“È vero, nei miei testi c’è molto misticismo, molta religione, molto mito, passi di Bibbia, riferimenti ai Veda, alla Kabbalah, e sì, certo, c’è molta psichedelia, tutto quello che ha a che fare con la vita interiore mi interessa moltissimo, sono influenzato dal romanticismo tedesco, Hoffmann su tutti, dal surrealismo, dal realismo magico, ma anche da musicisti come Lennon o i Pink Floyd. Sono interessato a qualunque cosa faccia esplodere la testa e le percezioni, bisogna andare nel muso agli archetipi junghiani, sfidarli sul loro terreno, che è quello della sincronicità, a volte addirittura della schizofrenia. Non si può uscire da questo se si lavora seriamente su certi temi, e non c’entra solo il fatto che Pynchon, uno scrittore postmoderno fortemente influenzato dalla psichedelia, sia tra i miei punti di riferimento assoluti: il fatto è che il mio principale interesse è la sostanza della realtà, ma intesa nel senso più ampio possibile. Le visioni, i sogni, sono realtà. Quella che chiamiamo comunemente ‘realtà’ non è che la superficie delle cose. La vita allucinatoria è vera quanto la vita “reale”.
da “La conoscenza non ha confini“, intervista di Vanni Santoni, da Le parole e le cose2
Tentare un’analisi di questa mastodontica opera di Cărtărescu, scrittore romeno nato nel 1956 e più volte indicato come possibile premio Nobel, è una sfida complessa e affascinante, proprio per la stessa natura dell’opera: oltre millecinquecento pagine nell’edizione italiana Voland, testo originale scritto a mano, per accumulazione progressiva, senza un progetto iniziale e senza revisione in corso d’opera, è strutturato come labirinto di ricordi personali, ricostruzioni di fatti reali e di trasfigurazione fantastica, intorno a una serie compatta e limitata di immagini-simbolo che assumono funzione di mitologia letteraria.
“La struttura di Abbacinante è quindi un viaggio progressivo dalla visione alla realtà, anche la struttura a farfalla costituita dai tre volumi è al servizio di tutto questo. È però importante ricordare che non è un libro pensato a tavolino, se non nei suoi tratti generali. So che sembra incredibile, ma per fortuna ho i taccuini per provarlo: ho scritto tutti e tre i volumi a mano, senza editing e senza fare più schemi in corso d’opera, insomma quella che si trova nei libri è sostanzialmente la prima bozza, a parte la revisione e qualche taglio occasionale. Si tratta del frutto di un flusso ispirativo continuo, lento ma costante, quasi medianico, a metà tra il fare poesia in prosa e la scrittura automatica. Ogni mattina rileggevo l’ultima pagina fatta e procedevo, lentamente, seguendo l’onda e sforzandomi soprattutto di tenere legati i fatti e le chiavi simboliche.”
da “La conoscenza non ha confini“, intervista di Vanni Santoni, da Le parole e le cose2
La tripartizione dell’opera, pubblicata nell’arco di dodici anni, si ispira al profilo di una farfalla, immagine-simbolo che ritorna spesso nella narrazione: il primo volume, Aripa stângă (L’ala sinistra) è del 1996, Corpul (Il corpo) del 2002 e Aripa dreaptă (L’ala destra) del 2007. Lo stile di scrittura è omogeneo: ricco di divagazioni, di strutture sintattiche complesse impreziosite dall’uso di termini scientifici tratti da discipline diverse — dettaglio che rimanda naturalmente a Thomas Pynchon, d’altronde esplicitamente chiamato in causa dall’autore. La lingua di Cărtărescu è concreta, molto visuale (per esempio, ricorre molto a descrizioni di colori per creare immagini vivide nella mente del lettore) anche negli episodi più astratti e simbolici. La grande differenza con Pynchon invece è il fatto che in Cărtărescu è completamente assente l’humour nero, aspetto del quale l’autore è conscio, mentre è spinta a conseguenze molto più estreme la scrittura rizomatica. Mi riferisco naturalmente al modello semantico elaborato in Millepiani / capitalismo e schizofrenia di Gilles Deleuze e Félix Guattari, che prende come metafora il rizoma del mondo vegetale, come alternativa a una interpretazione lineare. Nel rizoma il linguaggio è un fenomeno vivente, che si esplicita in una serie di significati diversi, di collegamenti e interpretazioni che rendono più profondo il significato complessivo; all’opposto della struttura gerarchica, lineare o ad albero, la scrittura rizomatica stabilisce connessioni in ogni direzione.
