Credo che la domanda che dà il titolo a questo libro Topipittori se la ponga ogni volta che sceglie qualcosa di nuovo da pubblicare. O, forse, non ha bisogno di porsela: è nel suo DNA editoriale la produzione di libri “scaltri” che trasformano la lettura in esperienza di indagine interiore da un’angolazione divergente.
Nato da una conferenza intitolata A cosa serve la cultura ?, organizzata dal Teatro Luis de Camoes/LU.CA a Lisbona nel 2019, il volume trova la sinergia di una autrice e un autore poliedrici e originali: Madalena Matoso, illustratrice e art designer pluripremiata (tra cui la menzione d’onore al Bologna Ragazzi Awards 2018 ), esperta in comunicazione infantile, e Josè Maria Vieira Mendes, autore teatrale. Il risultato è un libro vertiginoso, semplice e profondo, da sfogliare ed agire, che oltre ad offrire caleidoscopici stimoli visivi – un vero patchwork di colori – mette in campo più piani di lettura: logico, estetico, animico, e innesca un processo creativo del pensiero, nel senso più felice e munariano del termine, per le molteplici relazioni tra elementi.
Con una domanda-incipit (Prima di cominciare: c’è qualche domanda che vorresti fare?), parte un effetto domino a cui ne seguono altre tredici in una manciata di pagine. Dai toni accesi e solo lievemente sfumati, che rimandano alla brillantezza di Leo Leonni, e forme essenziali, senza contorno, tra collage e tecnica mista con echi di Gek Tessaro: gli oggetti vengono proposti nelle tavole in modo sempre diverso – verticale, orizzontale, a piena pagina o all’interno di un paesaggio –, creando una narrazione dell’immagine in un libro solo apparentemente non narrativo. E se un lettore pensa di essere incappato in un albo di prime parole, si ricrede subito. Pettine, lampadina, chiave, pennello… “servono per fare poche cose, è facile sapere a cosa servono”, sono raggruppati secondo la logica dell’insiemistica. Logica che prosegue cambiando di continuo l’elemento di unione. Cavatappi e temperamatite, per esempio, vengono classificati in base al nome grazie a cui ne capiamo l’utilizzo. Seguono oggetti multifunzionali, come il cellulare, quelli usati in modo improprio, un water che diventa vaso, un cappello trasformato in cesto, e quelli che non servono a niente. Di domanda in domanda gli autori conducono al quesito fondamentale, vero protagonista del libro: “che cosa serve chiedere a cosa serve?” e con una sorta di dissolvenza trasportano il lettore dalla dimensione del “fare” a quella dell’esistere, confermando che “non serve sapere a che cosa servono le cose per fare di loro quello che sono”. Un sogno è un sogno, un rinoceronte è un rinoceronte. Un testo per scoprire, imparare, giocare ma soprattutto un meraviglioso viaggio sul crinale dell’intuizione fino al capolinea della mente, dove le cose, la nostra vita, affermano la loro preziosità e unicità nella presenza.