John Ironmonger / L’uomo che univa i puntini

John Ironmonger, La balena alla fine del mondo, tr. Simona Garavelli, Bollati Boringhieri, pp. 412, euro 18,00 stampa, euro 9,99 epub

Siamo in Cornovaglia, in un isolato paese di pescatori adagiato tra rocce di mare e una piccola spiaggia. Qui, a St Piran, si racconta ancora del giorno in cui l’uomo nudo fu ritrovato sulla spiaggia: lo stesso giorno venne avvistata la balena che, si scoprì poi, lo salvò dall’alta marea spingendolo, privo di conoscenza, fuori dall’acqua. Lui è Joe Haak, ed è un analista finanziario, dipendente della Lane Kaufmann di Londra, in fuga dopo aver fatto crollare la banca a causa di suoi errati calcoli azionari e finanziari. È anche un uomo in fuga da se stesso che non si riconosce più nella vita che conduce.

Cassie è la sua creazione, un programma software previsionale molto complesso. Cassie “unisce i puntini”, come lui stesso ci dice, ossia riesce a collegare avvenimenti mondiali consequenziali tra loro, sebbene a prima vista non strettamente correlati. Il suo obiettivo è di prevedere e anticipare gli andamenti economici e del mercato azionario per aumentarne gli utili, e – unendo puntino dopo puntino – di vedere rappresentato il disegno finale di ciascun accadimento, come un grande puzzle che poco per volta si disvela.

È partendo dalla forma mentis di Joe Haak e dalla realizzazione di Cassie che John Ironmonger vuole mostrarci quanto tutti noi siamo strettamente interdipendenti, legati da fili invisibili gli uni agli altri e quindi, quanto ogni nostra azione possa propagare oscillazioni nel mondo esterno e dunque modificarlo; così come, su larga e ampia scala, ogni attività esercitata da un’azienda, qualunque ne sia la dimensione, crei inevitabilmente rapporti economici di causa-effetto a livello mondiale. Siamo in un mondo globale e complesso, e l’autore invita esplicitamente a riflettere su questo aspetto, focalizzandosi su di esso: “Crediamo che la nostra società sia resiliente. Pensiamo possa sopportare tutto ciò che la vita le butta addosso, ma ci sbagliamo. Complessità. È la nostra debolezza”.

Un romanzo distopico pubblicato per la prima volta nel Regno Unito nel 2015 col titolo Not Forgetting the Whale. Certamente in libreria, ho scelto questo libro per la particolarità del titolo e per il disegno della sua copertina (una balena che riflette la sua immagine tra le acque verdi di un arcipelago), e, partendo dall’assunto che solitamente sono i libri a scegliere me, ho iniziato la lettura non conoscendone la trama. Non sapevo quindi che avrei letto della possibilità di una pandemia mondiale, una possibilità che diventa la trama del libro. Ma La balena alla fine del mondo è una favola che stringe nel suo racconto con l’abbraccio di un mondo ideale (e surreale) in cui il modello archetipico dell’eroe vince sempre il drago con l’astuzia, la battaglia e l’amore: così ci porta in un mondo perfetto e sognante che rende più leggeri i nostri attuali pensieri. E allora ci facciamo accompagnare in questa “fine del mondo” di St Piran dall’eroe Joe Haak, e veleggiamo il suo mare, dove il protagonista crede fortemente alla fratellanza tra uomini e alla loro aggregazione per proteggere e tutelare il bene comune, là dove il male non avrà il sopravvento.

E c’è la balena, poi, così necessaria, questo enorme cetaceo degli oceani considerato creatura sacra nel totemismo e simboleggiante la saggezza ma anche la profondità emotiva. Ancora, per alcune tribù rappresenta la creazione di tutta la vita sulla terra. E se Ironmonger la associa “alla fine del mondo”, come ha fatto nel suo titolo, allora sentiamo ancora più forte la scossa emotiva data dalle sue intenzioni, compreso il messaggio di speranza che sale dalle profondità del mare. Se queste rappresentano la parte nascosta dell’essere umano, e la balena incarna creatività e saggezza, sarà l’immenso mammifero a salvarci, così come accade a Joe Haak sulla vasta estensione della spiaggia.

La moderna fiaba di Ironmonger, partendo da argomenti realistici, ci catapulta in una Cornovaglia ante-pandemia (il romanzo è del 2015) riuscendo profeticamente a alleggerire la drammaticità di un tempo (gli ultimi due anni) che ha materializzato il nostro drago quotidiano da combattere e sconfiggere. Uno sforzo eroico unito a lungimiranza e fiducia verso l’umanità, sempre in compagnia della balena salvifica quando sembra che sia arrivata la fine del mondo.