Il mito che Cărtărescu segue è quello del libro come entità vivente, la cui logica è insieme la simmetria e il concrescere mutevole. Se infatti lo schema triadico è così evidente e insistito da apparire, alla fine, formalistico e misterioso (scandisce sia l’intera trilogia, sia questo singolo volume), la legge che costruisce il succedersi delle pagine è ancora più oscura. Un sistema di riprese tematiche e simboliche percorre infatti l’intero volume e si espande anche oltre i confini della trilogia, recuperando materia di altri romanzi, come Travesti (1994); eppure, intuire le tracce di un disegno non significa affatto comprenderne l’ordine. Con premeditazione, la scrittura resiste a una piena intelligibilità.
da Raffaele Donnarumma, “Il corpo di Mircea Cărtărescu“, da Le parole e le cose2
Si può individuare una chiave di lettura per la divisione in tre volumi, suggerita anche da interviste dell’autore.
L’ala sinistra è incentrato soprattutto su ricordi d’infanzia, sul contrasto tra le sensazioni di un bambino, Mircea, figlio unico molto amato, e le restrizioni di una famiglia di pochi mezzi che vive in un paese del socialismo reale (la Romania, naturalmente); in questo primo volume gioca un ruolo fondamentale la madre Maria (Marioara) in bilico tra ricordi infantili e trasfigurazione narrativa: Marioara diventa protagonista di un caleidoscopio di racconti, materiale narrativo tratto da narrazioni tradizionali, storie del tempo di guerra e invenzione fantastica che ne fa un prototipo della donna in un paese spinto ai margini della Storia.
Il corpo mescola ancora ricordi d’infanzia di Mircea, con altri che risalgono all’adolescenza, un passaggio che coincide con il deterioramento politico della Romania, il tradimento della promessa di rinnovamento di Ceauşescu e l’instaurazione del culto della personalità. Mircea adolescente comincia a scrivere un monumentale manoscritto, un accumulo di carte in cui riporta pensieri, racconti, poesie, che somiglia moltissimo a Orbitor. In questo secondo volume prosegue l’elaborazione fantastica della realtà, e il continuo ritorno di immagini-simbolo che strutturano la poetica del romanzo in un corpus estremamente compatto. Il contenuto visionario dei racconti si attenua, si affaccia un elemento politico. Secondo l’autore, la struttura “a farfalla” della narrazione si sposta in questo volume dalla madre “a me stesso”, a sottolineare l’importanza dell’identificazione autobiografica di Cărtărescu con il personaggio Mircea.
L’ala destra infine ruota intorno alla figura del padre, ma questa distinzione sottolineata dall’autore stesso non va intesa in senso tematico, bensì come simbolo del progressivo allontanamento nel corso della narrazione dal mondo dell’infanzia, del fantastico, dell’onirico, verso quello della maturità, del concreto e del politico. L’intero terzo volume è dedicato, pur con lunghe digressioni e storie collaterali, alla rivoluzione romena del 1989 e al successivo colpo di mano che destituisce Ceauşescu: un racconto dettagliato di quelle due settimane in dicembre, trasfigurato da episodi metaforici che sono comunque conseguenza logica di racconti dei volumi precedenti.
