La camicia di ghiaccio di William T. Vollmann

( in foto William T. Vollmann esplora il proprio lato femminile)

Da Ovidio ho mutuato l’idea che nel nostro continente si siano succedute diverse ere, ognuna delle quali meno mitica della precedente. Per ragioni poetiche e didattiche ho stabilito che questa successione di epoche andasse suddivisa in sette momenti diversi e che pertanto ci sarebbero stati sette sogni.

William T. Vollmann

 

minimum fax ripropone in una nuova traduzione La camicia di ghiaccio di William T. Vollmann. Accanto alla recensione di Elio Grasso, riproponiamo l’articolo che Umberto Rossi aveva scritto per la rivista Pulp in occasione della prima edizione italiana del libro, uscita nel 2007.

Lo stile dell’universo intero
di ELIO GRASSO
L’organizzazione logica dei libri di Vollmann trascende il comune sentire, vi si trova dentro una marea di contenuti sublimi e montagne di indizi e saghe che giungono da ogni parte. Dal sottosuolo, e varcando oceani caldi o ghiacciati, l’inventario delle epoche giunge nelle strade americane, supera cancelli e porte di casette a schiera e appartamenti del Queens. Lo scrittore di Santa Monica farebbe l’inventario del contenuto di un bidone dei rifiuti (copyright Franzen), se necessario. E quasi sempre lo è. La riproposta da parte di Minimum Fax della Camicia di Ghiaccio s’innesta in una certa desolazione pubblicistica attuale, cercando di scardinarla dall’interno. Chi si addentra nelle saghe e nelle radici del mito americano, lì narrate, avverte subito la vertigine di fronte al potenziale creativo nudo e crudo. Inutile difendersi, pena una brutta fine degna delle Pinturas negras di Goya. La raffinatezza stilistica di Vollmann è inequivocabile, a differenza di quanto accade per altri propugnatori (non sono pochi) di epopee infinite e avventurosamente popolari.

Come indossare La camicia di ghiaccio, ovvero gli strani sogni di William il Cieco
di UMBERTO ROSSI
Ed è proprio l’incontro tra nativi americani e vichinghi che interessa Vollmann. Ma oltre a ripercorrere quell’antico scontro tra civiltà (tanto per cambiare discretamente sanguinario, come si vedrà), basandosi sui testi delle antiche epiche norrene (puntigliosamente citati in un ricco apparato di note, e brillantemente riscritti inventando un inglese da vichinghi), Vollmann, come negli altri volumi dei Sette sogni, viaggia (nel 1987) nelle terre dove quell’incontro ebbe luogo, va a visitare la Groenlandia, va a conoscere i groenlandesi di ceppo danese e quelli di sangue inuit o misto, e va a verificare come ancora oggi i rapporti tra i due mondi siano tutt’altro che idillici. Ed è qui il fascino pressoché sublime del libro: nel cortocircuito tra il passato antichissimo dell’epica e il presente attualissimo della cronaca di viaggio; tra l’antichità vichinga e la tarda modernità degradata. Lasciando che i due tempi si aprano l’un l’altro, e miracolosamente si complementino e si spieghino a vicenda.

(l’articolo qui riproposto è stato pubblicato su PULP Libri numero 73, maggio/giugno 2008, pagine 10-14)

BIBLIOGRAFIA IN ITALIANO di WILLIAM T. VOLLMANN

1999 – Storie di farfalle (Fanucci)
2000 – Puttane per gloria (Mondadori)
2001 – I racconti dell’arcobaleno (Fanucci)
2003 – Manette: Istruzioni per l’uso (Fanucci)
2005 – Afghanistan Picture Show, ovvero Come ho salvato il mondo (Alet)
2005 – Tredici storie per tredici epitaffi (Fanucci)
2007 – Come un’onda che sale e che scende (Mondadori)
2010 – Europe Central (Mondadori)
2011 – Venga il tuo regno (Alet)
2016 – Ultime storie e altre storie (Mondadori)
2018 – I fucili (minimum fax)