John le Carré è lo pseudonimo di uno dei più conosciuti scrittori di spy-story della letteratura contemporanea. David John Moore Cornwell nasce nel 1931 nel Regno Unito, in Inghilterra, in una piccola località del Dorset. Il padre Ronnie avrà continui problemi legali a causa dei debiti e dei suoi tentativi di frode, e la madre Olive sparisce dalla sua vita quando ha appena quattro anni. Da un’infanzia difficile, come spesso accade, nasce un autore celebrato e seguito da milioni di lettori. Dal collegio del Dorset, nel 1945 si trasferisce all’università di Berna per studiare tedesco, le lingue saranno sempre uno dei suoi interessi maggiori. Nel 1955, dopo essersi sposato con Ann Sharp, decide di tornare a Oxford dove viene reclutato dall’MI5, i servizi segreti britannici, per spiare i gruppi di sinistra.
Il primo romanzo viene pubblicato nel 1961, Chiamata per il morto, e comincerà la sua scalata al successo universale con La spia che venne dal freddo, pubblicato due anni dopo. Questi sono solo i primi passi di uno scrittore che in vita pubblicherà ventisette romanzi, la maggior parte dei quali diventano best-seller e da cui vengono tratti diversi film. Non è stata una vita “comune” quella dello scrittore inglese, un uomo che non ha mai assunto posizioni di comodo, che ha sempre dichiarato il proprio dissenso verso politiche populiste e reazionarie. Molti dei suoi romanzi trattano del periodo della guerra fredda, dei blocchi contrapposti, non lesinando accuse a un sistema di spionaggio occidentale che non riteneva troppo diverso da quello orientale e sempre mantenendo netta la sua contrarietà verso l’immoralità della guerra al terrorismo.
In questo volume monumentale (curato dal terzo figlio, Tim) le lettere alla Thatcher, agli editori, ai colleghi, agli amici e alle donne importanti della sua vita ci danno un ritratto di un uomo che si è speso per la giustizia e le proprie idee. Il lavoro del figlio è stato davvero imponente: oltre agli scritti presenti nell’archivio del padre, la sua ricerca si è estesa a case editrici, editori, amici e colleghi con cui il padre amava corrispondere. Come se la parola scritta fosse, per lui, una forma di comunicazione più diretta e precisa. E che sarebbe rimasta. Oltre settecento pagine che seguono passo dopo passo la vita di le Carré dal 1945 fino alla sua scomparsa. Come forma di protesta per la Brexit, ottiene la cittadinanza irlandese nel 2020 grazie alla nonna Bessie di origine irlandese. Muore a causa di una polmonite nella sua amata casa in Cornovaglia nel 2021, su quella scogliera sperduta e selvaggia dove aveva trovato il suo ambiente ideale.
“Odio il telefono. Non so battere a macchina. Come il sarto del mio nuovo romanzo, esercito il mio lavoro con le mani. Vivo su una scogliera della Cornovaglia e odio le città, dove riesco al massimo a trascorrere tre giorni. Non vedo molte persone. Scrivo, passeggio, nuoto e bevo.” Forse questo passaggio, in un articolo a forma di lettera che le Carré scrive nel 1996 ai propri editori americani, esemplifica senza bisogno di ulteriori commenti la vita di uno degli scrittori più importanti a cavallo tra i due secoli. Personalmente non ho una conoscenza approfondita delle sue opere, i thriller non sono presenti fra le mie letture preferite, ma credo che il libro sia molto interessante per chi conosce i suoi romanzi, vi si trovano episodi che ispireranno o entreranno nelle storie narrate. Addentrarsi nella vita privata di uno scrittore di tale livello, che tanto ha dato alla narrativa contemporanea è un’esperienza che non può non arricchire.