“Rivedeva nella nebbia un lungo articolo illeggibile, con un titolo a caratteri cubitali che aveva cercato di decifrare invano, un articolo accompagnato dall’illustrazione di una cartina dell’Europa dell’Est, del lager socialista, in cui un vasto semicerchio – che cominciava con la Germania dell’Est, scendeva giù per la Cecoslovacchia, svoltava verso l’Ungheria e la Romania, per poi risalire nelle steppe russe – componeva, a enormi lettere maiuscole, la parola
O R B I T O R
Capiva di avere fra le mani un documento di importanza storica. Le lettere che formavano la parola riproducevano gli itinerari delle carovane di girovaghi che tagliavano per le foreste, attraversavano i corsi d’acqua, scalavano le montagne, si avventuravano in paludi solforose, in modo da disegnarla (per quale occhio?) sulla curvatura del pianeta sotto forma di tracce invisibili. Ed era stato lui, l’ufficiale della Securitate Stănilă Ion, grazie alle sue eccezionali doti, a sventare una cospirazione (fomentata dai fascisti? dagli americani? dagli extraterrestri di cui parlava il mensile “Știinţă și Tehnică”?) contro l’ordine costituito nei Paesi membri del patto di Varsavia.”
da Abbacinante. L’ala sinistra
Il numero di personaggi principali di Orbitor è estremamente ridotto in proporzione alla lunghezza dell’opera: poco più di una decina, dal momento che i protagonisti assumono di volta in volta ruoli e funzioni diversi negli infiniti frammenti di narrazione che galleggiano come isole nel mare del flusso narrativo. I protagonisti del romanzo (difficile definirlo “trilogia”) sono:
Mircea (diminutivo Mircişor), io narrante che spesso lascia la voce a altri punti di vista immersi o a un narratore onnisciente; c’è una forte sovrapposizione tra il Mircea-autore e il Mircea-personaggio, un giovane che sta scrivendo un interminabile, labirintico manoscritto dove annota pensieri, ricordi, poesie, romanzo-mondo che desta persino la curiosità della polizia politica.
Maria (diminutivo Marioara), madre di Mircea, mamma amorevole e iperprotettiva, proviene da una famiglia d’origine bulgara; si è trasferita a lavorare nella capitale durante la Seconda guerra mondiale; in gioventù è stata appassionatamente amata da Ionel, ma ha sposato Costel. La sua maturità è afflitta dal gravoso compito di mandare avanti la famiglia durante la crisi alimentare romena degli anni Ottanta. Il figlio vive con lei un rapporto simbiotico. In una delle storie più belle, nel secondo volume, per contribuire al bilancio di famiglia Maria lavora al telaio un magnifico tappeto di lana di forma cubica, che tagliato a strati mostra mondi magnifici di prodigiosa immaginazione, simbolo della struttura multidimensionale di Orbitor.
Costel, padre di Mircea e marito di Maria, di umili origini, dapprima lavora in fabbrica, poi viene assunto come giornalista in un quotidiano politico. È tra i molti romeni che hanno creduto veramente nel comunismo, si è iscritto al partito, per finire terribilmente deluso dal culto della personalità di Ceauşescu e della moglie Elena.
Ionel (Ion) Stănilă, ex spasimante di Marioara, ufficiale della Securitate, benché giudicato non adatto all’attività diretta di repressione. Ha sposato Emilia, donna che sublima la propria affermazione pubblica attraverso la soddisfazione sessuale, apparentemente molto diversa dal carattere del marito ma senza ambizioni di ascesa sociale.
Victor, gemello di Mircea, rapito mentre era ancora in fasce e portato a Amsterdam; divenuto mercenario e poi legionario, ha girato diverse zone di guerra fino alla rivoluzione dell’89, quando scopre le proprie origini romene; Maria e Costel hanno “dimenticato” la sua esistenza come difesa psicologica.
Herman, giovane con una grave malformazione fisica, abita all’ottavo e ultimo piano del bloc dove vive Mircea e ha un lavoro di guardiano notturno; estremamente intelligente e incline alla speculazione filosofica, ha una forte influenza su Mircea. Nel terzo volume soffre di un tumore al cervello di forma molto particolare. Possiede nella propria camera un dipinto del pittore Desiderio Monsú.
Cedric, musicista di colore conosciuto da Marioara prima della guerra, è protagonista di un lungo racconto nel primo volume, ambientato a New Orleans; ritorna al termine del secondo volume.
Witold, progenitore di Mircea, nobile polacco che si trasferisce a Como importandovi l’industria della seta: è protagonista di un lungo racconto tra realistico e fantastico nel terzo volume.
