Se andando in giro per la pianura veneta nella zona dei Colli Euganei avete visto solo colline, strade alberate, paesini, laghi, giardini e abbazie, è perché non avete letto gli oltre venti brevi racconti raccolti nel libro di Laura Pisanello, un testo che torna in libreria dopo due edizioni con Santi Quaranta, con il titolo Fiabe e leggende dei Colli Euganei. Questa nuova edizione per Bottega Errante è arricchita da quattro storie inedite e dalla prefazione di Eugenio Borgna.
Facendosi guidare da Laura – giornalista e scrittrice – e dalle (poche) illustrazioni in bianco e nero di Federica Moro, si può scoprire, oltre alle bellezze naturali di questi luoghi, un mondo parallelo, magico e curioso, abitato da piccoli stregoni, fate, gnomi, folletti, sirene, statue, animali parlanti e molto altro. Il viaggio proposto da queste pagine mescola fantasia e realtà quotidiana, invenzioni e storia, perché ci permette d’incontrare, oltre a personaggi fantastici, figure del calibro dello scrittore e poeta Francesco Petrarca, del pittore Roberto Ferruzzi, della nobildonna Beatrice d’Este, dell’imprenditore Girolamo Luxardo, e anche persone comuni come contadini, pastori e bambini di dodici e tredici anni che lavorano in cava. Con leggerezza e a volte un pizzico di poesia, l’autrice tocca argomenti non sempre facili da trattare nel nostro quotidiano rapporto coi ragazzi: il lavoro minorile, la malattia, la depressione, la cementificazione e l’inquinamento, l’importanza della conoscenza e dell’arte, la deportazione degli ebrei, le guerre.
In queste piccole storie e leggende scopriamo anche qualche consiglio o forse quella che una volta si chiamava la “morale delle favola”: non avere paura del diverso, cercare di vedere il buono anche nei momenti negativi, non fidarsi delle apparenze, scoprire l’universo leggendo libri, lasciarsi andare all’amicizia, non perdere la speranza, amare e rispettare la natura. A chiusura del libro, troviamo alcune pagine che descrivono dettagliatamente il territorio che fa da collante a queste brevi narrazioni e una cartina geografica della zona per cui – dopo aver ripassato un po’ di storia, sempre piuttosto presente nei racconti, specie in quelli della seconda metà – riusciamo, in maniera indolore, anche a fare un bel ripasso di geografia.
Mentre mi è molto piaciuto scoprire di avere lo stesso pensiero sul mondo di oggi che hanno i folletti che vivono nei Colli Euganei (“Avevano nascosto il berretto del curato che la domenica faceva le prediche troppo lunghe. Avevano fatto sparire la borsa con i libri alla maestra, perché dava troppi compiti. Ma era tutto a fin di bene, pensavano loro. Il mondo andava un po’ riaggiustato. In sostanza ritenevano che tutto sarebbe andato molto meglio se il potere fosse stato dei piccoli”), avrei limitato le vicende e i personaggi a sfondo religioso. Se è vero che alcuni temi trattati possono essere ricondotti anche a un’ispirazione cristiana, la presenza di santi, monaci e miracoli appesantisce un poco la leggerezza del mondo magico che ci viene raccontato all’inizio, facendo capolino specie nei primi racconti. Mi piace pensare che i nostri ragazzi scatenino la loro fantasia immaginando un incontro con un folletto o una sirena, piuttosto che con un santo che si mette a parlare in processione: a parer mio, la prima ipotesi apre porte su spazi più interessanti; soprattutto, prospetta scenari meno condizionati e condizionanti per le menti dei nostri ragazzi in crescita.