Freud definì il trauma come un evento “in grado di provocare un’eccitazione psichica tale da superare la capacità del soggetto di sostenerla o elaborarla”. In altre parole, chi viene colpito da un trauma attiva meccanismi difensivi del proprio “io” per rimuovere la memoria di ciò che si è subito.
Questo è quello che può succedere a un ragazzino di tredici anni, Dustin Tillman, il cui evento traumatico è quello di trovare i genitori e gli zii uccisi in casa. Non solo: a essere accusato dei delitti è il fratello adottivo, Rusty, un adolescente problematico, già sospettato di precedenti violenze, di atti in odore di satanismo e che non disdegna di molestare lo stesso Dustin, sopravvissuto alla mattanza insieme alle cugine Kate e Wave.
Prende l’avvio da questa strage il romanzo dello scrittore statunitense, nato e cresciuto in Ohio, Dan Chaon, che arriva per la prima volta in Italia con La volontà del male. Un thriller psicologico, definizione corretta se vogliamo inquadrare questo stupefacente romanzo all’interno di un genere.
Chaon ha infatti creato un magistrale racconto a incastri, che si muove attraverso continui spostamenti temporali e di punti di vista.
Anche la narrazione subisce improvvise variazioni, come quando l’autore divide le pagine in colonne o riquadri per dare voce a più personaggi contemporaneamente; o quando spezza le frasi, per enfatizzare i pensieri che si accavallano nella mente dei protagonisti e mettere in evidenza le loro esistenze torbide, impastate di un passato che non vuole lasciare spazio al presente.
Uno stile narrativo definito “cinematografico”, che restituisce al lettore la sensazione di disagio e tensione che pervade tutto il romanzo, come se il “male” del titolo sia sempre pronto a uscire allo scoperto. Non importa quanti sforzi si facciano per tenerlo sotto controllo, il male è come il passato, entrambi inevitabili e implacabili.
All’inizio del racconto, Dustin Tillman è un quarantenne, psicologo specializzato in ipnosi, sposato con Jill, padre di due figli. La sua vita, apparentemente normale, viene sconvolta dalla notizia che Rusty, dopo trent’anni di carcere, viene liberato in quanto nuove prove lo scagionano dai quattro delitti di cui era stato accusato e condannato all’ergastolo, grazie soprattutto alla testimonianza di Dustin e Kate.
Nel frattempo, Dustin si trova a dover fronteggiare anche la malattia della moglie, un tumore che la porterà velocemente alla tomba, lasciandolo solo a crescere Dennis e Aaron, i figli adolescenti. La stabilità mentale che Dustin aveva raggiunto col passare del tempo, e con l’aiuto di Jill, è messa sempre più alla prova dai problemi che deve affrontare quotidianamente in casa. Non solo: un suo paziente, Aqil Ozorowski, un ex poliziotto in congedo per cause non chiare, inizia a indagare sulla morte di alcuni ragazzi annegati con modalità in apparenza accidentali, ma che Ozorowski ritiene essere opera di un serial killer.
Scettico in un primo momento, Dustin si lascia convincere ad aiutare Aqil, restando sempre più coinvolto nell’indagine, tanto da perdere presto il contatto con la realtà fragilissima della sua vita.
Ecco il trauma che torna, portato in superficie da una nuova forma di male.
In questo suo nuovo ruolo da investigatore, Dustin non si rende conto della deriva a cui si sta lasciando andare il figlio più giovane, Aaron, che abbandona l’università, si droga; nel suo delirio, però, percepisce che qualcosa di malvagio, dalle profondità del passato, sta per riemergere in superficie e mescolarsi alle vicende tragiche del presente. Inizia a farsi domande e a cercare delle risposte, soprattutto dopo che viene a contatto con lo zio Rusty, finalmente uscito di prigione e ansioso di pulire il suo nome dall’infamia di quei delitti in odore di satanismo.
I cambi di prospettiva e di tempo non impediscono al romanzo di procedere con un ritmo incalzante e il lettore non può staccarsi dalla pagina per ascoltare il procedere della storia attraverso le voci diverse dei protagonisti, che si alternano nel raccontare la propria parte di storia.
Dopo un’inesorabile discesa verso l’inferno, nonostante un alone di verità venga mostrato alla fine del romanzo, Chaon non ci concede il sollievo di un “happy end”, non c’è redenzione né giustizia, non c’è un ritorno alla normalità e all’ordine. Tutto resta nebuloso e nell’incertezza di quella zona d’ombra all’interno della quale si muove ed agisce il male.