Temi e simboli
La farfalla. Simboleggia la simmetria, la pienezza della ricomposizione degli opposti, e anche il concetto di “dipendenza sensibile dalle condizioni iniziali”; è la vittima dei molti ragni che si trovano in tutti i tre volumi; è la forma del lupus erimatoso sull’inguine di mamma Marioara, il figlio partorito dalla donna chiusa per dodici anni nell’ascensore, lo stadio finale dei bachi da seta coltivati a Como da Witold, l’antenato di papà Costel, e così pure la forma della tessera del partito comunista bruciata con un fiammifero dopo la caduta di Ceauşescu; è un simbolo del tempo, l’ala sinistra nel passato, la destra nel futuro.
“Le tre parti che compongono Abbacinante corrispondono ai tre volumi e allo schema simbolico e strutturale che ho scelto, quello della farfalla, considerata dai greci il modello dell’anima umana per il suo mutare da bruco terreno in essere meraviglioso, capace di anelare al cielo.”
da “Una letteratura alchemica“, intervista di Vanni Santoni, Il Manifesto
La trasparenza. Diverse agnizioni dei protagonisti sono ottenute grazie alla innaturale trasparenza delle cose, soprattutto del corpo umano o degli insetti: per esempio il tumore cerebrale di Herman viene rivelato a Mircea grazie alla trasparenza del cranio. La realtà non è quella che si vede, a volte si assottiglia al punto di divenire trasparente e rivelare la natura di ciò che cela.
Gli insetti. Non soltanto farfalle, ma ragni, tarantole, bachi da seta, scolopendre, scorpioni ritornano in tutta la narrazione, non in funzione orrifica bensì simbolica, onirica, come violazione dei limiti dell’organico, trasformazione degli organi del corpo umano, stadio larvale di mutazioni biologiche e metafisiche.
Bucarest. La Romania è una nazione sudamericana che si è perduta in Europa, del resto anche i nostri destini sono simili: dittatori, corruzione, uno spirito e una lingua latina, e il rifugio, l’ossessione, della fantasia. Anche quando si cerca la realtà, è difficile che non ci sia una scollatura, ad esempio molti commentatori di Abbacinante hanno scritto che si vede molto Bucarest, la Bucarest degli anni della dittatura, ma si tratta di una città immaginaria, non sono voluto neanche andare a ricontrollare i luoghi, le impressioni, ho ricreato attraverso la memoria una città ectoplasmatica che costituisce una sorta di sensazione concentrata di Bucarest.
da “La conoscenza non ha confini“, intervista di Vanni Santoni, da Le parole e le cose2
Gli Scienti. Consorteria segreta più volte richiamata nei tre volumi; non sono un elemento di teoria del complotto, ma Mircea si dimostra più volte consapevole dell’esistenza di una setta che vigila sull’umanità. La loro presenza è talvolta associata con rituali pseudo religiosi, per dimostrare la fondamentale unità tra materialismo e trascendenza.
Sotterranei. Molte rivelazioni avvengono in vasti spazi celati sotto il suolo: l’esperienza di Marioara nel primo volume, quella di Costel nel secondo, la cerimonia degli Scienti. Al di sotto della superficie del reale esistono luoghi inesplorati che contraddicono la conoscenza comune.
Misticismo. Dalle cerimonie segrete degli Scienti alla conoscenza della Bibbia di Herman, oltre a varie citazioni bibliche, il romanzo è permeato di un misticismo vissuto come antitesi alla piatta realtà materialista che è la filosofia ufficiale di un regime degenerato; questo aspetto trascendente non si alimenta solo con testi sacri, ma anche con la Divina Commedia e il Faust.
