Carmen Korn, È tempo di ricominciare, tr. Manuela Francescon, Fazi Editore, pp. 276, euro 20,00 stampa
di GIOACCHINO DE CHIRICO
È inevitabile pensare a Elena Ferrante quando si legge la trilogia della scrittrice tedesca Carmen Korn, tradotta in Italia dall’editore Fazi. Attualmente si possono trovare in libreria i primi due volumi: Figlie di una nuova era (pp 528, euro 17,50), uscito nell’ottobre del 2018, ed È tempo di ricominciare, distribuito all’inizio della primavera di quest’anno. In tedesco il titolo dell’intera opera suona freddamente come Jahrhundert, “Il secolo”.
Dalla parte della Ferrante, due ragazze italiane, Elena e Raffaella, diverse per ceto sociale e per carattere, amiche per la pelle. Dalla parte della Korn, quattro ragazze tedesche, legate da vicende che vivono in parallelo con gradi differenti di partecipazione e scelte che a volte le dividono.
Henny, Käthe, Lina e Ida sono diverse, per carattere ed estrazione sociale, eppure sono molto unite, al punto da sostenersi anche quando la vita toglie loro qualsiasi altra cosa. La forza della loro coesione e, al tempo stesso, le loro radicali differenze permettono all’autrice di guardare, da diversi punti di vista, il vero oggetto del suo interesse: la Germania, i suoi cittadini, la società che costruiscono e che contribuiscono a cambiare.
Il fatto che tutti i personaggi principali siano donne offre diverse opportunità narrative facilitando la relazione con la sensibilità di chi scrive e aiutando i lettori a guardare la Storia con la S maiuscola attraverso gli esiti e le dinamiche più profonde che vengono incise nella vita comune dei cittadini. E così le mogli, le madri, le figlie, le sorelle e le amanti sono la nostra guida in vicende fatte di paura e speranza, di inganni e tradimenti, di desiderio di soccombere e voglia di rinascere. Con grande onestà, Carmen Korn ci dice delle persecuzioni naziste, dei campi di concentramento, delle simpatie per Hitler, di chi riesce a “cadere sempre in piedi”. Ma si sofferma anche sui germogli di pace e giustizia che, contro tutto questo, la società tedesca, lentamente ma in modo robusto, è riuscita a far nascere e coltivare. Anche se, la costruzione del Muro nel 1961, è sembrato proporre nuovi spettri di guerra su una nazione già martoriata.
Come nel caso di Elena Ferrante, l’Italia è vista da una Napoli vivace e particolarmente adatta a raccontare i cambiamenti di una gran parte del secolo scorso. Così, nel caso della Carmen Korn, l’ampio set narrativo è offerto da Amburgo città industriale, una delle locomotive dell’economia tedesca, durante la dittatura nazista come durante il dopoguerra.
Il secondo volume della trilogia termina nel 1969, quando tutto cambia. Ora si tratta di aspettare l’uscita del terzo volume, affidato sempre all’abilità di Manuela Francescon e Stefano Jorio, i due traduttori che si sono assunti con successo l’onere di un lavoro imponente.
La formidabile versatilità della scrittrice Carmen Korn, giornalista, saggista, autrice di romanzi per bambini e per adulti, è un prezioso valoro aggiunto che ci garantisce una scrittura fluida e leggera senza mai essere superficiale. Inoltre, documentatissima.