dei media, l’inadeguatezza degli umani nel confronto con i propri simili, la paura di esporsi e rimanere feriti, la carenza di sentimenti ed empatia sono tutti elementi su cui riflettere. Un lavoro senz’altro interessante, un punto di vista non banale e ancora non troppo sfruttato ma con un limite: lo stile è senz’altro migliore rispetto a quello della media degli esordienti ma, a mio parere, il ritmo della storia sembra non decollare mai completamente. La scelta dell’autrice di soffermarsi sui mutamenti che ci sono intorno alla protagonista rende a volte il ritmo troppo blando e durante la lettura si attende un cambio di marcia nella narrazione che si intravede solo nella parte finale.