La terminologia scientifica. Credo che sia indispensabile per uno scrittore, oggi, abbeverarsi da ogni possibile fonte di conoscenza. La realtà ha raggiunto un livello di complessità tale da richiedere una molteplicità di strumenti in concerto per essere compresa. In effetti, oltre a queste discipline mi rifaccio anche ad altre più antiche, come l’alchimia, che ovviamente è molto meno “scientifica”, ma dall’altro lato offre archetipi e filtri interpretativi molto interessanti per un narratore.
da “Una letteratura alchemica“, intervista di Vanni Santoni, Il Manifesto
Il tikitan. Il linguaggio privato che usano le due bambine ricoverate in ospedale insieme a Mircea non diventa un elemento di teoria del complotto, ma assume la funzione simbolica di paese del mito (“il lontano paese di Tikitan”), o anche di linguaggio sacro:
“la lingua immemorabile di tutti i bambini, quella dei fratelli gemelli abbracciati dentro l’utero della madre che si sussurrano cose, quella che usano i feti solitari per incidere messaggi con la punta dell’unghia sulle pareti dell’utero, per le sorelline e i fratellini futuri che sarebbero forse passati di là, e avrebbero forse anche portato, più tardi, i vestiti del fratello maggiore fin quando non si fossero completamente scoloriti… A mano a mano che crescevano, dimenticavano totalmente la lingua ancestrale di quella patria migliore, il Regno da dove tutti siamo venuti e dove bramiamo tornare, e soltanto un briciolo di allusioni degradate, mentre i miti trapassano in racconti e gli idoli divengono bambolotti scarabocchiati con la biro, ricordavano ancora, similmente alle rovine, la megalopoli di un tempo: “An-tan-Tikitan, / Sever capitan” mormoravano i bambini alla conta, prima di lanciare il sasso lucente nelle caselle del gioco della campana che li portava all’inferno e in cielo.”
da Abbacinante. L’ala destra
Mircea Cărtărescu esordisce nel 1978 come poeta; dopo avere lavorato come insegnante di lingue, ottiene una cattedra alla facoltà di lettere dell’università di Bucarest. Per due anni accademici è lettore all’università di Amsterdam (1994) e poi di Stoccarda (2012). Benché sia senza dubbio il più famoso scrittore romeno contemporaneo, tradotto e pubblicato in molte lingue europee, non si sente integrato nell’intelligencija del proprio paese:
“In Romania gli scrittori sono piuttosto coinvolti in politica, tendono ad assumere il ruolo di intellettuali pubblici e opinionisti, molti colleghi hanno accettato questo compito con grande generosità, ma il nostro è un paese che non ricompensa la generosità, al contrario c’è da anni una forte tendenza anti-intellettuale, la gente crede che gli intellettuali siano moralisti e professorini e li odia, li teme, allo stesso modo in cui i ragazzini odiano aprioristicamente i professori. Ovviamente i mafiosi che gestiscono il paese fanno tutto quello che possono per coprire di fango gli intellettuali e alimentare questo sentimento nella gente. In un paese corrotto come la Romania avere successo nelle arti è pericoloso, più diventi percepito come importante e più devi soffrire.”
Ida Raffaele Donnarumma, “Il corpo di Mircea Cărtărescu“, da Le parole e le cose2
La pubblicazione in Italia delle opere di Mircea Cărtărescu avviene anche grazie all’interessamento attivo di Vanni Santoni e dell’editore Voland.
Appendice.
Indice degli episodi contenuti nei tre volumi di Orbitor
“Tu che leggi ora, distesa sul divano, questo libro illeggibile, che non dice nulla, non vuole nulla e non significa nulla, percorri insieme a esso, simile a una barca a vela, il piano trasparente del nostro mondo. Sei, all’inizio di questa frase, una sezione vista al tomografo – una donna con un libro in mano – recisa da una massa fusiforme che è il tuo vero corpo, e ora sei un’altra sezione, con un’altra sezione di libro fra le mani. Il mio libro ti accompagna come un cucciolo di foca che segue la sua mamma, assai più minuto di lei, e ciò che accade tra di voi, la fitta tela di ragno tra il tuo cervello e lei (due manoscritti uno di fronte all’altro, tra i quali i tuoi pensieri, le tue intuizioni e i tuoi tropismi scivolano come una spola o come un raggio sempre più intenso fra gli specchi di un laser) attraversa anche questa volta perpendicolarmente la membrana dell’esistenza, diventando una sfera di astrazioni scintillanti, il vero libro, l’interfaccia cerebrale fra la mia mente e la tua, il modo in cui io mi chino su di te e ti parlo.”
