Paula McLain, Amore e rovina, tr. Francesca Cosi e Alessandra Repossi, Neri Pozza, pp. 416, € 18,00, eBook € 9,99
recensisce ELIO GRASSO
Dicembre 1938. Una bella ragazza del Missouri, scrittrice, accompagnata dalla madre e nell’anniversario della morte del padre, si ritrova a Key West durante un soggiorno a Miami. Annoiate dagli alberghi e dalla salsa Mornay arrivano speranzose nella città più a sud degli Stati Uniti, a un tiro di schioppo da Cuba. In Europa Francisco Franco aveva già effettuato il colpo di stato, i soldati nazisti marciavano, le dittature fiorivano ovunque, Parigi era bloccata dagli scioperi: la catastrofe annunciata. Tutto questo Martha Gellhorn l’aveva visto nel suo viaggio oltreoceano compiuto due anni prima, quando l’ultimo lavoro (The Trouble I’ve Seen) stava per essere pubblicato. Ottime recensioni, ma non vendeva. L’angoscia per gli accadimenti, la giovinezza temeraria, il fortissimo desiderio di aprire una finestra sul mondo, e dunque di arrivare “sul campo”, stuzzicavano e tormentavano lo spirito appassionato della scrittrice.
Dunque ora siamo nella “disordinata, magnifica Key West”. Metà pomeriggio in un bar buio e quasi vuoto, spazzatura non recente sul pavimento, un barista enorme prepara a figlia e madre dei daiquiri incomparabili. All’altro capo del bancone un tizio trasandato legge una pila di lettere. Martha e lui si osservano senza darlo troppo a vedere, Martha sa benissimo chi sia quell’uomo dall’ampio petto, tiene la sua foto in borsetta. Ma distoglie lo sguardo, beve il suo drink aspro e forte, ascolta il soffio pesante delle pale del ventilatore sopra la testa e non ha nessuna intenzione di avvicinarsi, non saprebbe come affrontare una conversazione. Il barista, frantumando altro ghiaccio per il secondo giro di daiquiri chiede da dove venissero le due donne. “Da St. Louis”. Improvvisamente l’uomo (dotato di una “grazia animalesca”) si alza dallo sgabello e si avvicina. Hemingway. Tutta l’America sa chi sia. Madre e figlia, molto belle entrambe, salgono sulla Ford coupé nera per un tour privato di Key West in compagnia di Ernest Hemingway.
Inizia così questo libro di Paula MacLain, e quello che ci si aspetta accade. Come fosse scritto in prima persona da Martha Gellhorn (e sta qui la totale bravura dell’autrice) vi si legge l’intera vita avventurosa della scrittrice e del dilagante, incommensurabile Papa lungo gli anni che li videro viaggiare, amarsi con furia, distaccarsi, riprendersi, affittare e poi acquistare casa vicino a L’Avana (la superlativa Finca, rifatta dal pavimento al tetto con profusione di cura, energie e denaro proprio da Martha), sposarsi, litigare, e lasciarsi per sempre. Dal 1936 al 1944.
Anni furibondi di grande confusione, guerra ed eccidi in Europa, i due sono corrispondenti in Spagna, lei probabilmente unica donna reporter al fronte, fra le trincee e sotto le bombe devastanti città e campagne, in una frenesia di coraggio e passione amorosa che le faranno scrivere servizi di gran successo. Il difficile rapporto con Hemingway, le conseguenze di un inevitabile scontro intellettuale aggravato da temperamenti impetuosi, da bevute leggendarie a cui nessuno dei due si sottrae, e dalla gestione familiare a dir poco complicata dell’autore di Addio alle armi, mette a dura prova mente e corpo di questa donna intrepida e schietta, capace di dar lampi da 1500 watt.
L’autrice della biografia romanzata, basata su fatti storici, documenti e lettere, è di certo innamorata della sua eroina, ne indaga a fondo i risvolti emotivi, segue passo passo le tracce lasciate sul continente europeo devastato: l’esito pregevole (annotando qui l’ottimo lavoro delle traduttrici) è compreso in quel che si legge, nella cronaca impietosa di un decennio distruttivo e suicida. Il secondo suicidio europeo collettivo, dopo quello consumato dalla Prima guerra mondiale.