Zona 42, casa editrice indipendente specializzata in fantascienza, pubblica il racconto breve di John Wiswell, vincitore del premio Locus 2022 e finalista sia del premio Nebula sia dell’Hugo. Si tratta di un urban fantasy a tinte horror, una metafora potente sul trauma e le sue conseguenze, un modo intelligente di trattare il tema degli abusi e della violenza, dell’emarginazione e dell’abbandono. Il testo si apre in medias res, l’atmosfera ci fa scivolare dentro uno scenario cupo e soffocante da cui il protagonista, Anton, deve fuggire. La struttura del luogo non è ben definita, ma comprendiamo subito che si tratta di una setta. Al di fuori di essa, ad aspettare Anton c’è un suo amico di infanzia, Gregorii, che con la sua automobile si è proposto di scortarlo fino a casa sua e ospitarlo per dargli rifugio. Ma durante il tragitto che percorrono Anton si sente osservato, penetrato da uno sguardo fantasma che riesce a percepire nel buio e una campana di vetro da quel momento cade su di lui.
Il capo di questa setta è chiamato Mr. Bird, una figura con cui non si entrerà mai veramente in contatto all’interno della storia, ma che in ogni pagina è a suo modo presente e gestisce le regole del gioco. Un particolare che si legge fra le righe riguarda la sua natura: Anton fa più volte riferimenti a morsi, ferite che non si rimarginano e sanguinano in presenza di Mr. Bird, i suoi adepti vengono chiamati “famigli”, e il tutto porta a intendere che quest’uomo sia in realtà un vampiro. Ma mentre la vita con Gregorii per Anton continua in modo molto faticoso, fra videogiochi e cibo spazzatura, il lettore si ritrova nell’incertezza: è reale ciò che Anton testimonia oppure è un modo che la sua mente ha trovato per allontanare la violenza subita?
Wiswell riesce a rendere in un testo brevissimo la figura sfruttata del vampiro e a trasmettere una metafora sull’abuso psicologico, e su quanto esso sia permanente anche dopo essersi liberati di chi abusa. Il senso di deprivazione rimane costante, tanto da trasformarsi in dolore fisico, Anton sanguina e nei momenti in cui si sente più vulnerabile le uniche parole che riesce a dire sono di difesa: “Loro non capiscono cosa significa sanguinare ogni volta che deludi qualcuno”. La necessità di distrarsi si fa sempre più pressante, Anton ha necessità di trovarsi un lavoro non solo per problemi economici, ma, soprattutto, per tenersi impegnato costantemente: questa smania si fa tanto pressante da coinvolgere gli hobby e le attività che lo fanno stare bene, portandolo a un burn out insostenibile. È proprio nel momento in cui il malessere si fa stringente che il confronto con Gregorii viene in aiuto ad Anton: riportando alla luce i motivi che li hanno legati, i due riescono a ricalibrare il loro dolore, presente o passato che sia.
Questa storia non è la storia non è solo il titolo del libro, ma è anche una frase che viene spesso ripetuta a mo’ di verso formulare: ciò che ti sto raccontando non è la mia vera storia, ma qualcosa che ci si avvicina molto e che fa intendere ciò che ho passato.
Con questo breve ma intenso romanzo Wiswell fa emergere un messaggio importantissimo: di fronte a qualsiasi avversità e abuso vi può essere una via di uscita.