da Abbacinante. Il corpo
Abbacinante. L’ala sinistra
Orbitor. Aripa stângă
“Introduzione: la riprogettazione edilizia di Bucarest. Racconto fantastico della famiglia della madre, il clan Badislav. Prime esperienze erotiche raccontate da Anca, vicina di casa di via Silistra. Maria giovane sposa nel 1955 in via Silistra: discesa fantastica nel mondo sotto il cimitero. Maria e la sorella Vasilica arrivano a Bucarest per lavorare in un laboratorio di sartoria, prima della guerra: amicizia con l’attrice di varietà Mioara Mironescu; prime esperienze sessuali di Maria; rovinoso bombardamento alleato di Bucarest. Ionel, il primo innamorato di Maria, trova impiego come pulitore delle statue di Bucarest. Ricordi del batterista nero Cedric, conosciuto da Maria a Bucarest prima della guerra, quando viveva nella città di New Orleans, nel locale di Monsieur Desiderio Monsú. Maria e il fidanzato Costel scoprono una donna imprigionata da dodici anni nell’ascensore di un palazzo demolito dai bombardamenti. Racconto fantastico della donna imprigionata e della sua straordinaria gravidanza. Ricordi di Mircea nel bloc residenziale di viale Ştefan cel Mare: i vicini, i compagni di giochi; l’intelligenza di Herman, il giovane che abita all’ottavo piano. Ricordi infantili di Mircea, il trasferimento dalla casa nel quartiere Floreasca al bloc. Ricovero di Mircea a cinque anni d’età all’ospedale Colentina, dove viene tiranneggiato da due bimbe di sei anni, Carla e Bambina, che comunicano tra loro per mezzo di un linguaggio infantile, il tikitan. Ricordi del 1973: emiparesi di Mircea in seguito all’esposizione a una pioggia glaciale mentre torna a casa dal liceo; le cure ospedaliere. Racconto del fisioterapista cieco dell’ospedale: la setta degli Scienti. Ion Stănilă diventa agente della Securitate. Mircea recupera dopo l’emiparesi grazie a una cura con un medicinale chiamato Quilibrex. Racconto di Cedric: discesa nel mondo sotterraneo degli Scienti e lunga predica di Fra’ Armando; Melanie, Cecilia, l’Albino.”
Abbacinante. Il corpo
Orbitor. Corpul
“Introduzione: pensieri di Mircea adolescente, ricordi della vita nel bloc di viale Ştefan cel Mare. Mircea comincia a scrivere il suo labirintico manoscritto. Storia del capitano dei pompieri Vasile Badislav, bisnonno di Mircea. Storia di Maria bambina nel villaggio di Tântava. Ricordi dei primi anni di vita di Mircea. Mircea diventa “asociale” secondo la sicurezza dello stato; dittatura personale e crisi alimentare in Romania. Storia dei tappeti di lana intrecciati da Maria: in fabbrica, per contribuire al bilancio familiare, e poi a casa; interesse della Securitate. Mircea e Herman, vicino di casa. Storia delle sfilate alle manifestazioni politiche: disinganno generalizzato del paese. Mircea bambino gioca con gli altri bambini nel bloc, iniziazione al sesso. Racconto dell’innamoramento di Herman per Soile, a capitoli alterni con il racconto del circo che arriva in via Moşilor, nei pressi del bloc, i fenomeni da baraccone: storia della ballerina nana Katerina; storia del contorsionista indiano Vânaprashta Sannyâsa. Fantasia di Mircea al circo. La sfilata alla manifestazione politica. Mircea affida a Herman il proprio manoscritto. Ricordi di prima infanzia in via Silistra; la vicina di casa, Coca. Storia del musicista Cedric a Amsterdam; Maarten e le vie della prostituzione. Victor, il gemello di Mircea scomparso ancora infante da via Silistra: è stato rapito da Coca nel ’57. Maarten e Coca. Racconto di Coca in Olanda.”
