Kim Stanley Robinson / Contro il surriscaldamento

Kim Stanley Robinson, Il Ministero per il Futuro, tr. Francesco Vitellini, Fanucci, pp. 640, euro19,00 stampa

Uscito negli Usa nell’autunno 2020, The Ministry for the Future è rapidamente divenuto il Grande Romanzo di Riferimento per la “climate fiction”, quel particolare sottogenere che racconta il pericolo di una catastrofe climatica globale. Attualmente nessun autore al mondo – e non molti scienziati o economisti – sono in grado di fare una proiezione altrettanto realistica su come sarà possibile evitare un’apocalisse ecologica e sociale, una ipotesi che preveda soluzioni in campo economico, tecnologico, sociale e politico, talmente intelligente che sarebbe stata auspicabile la traduzione presso un grande editore non di genere.

Ci ha pensato invece, per fortuna, l’editore Fanucci, che negli ultimi tempi ha pubblicato le più interessanti novità della nuova science-fiction d’oltreoceano, evitando quelle copertine chiassose e di dubbio gusto che spesso caratterizzano l’editoria di genere dalle nostre parti – specialmente di fantascienza.

Ministero per il Futuro è ambientato nei prossimi decenni, che sappiamo saranno cruciali per la possibilità di rallentare l’innalzamento globale della temperatura. “Non possiamo permettere che la temperatura della Terra diventi molto più alta di adesso, senza creare ondate di calore mortali. Questa cosiddetta temperatura di bulbo umido, “bulbo umido 35”, è un indice di calore. È una combinazione di calore e umidità assoluti. Quando si arriva a una combinazione di calore e umidità sufficientemente alta, è semplicemente fatale per gli esseri umani che non hanno l’aria condizionata. Questo è un fatto nuovo: puoi prendere la macchina del tempo e tornare a cinque o sette anni fa, e la gente non ne parlava. Un bel po’ di intellettuali, economisti o esperti di scienze umane, tutti parlavano di adattamento, dicevano che semplicemente non saremmo stati in grado di mantenere l’aumento a 1,5°, o anche a 2°, e che gli umani sono duri, gli umani sono adattabili, si sarebbero semplicemente adattati, avremmo fatto il necessario. Non si rendevano conto che in effetti non possiamo adattarci a certe temperature che in questo momento sono molto vicine.” (K.S. Robinson intervistato da Vicki Robin)

Il romanzo è lungo, la vicenda articolata e complessa. Inizia con un evento catastrofico: un’onda anomala di calore colpisce l’Indostan, una temperatura così alta da rendere impossibile la vita. Le vittime si contano a milioni, intere regioni rimangono spopolate. La tragedia ha conseguenze sia locali che planetarie. Il governo indiano decide, con la contrarietà del resto del mondo, di spargere nel cielo del subcontinente un aerosol che riflette la luce solare, per impedire un nuovo aumento di temperatura. Intanto, c’è chi prende coscienza delle responsabilità dirette in quanto accaduto; nasce un’organizzazione clandestina che ha l’obiettivo di vendicarsi sulle persone responsabili del surriscaldamento del pianeta, naturalmente con metodi terroristi.

Dopo il tragico incidente indiano, i governi dei paesi più sviluppati si rendono conto del pericolo di una catastrofe ecologica e fondano, in base agli accordi di Parigi del 2015, un ente internazionale chiamano “Ministero per il Futuro”: sorta di “avvocatura” per le generazioni che ancora devono nascere, e che rischiano di venire al mondo in un ambiente irreparabilmente compromesso. La responsabilità del Ministero viene affidata a una cinquantenne irlandese, Mary Murphy, con un passato in organizzazioni internazionali. Quali poteri ha in concreto il Ministero? Cosa può fare contro l’inerzia dei governi, il disinteresse delle banche centrali, l’ostilità di tutti coloro che fondano il loro tenore di vita sullo sfruttamento di combustibili fossili, non solo le multinazionali del petrolio, ma anche intere nazioni? Se Robinson ha ragione, per raggiungere una vera sostenibilità non sarà assolutamente sufficiente la volontà delle persone di tutto il mondo, perché ci saranno forze che vi si opporranno con ogni mezzo: un negazionismo cieco e egoista che preferirà vedere la Terra devastata piuttosto che cambiare abitudini di vita.

Un secondo protagoniste è Frank May, volontario di un’organizzazione umanitaria scampato per caso all’ondata di calore, che cerca a sua volta una vendetta individuale. Sequestra Mary Murphy, perché l’istituzione che lei presiede non è sufficientemente incisiva nel combattere il cambiamento climatico. Questo provoca in Murphy una progressiva presa di coscienza, e le fornisce probabilmente l’impulso per ampliare l’azione sui diversi attori energetici e aumentare la pressione su governi e organizzazioni internazionali; e con qualsiasi mezzo, anche con un dipartimento “operazioni speciali” del Ministero per il Futuro.

