Kari Hotakainen / Solo gli animali se la passeranno bene

Kari Hotakainen, La grande migrazione, tr. Nicola Rainò, Iperborea, pp. 320, euro 18,50 stampa, euro 9,99 epub

Pare non esser nuovo all’ironia il sessantaseienne scrittore finlandese; di lui, diceva il connazionale Arto Paasilinna: “È un umorista temibile, intelligente, acuto, quasi calcolatore”. Il primo romanzo di Kari Hotakainen pubblicato in Finlandia nel 1991, è una biografia di Buster Keaton, mentre il primo tradotto in italiano e pubblicato nel 2006 sempre da Iperborea, s’intitola Colpi al cuore: “vera” storia (totalmente inventata) del film Il padrino di Francis Ford Coppola, dove si racconta di come la produzione, temendo rappresaglie della mafia, preferì girarlo in Finlandia. Dello stesso autore, sono sempre i tipi di Iperborea a pubblicare Via della Trincea nel 2009, Un pezzo di uomo nel 2012 e infine, a tre anni di distanza, La legge di natura dove, tra le altre cose, si scopre che (non è vero, è un’altra invenzione) Bob Dylan – sì, proprio lui, il cantautore americano – non è americano, ma originario di Huittinen, vicino a Tampere, in Finlandia.

Nel suo ultimo lavoro, veniamo a scoprire dalle prime pagine che la grande migrazione del titolo è quella di una popolazione che, in un futuro non troppo lontano, lascia la campagna in favore della città: è subito chiaro che questo abbandono non è spontaneo o dovuto alla naturale ricerca di una migliore aspettativa di vita, ma è forzato: la città ha finito le risorse e quindi, avendo bisogno di “nuovi contribuenti, perché i vecchi sono ormai spremuti”, trasforma le zone rurali con le sue case, cascine, coltivazioni e allevamenti, in un’immensa e accattivante Area Ricreativa che, non essendo più in grado di offrire alcuna fonte di sostentamento agli umani, li obbliga ad arrivare in massa in città, appunto. Gli animali, invece, finalmente liberi dalla presenza umana, possono guardarsi in giro, trovare facilmente cibo, socializzare, raccontarsi delle storie e prendere il controllo su quella che una volta era stata campagna. Con l’arrivo della popolazione, in città sorge il problema di trovare alloggio e lavoro per tutti: la Città – ora con la maiuscola – scopre tensioni e tumulti che ne minacciano la quiete.

Il problema abitativo viene affrontato in maniera alquanto bizzarra: l’assegnazione dell’alloggio – di cui la classe dirigente, ironicamente rinominata I Responsabili, se ne lava le mani delegando la soluzione del problema al neonato Archivio, un gruppo improvvisato di Precari – andrà a chi racconterà meglio la propria vita. La prima parte del libro che tratteggia una nuova realtà in odore di distopia, è la più interessante e riuscita, mentre la parte successiva, composta in buona parte dalle storie che vengono presentate all’Archivio, scivola nel surreale perdendo, però, un po’ di intensità e ritmo.

Hotakainen racconta come ormai il mondo sia cambiato, strizzando l’occhio più al presente che al futuro. Le storie tradizionali non possono competere con le serie TV perché un’immagine in movimento è più facile da assimilare mentre la lettura è percepita come una cosa goffa e lenta, i libri stampati sono obsoleti e le storie, ormai in formato audiolibro, sono suddivise in tre sottogeneri: lette, sussurrate e urlate.

I nuovi scrittori non inventano storie, raccontano la propria vita anche se non è interessante ma, per qualche motivo che nessuno riesce a spiegare, il personale è considerato originale; i romanzi, quindi, sono resoconti autobiografici che ruotano attorno “a bulimia, ansia, alcolismo, relazioni di coppia e abusi sessuali, omicidi, crimini di ogni genere, rapporti materni e paterni, traumi infantili e riscoperte di sé stessi”.

Si sorride della descrizione di nuove professioni, se in qualcuno si riscontra un difetto, seppur minimo, c’è subito un professionista pronto a correggerlo dietro compenso: “uno magari non si rendeva conto di non respirare correttamente, ma quando glielo facevano presente, in maniera convincente, pagava volentieri 400 euro per un week end del buon respiro”. Insomma, un mondo di questo tipo, dove tra l’altro i centri commerciali sono in bancarotta e totalmente in balia dei senzatetto con enorme raccapriccio delle grandi firme che prima, lì, facevano affari d’oro.

In questo romanzo lo scrittore finlandese si prende allegramente gioco di religione, economia, politica, scienza e tra i diversi personaggi del romanzo – alcuni anche teneri, ma che sembrano tutti vittime di uno stress esistenziale causato dai veloci cambiamenti – decide di far guidare la storia a “lo spirito del maiale”: che ci voglia dire che gli animali ne sanno più di noi e forse dovremmo in qualche modo prestare loro più attenzione?