La ricerca dell’amore è sempre il metodo più praticato per dare qualità e senso alla propria vita. Jacques Lacan, uno dei maggiori psichiatri, psicoanalisti e filosofi francesi del secolo scorso, sostiene che l’innamorato non desidera l’altro bensì il desiderio dell’altro: non è tanto il possesso della persona fisica che importa, ma che la persona voglia noi, che ci desideri. La fase dell’innamoramento è vista come il solo momento in cui si svaluta l’Io in favore di qualcuno più importante. Di solito le azioni non hanno senso senza l’Io: che senso ha la vita senza di me? In amore accade il contrario, che la vita non ha senso senza di Te. Una grande rivoluzione.
Jonathan Bazzi, dopo il successo di critica e pubblico di Febbre, si ripresenta con questo corposo romanzo in cui il protagonista è alla ricerca del grande amore. Ma l’amore ideale è spesso differente da quello reale, e la convivenza con Pietro, un ragazzo più grande di lui di cui approfitta a livello economico per scappare da Rozzano, il paese alla periferia sud di Milano dove vive con la madre, il suo nuovo compagno e la sorella, gli consente di andare a vivere nella grande metropoli dove pensa di poter trovare una dimensione personale diversa e più gratificante. Ma i problemi quotidiani, l’università che non va avanti, il lavoro che non trova e il suo stato d’animo interiore che non gli permette di accontentarsi, lo portano a troncare il rapporto. Non sono momenti facili, cerca di sbarcare il lunario con lavori occasionali fino a che, nonostante non sia un insegnante di yoga, comincia a dare lezioni che riducono solo in parte i problemi economici.
Mai sereno e continuamente alla ricerca di sé stesso, del suo ruolo nel mondo, nel volersi emancipare da una madre che non riesce o non vuole aiutarlo economicamente come lui si aspetterebbe, incontra Marius, un giovanissimo di origini rumene con cui scocca la scintilla. Il primo periodo è entusiasmante, sesso e vita in comune sembrano allontanare le difficoltà, tutto sembra affrontabile e superabile. La vita di coppia, le condivisioni quotidiane, le stanze e le case che abitano, il sesso, la bellezza di Marius rendono il protagonista un altro: il vero amore sembra sovrapporsi a quello reale, ma il protagonista non smette di farsi domande. Comincia a dubitare soprattutto di sé, di quello che fa, avanza dubbi sui reali sentimenti di Marius e la voglia insopprimibile di stare con lui viene soppiantata dal desiderio di allontanarsi, di non vederlo. Perché l’amore da solo, forse, non basta se non è accompagnato da un percorso interiore che risolva i conflitti psicologici e materiali. Non è l’insegnante di yoga che voleva fare, e quando trova quello che non sapeva di cercare le tessere del mosaico sembrano ricomporsi.
Un romanzo intimo che cerca di scavare e di indagare il sentimento umano: quanto e cosa può o non può l’amore, l’illusione che la grande città possa essere la soluzione per vivere al meglio le occasioni e un un percorso di formazione complicato e doloroso che sembra un passo indispensabile per arrivare a completarsi. Lo stile è scorrevole e diretto, Bazzi scrive bene e su questo non ci sono dubbi, ma a volte indugia sui particolari, si avvita troppo in precisazioni che risultano superflue e appesantiscono la lettura. Un’omogeneità di ritmo maggiore avrebbe reso il testo più compatto, e per questo ritengo che l’autore non abbia ancora espresso le potenzialità che senza dubbio possiede.