Abbacinante. L’ala destra
Orbitor. Aripa dreaptă
“Bucarest dicembre 1989, la crisi alimentare si è aggravata; l’insurrezione di Timişoara. Mircea e Silvia. Insofferenza e aspettative della popolazione. Ricordi di Mircea, primi anni di vita. Si diffondono le notizie della dura repressione a Timişoara. Herman ha un tumore al cervello. Il piccolo Mircişor e le bambine. In casa si parla di comunismo e delle illusioni post-belliche. I sogni-incubi di Mircişor. La rivoluzione arriva a Bucarest. Ion Stănilă non viene giudicato adatto alla repressione dei manifestanti, si limita a scattare foto dei contestatori per il riconoscimento. Herman e la filosofia della farfalla. Proteste studentesche a Bucarest. La Rivoluzione romena personificata da una statua alta dieci metri. Mircea si unisce agli studenti, viene arrestato e interrogato dalla Securitate. Racconto del modo in cui suo padre Costel è divenuto giornalista. La carriera politica di Ceauşescu. Storia di Witold, il principe polacco antenato di Costel, che importò a Como la lavorazione della seta; compaiono i personaggi della storia di Cedric: l’Albino, Desiderio Monsú; Miriam, la figlia dell’orefice. Fuga dei Ceauşescu da Bucarest, scontri nella capitale. Ricordi d’infanzia: gli insegnamenti di Herman sulla Bibbia, le prime esperienze sessuali di Silvia; approccio omosessuale di “Dan il pazzo”. Le statue di Bucarest prendono vita. La statua della Rivoluzione romena protegge con il proprio corpo l’autoproclamato stato maggiore rivoluzionario. Arresto e esecuzione di Ceauşescu il giorno di natale. Nella Casa del Popolo (il palazzo del Parlamento), i rivoluzionari violentano la statua della Rivoluzione. Mircea lavora al suo manoscritto. Ion e Emilia ricordano il terremoto di Bucarest. Storia di Victor, mercenario, killer professionista, legionario; scoperta delle sue origine romene; alla caduta di Ceauşescu, si reca a Bucarest in cerca delle proprie origini. Le statue tornate in vita invadono Bucarest, scelgono di essere rappresentate da Ionel, che prima di entrare nella Securitate era l’unico a prendersi cura di loro. Mircea apprende l’imminente arrivo del suo gemello Victor. Scena finale: nella memoria di Mircea tornano tutti i personaggi dei tre volumi. Riunione dei gemelli.”
Bibliografia italiana di Mircea Cărtărescu
- Il Levante (Levantul, 1985), Voland, 2017
- Nostalgia (Nostalgia, 1993), Voland, 2003; nuova ed. 2012
- Travesti (Travesti, 1994, Voland, 2000
- Perché amiamo le donne (De ce iubim femeile, 2004), Voland, 2008
- Abbacinante: l’ala sinistra (Aripa stângă, 1996), Voland, 2008
- Abbacinante: il corpo (Corpul, 2002), Voland, 2015
- Abbacinante: l’ala destra (Aripa dreaptă, 2007), Voland, 2016
Tutte le traduzioni sono curate da Bruno Mazzoni
Interviste a Mircea Cărtărescu:
“Una letteratura alchemica”, intervista di Vanni Santoni, Minima & Moralia:
http://www.minimaetmoralia.it/wp/letteratura-alchemica-intervista-mircea-cartarescu/
“La conoscenza non ha confini”, intervista di di Vanni Santoni, Le parole e le cose:
http://www.leparoleelecose.it/?p=21705
“Discorsi sul metodo”, intervista di Vanni Santoni, Minima & Moralia:
http://www.minimaetmoralia.it/wp/discorsi-sul-metodo-17-mircea-cartarescu/
https://ilmanifesto.it/una-letteratura-alchemica/
“Intervista a Mircea Cărtărescu”, di Anna Belozorovitch, Versante Ripido:
https://www.versanteripido.it/intervista-a-mircea-cartarescu/
“Una giacca troppo stretta”, Intervista Francesca Marson, Le nuvole d’inchiostro:
http://www.lenuvoledinchiostro.it/una-giacca-troppo-stretta-intervista-a-mircea-cartarescu/