Il romanzo alterna lunghi capitoli, in cui i protagonisti sono Mary e Frank, a capitoli più brevi, apocrifi scritti in una varietà di stili diversi: trascrizioni di conversazioni o dibattiti ufficiali, rapporti e relazioni, racconti di prima mano, confidenze, memorie, un ventaglio di notizie da tutto il mondo. Robinson sposta il baricentro della fiction climatica dagli Usa, che come scrive esplicitamente sono “un freno al cambiamento”, verso l’Europa, in cui individua un centro d’equilibrio tra i paesi in via di sviluppo e il primo mondo. È in Europa che il processo della sostenibilità avrà inizio. La sede del Ministero per il Futuro è stabilita in Svizzera, a Zurigo — città che l’autore conosce bene perché visse qui due anni, dove la moglie seguiva un dottorato in tossicologia ambientale.

Il Ministero per il Futuro presenta una quantità di idee pratiche su come potrebbe avvenire una rivoluzione sostenibile, ma racconta anche che l’operazione non sarà per nulla indolore. Malgrado ogni ragionevolezza, ci saranno fortissime resistenze da parte di chi preferisce un vantaggio personale immediato a una situazione di equilibrio di lunga durata. La differenza di prospettiva con un altro romanzo che racconta la transizione sostenibile, Walkaway del canadese Cory Doctorow (naturalmente, ancora inedito in Italia), è nel fatto che mentre il secondo mette in scena una vera e propria guerra tra i privilegiati e le avanguardie della sostenibilità, Robinson sceglie di raccontare una trasformazione ottenuta con pressione sui poteri suscettibili di cambiamento, banche centrali e governi in primis.

Molte idee contenute nel romanzo sono valide suggestioni per gli esperti, specialmente in campo economico; altre sono più fiction, più visionarie, ma non per questo risulterebbero meno efficaci all’atto pratico. Un esempio: la diluizione nel mar glaciale artico, ormai privo di ghiacci permanenti, di una soluzione colorante per aumentare l’albedo del pianeta e impedire un ulteriore innalzamento della temperatura globale; un secondo esempio: il contrasto allo scioglimento dei ghiacci antartici con la riconversione di impianti d’estrazione di combustibili fossili, destinati al pompaggio di acqua dall’oceano ai ghiacciai, in modo che si ricongeli. Ma tra le soluzioni più efficaci, c’è quello di un massiccio intervento di tipo economico sulla decarbonizzazione, una sorta di quantitative easing applicato al sequestro di carbonio: “Tutti abbiamo visto il quantitative easing nel 2008, dopo il grande crollo del settore immobiliare, e poi l’anno scorso con la pandemia, e poi la scorsa settimana, con il gigantesco disegno di legge del Congresso degli Stati Uniti, e le stesse cose erano state in corso nell’Unione europea: è creazione di nuova moneta. E ciò che è interessante quando aggiungi la parola carbon al quantitative easing, è che il nuovo denaro è specificamente designato, innanzitutto alla decarbonizzazione. Dopodiché, lo spendi in cose buone e fluisce nell’economia come qualsiasi altro denaro. È un mezzo di scambio, d’immagazzinamento di valore. Ma è la prima spesa creata dai governi – dovrei aggiungere qui, perché è davvero importante dire che questa non è una criptovaluta. Questa non è una valuta privata come Bitcoin, che è fondamentalmente una truffa […] Sto parlando di valuta legale, denaro creato dai governi e sostenuto dalle banche centrali. Quindi, se le banche centrali si unissero e dicessero che creeremo, per il bilancio annuale, un paio di trilioni di dollari all’anno, che vanno direttamente al lavoro di decarbonizzazione e pagano le cose necessarie a salvarci dalle temperature ‘a bulbo umido’, questo comincerebbe ad abbassare la temperatura, risucchiando il carbonio dall’atmosfera. E impedirebbe di bruciare più carbonio attraverso i combustibili fossili, e anche i combustibili fossili stessi dovrebbero essere considerati una sorta di risorsa bloccata per le nazioni che controllano i combustibili fossili tra cui gli USA: e ci sono una decina, o una dozzina di importanti stati petroliferi che hanno bisogno di sapere che le loro finanze non saranno rovinate mantenendo sottoterra quel carbonio che hanno già ceduto.” (K.S. Robinson intervistato da Vicki Robin)

Non deve stupire dunque il fatto che in certi circoli economici si sia già cominciato a discutere seriamente alcune delle idee contenute in Il Ministero per il Futuro. Non è una lettura che concede molto spazio all’avventura, ma è un autentico contenitore di idee hard, fantascienza hard “congelata” nel presente, dal momento che già oggi abbiamo tutte le risorse per implementare le soluzioni messe in scena da Robinson.