Una storia delle letterature scandinave, un libro singolare e plurale: il volume coordinato da Massimo Ciaravolo, docente di letterature scandinave a Venezia, racchiude nella sua mole di oltre mille pagine fitte un’opera immensa, che difatti ha richiesto diversi anni di gestazione prima di uscire finalmente per la casa editrice Iperborea, il marchio che più di ogni altro ha contribuito a diffondere in Italia la letteratura del Nordeuropa (oltre agli scandinavi, Iperborea ha pubblicato fin dai suoi primi anni, dopo gli esordi nel 1987, autori olandesi, belgo-fiamminghi, finlandesi, estoni). Nel moltiplicarsi delle iniziative e delle collane che caratterizzano l’attività di un’impresa editoriale sempre più versatile e raffinata, sembra naturale l’inclusione di un’opera come questa, affidata a un gruppo di studiosi italiani o operanti in Italia, in pratica quasi tutti coloro che si occupano professionalmente di cultura nordica nel nostro paese, accademici e non, un pool di quindici esperti, ognuno dei quali si ritaglia una porzione, uno spazio nel vasto mosaico formato dalle lingue e dalle culture scandinave, dal loro primo insorgere e attestarsi attraverso testi tramandati (i capitoli iniziali dedicati alla produzione in norreno all’epoca dell’“Età vichinga”, intorno all’800 d.C.) fino a includere con lo sguardo ciò che solitamente sfugge alle storie della letteratura, tendenzialmente inclini a comprendere e classificare ciò che è distante e molto meno ciò che è vicino, ovvero i fenomeni letterari più recenti, sui quali invece questo libro si sofferma ampiamente, con circa quattrocento pagine delle mille complessive dedicate a descrivere “La letteratura contemporanea – ca. 1960-2018”.
La letteratura scandinava ha conosciuto in Italia stagioni felici. Dopo una sua iniziale diffusione nel primo squarcio del Novecento, e un periodo di ristagno nel secondo dopoguerra, con l’eccezione di pochi, inevitabili classici (J.P. Jacobsen, Ibsen, Strindberg, che non hanno mai cessato di essere ripubblicati da noi), la sua penetrazione si è fatta sempre più massiccia negli ultimi decenni. È aumentato il numero dei lettori, quello dei traduttori e dei mediatori culturali, e, come scrive Ciaravolo nella sua introduzione, si è creato a poco a poco “un sistema di vasi comunicanti tra editoria e università” che ha favorito collaborazioni e sinergie. Da questa circolazione di interessi e di passioni ha avuto impulso questa Storia delle letterature scandinave, che si offre a un pubblico sempre più curioso di respirare “l’aria del nord” oltre i libri che legge e che lo emozionano, di calarsi più a fondo in una realtà vicina e diversa, con le sue atmosfere e la sua peculiare specificità, fatta anche di letteratura e che comunque la letteratura racconta e riflette.
La forma adottata è quella del racconto, scrive ancora Ciaravolo: racconto trasversale nel tempo e molteplice nelle voci, coerente nella ricostruzione di quella particolare “identità sovranazionale” che caratterizza nei secoli la cultura di Danimarca, Norvegia e Svezia, affini per lingua e vicende storiche, e al tempo stesso attento alle singolarità delle esperienze di confine che corrispondono alle propaggini più estreme della galassia scandinava, l’Islanda le isole Føroyar. Ne risulta una radiografia accurata, scandita per correnti e soprattutto per autori, con finestre che si aprono di continuo su paesaggi in parte noti e anche di grande successo commerciale, come la sezione dedicata al “Giallo nordico”, fenomeno mondiale degli ultimi anni, ma soprattutto su spazi per noi in gran parte inesplorati, come la letteratura faroese, la poesia antica e quella contemporanea, la ricchissima narrativa per bambini e ragazzi, i cui semplici accenni, le trame abbozzate, l’evocazione di nomi e di titoli, sono capaci di accendere curiosità e desiderio. In definitiva, un volume utile per approfondire un percorso di avvicinamento a una letteratura viva e in salute, ma anche uno stimolante punto di partenza per gettarsi a capofitto in un mondo affascinante, in cui la dimensione della meraviglia ha saputo fondersi come in pochi altri con quella dell’impegno e della coscienza civile.