Per inaugurare la nuova rubrica “Libri Merdavigliosi”, si propone un libro che rientra subito fra le eccezioni meritevoli. Se l’era dei social network ha agevolato il lavoro per gli editori – appena un fenomeno ha un congruo numero di seguaci, pubblicarne il libro garantisce sicuro riscontro – d’altra parte ha immesso nel mercato una quantità di instant book perlopiù sciatti e insignificanti (al di là delle tirature).
Il caso de L’insostenibile leggerezza del governo del cambiamento è però sensibilmente diverso. Si tratta di un romanzo satirico derivato da una pagina Facebook (L’interno del ministro) che, come una sorta di diario segreto dell’ormai ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, ha accompagnato una nicchia di lettori lungo tutta la durata del primo governo Conte. Anche se l’autore è anonimo, sul sito di Feltrinelli viene segnalato come Pietro Fara, cui è associato un altro titolo per UTET, mai pubblicato nonostante l’uscita fosse attesa per l’autunno del 2018. Questo testo inedito rimandava a un’altra pagina storica della galassia Facebook italiana, ovvero Una foto diversa della prima Repubblica. Ogni giorno. È plausibile, quindi, pensare che Fara sia autore in entrambe le pagine e probabilmente UTET abbia preferito rinviare il suo esordio, sostituendo il libro previsto con quello che riteneva essere il prodotto più promettente fra i due. Si tratta di personali deduzioni, non avendo informazioni ulteriori se non queste.
Ad ogni modo, il piano metaletterario e il gioco fra realtà e finzione sono stati curati abilmente, creando una compenetrazione eccellente fra libro, realtà e pagina Facebook. Se i neofiti possono approcciare l’opera (piuttosto breve) come una semplice satira del ministero di Salvini, per i lettori della prima ora la lettura risulta ancora più piacevole: il pericolo di perdere quell’aura da samizdat di nicchia è appunto evitato con questa costruzione mediatica più ampia, per cui non risulta chiaro se il libro sia stato scritto in funzione della pagina Facebook, o la stessa pagina sia stata creata esclusivamente come volano per la promozione dell’opera. Del resto, non è qualcosa di importante e il montaggio fra i materiali inediti e i pezzi migliori della pagina risulta fluido e credibile.
Il progetto risulta unico per la raffinatezza della costruzione del personaggio, lontanissimo da una caricatura che avrebbe potuto normalizzarlo, attenuandone la potenza satirica: il Ministro de L’insostenibile leggerezza del governo del cambiamento è un quarantenne istruito e sensibile, bibliofilo e appassionato cultore di filosofia e letteratura. Ad avere voce è il suo io più nascosto, Ismaele, contrapposto al Capitano (il Salvini crossmediatico della Bestia) e al Duca (il Salvini istituzionale). Lungi dalla schizofrenia, queste tre anime sono solo le tre maschere principali di un uomo machiavellico e spregiudicato, ma al contempo lacerato dal ricordo del breve amore per Josette (che i lettori storici finalmente conosceranno). Suo unico contraltare è Morisi, tratteggiato come altrettanto colto e machiavellico, seppure meno tormentato di Ismaele.
Come si può notare già da questa breve sinossi, il gioco citazionistico è continuo e, per quanto colto, piuttosto scoperto e accessibile a chiunque abbia frequentato il liceo o i dipartimenti di lettere e filosofia. L’accuratissimo gioco delle citazioni fra cultura alta e bassa quanto più risulta coerente con la realtà tanto più è valido, generando una miriade di effetti comici. La cosa notevole, infatti, è l’equilibrio con cui questo viene costruito per descrivere la nostra realtà e non appunto una sua versione buffonesca, anzi – attraverso vari leitmotiv, come l’ossessione filologica di Ismaele per traduzioni ed edizioni rare – l’autore tratteggia una satira su più livelli: da un lato viene irriso Salvini, donandogli una profondità che (forse) non possiede, dall’altro tutto il mondo politico italiano viene messo alla berlina.
Persino lo stesso pubblico a cui è rivolto ne esce con le ossa rotte, visto che Ismaele è esso stesso una satira del quarantenne semicolto radical chic di sinistra, con le sue consuetudini (la Feltrinelli e le tisane biologiche) e le piccole idiosincrasie e ossessioni culturali, volte quasi a mascherarne la cialtronaggine e l’inconcludenza esistenziale. Non è un caso, del resto, che la copertina sia apertamente copiata da quelle di Adelphi, editore feticcio per Ismaele e quelli come lui, cioè quelli come noi.