Le belle collane di Mattioli 1885 ospitano ancora un altro dei romanzi di John D. MacDonald, uno dei capisaldi di quella letteratura americana considerata “di serie B” che si fece largo in paperback e edizioni da edicola degli anni ’50, riuscendo così ad aggirare le convenzioni perbeniste e la censura politica maccarthysta e ad affrontare di petto, in modo schietto e critico, temi e problemi dell’America contemporanea, dimostrandosi assai più pregnante e profonda della presunta o pretesa letteratura “maggiore” dei vecchi padri, ormai in larga maggioranza stanchi, inerti e virtualmente in pensione.
Dopo i classici Il termine della notte (2018), Cape Fear (2019), Facile preda (2021), tutti assolutamente e innegabilmente noir, anzi quasi vere e proprie cartine al tornasole per la definizione di cosa sia o dovrebbe essere il noir, come sottogenere o mood. Qualcosa che non corrisponde esattamente al poliziesco, neanche nella versione hard-boiled, ma che ha una sua specificità stilistica ed “esistenziale” (un altro modello assoluto di noir, forse il noir per antonomasia insieme a quelli scritti da Jim Thompson, l’ha pubblicato sempre Mattioli 1885, si tratta del capolavoro Il mio angelo ha le ali nere di Elliott Chaze). Questa volta, quasi a volerci dimostrare l’estrema versatilità dell’autore, ci viene proposto qualcosa di diverso con Assassinio nel vento (pubblicato nel 1956 come Murder in the Wind e in seguito come Hurricane).
Il romanzo non è un noir, lo smentisce la struttura lineare e non labirintica e il finale tutto sommato positivo, né tantomeno è un giallo o un poliziesco, pur mostrando anche un delitto che tuttavia resta ai margini dell’azione centrale del testo; potremmo forse definirlo un thriller psicologico, interamente costruito sulla caratterizzazione e l’interazione dei personaggi, e insieme un survival, ambientandosi dall’inizio alla fine durante un devastante ciclone in Florida e descrivendo le strategie di sopravvivenza di una microcomunità improvvisata che il caso ha raccolto e isolato in balia degli elementi scatenati.
In una sorta di piccola tragedia aristotelica MacDonald segue ogni singolo destino, capitolo per capitolo, descrivendo il personaggio e il suo percorso in auto lungo l’autostrada, dalla partenza fino al punto in cui deve abbandonare l’automezzo: a questo punto pone l’unità di luogo e di tempo che li vede tutti, ognuno con le sue ragioni e i suoi torti, riuniti insieme in una catapecchia che offre un temporaneo e precario rifugio in attesa del peggio che si sta annunciando all’orizzonte.
I personaggi sono quanto di più classico e contemporaneamente quanto di più genialmente “sociologico” la narrativa statunitense di consumo abbia saputo produrre in quegli anni: la famigliola – marito, moglie e due bambini – costretta a trasferirsi, piegata dalle necessità economiche di un capitalismo spietato; l’ex tennista di bell’aspetto sposo novello per interesse della ragazza bruttina ma piena di soldi; il faccendiere astuto e intrigante, in viaggio d’affari, che tiranneggia con prepotenza l’anziano e candido aiutante, impossibilitato a rispondere per le rime; il camionista tradito dalla moglie che rovellandosi sulle infedeltà coniugali della compagna, avrà la distrazione fatale causa dell’incidente che lo uccide bloccando l’autostrada e intrappolando tutti i personaggi in balia dell’uragano; la gang giovanile di disperati, due ragazzi e una minorenne, guidata da uno psicopatico che vuole provare a sé stesso se riesce a uccidere un uomo; la bella vedova che sta trasportando le ceneri, appena recuperate, del marito suicida; l’agente federale, duro ma giusto, amaro ma sentimentale, dislocato in un’indagine per motivi strettamente personali. Tutti si ritroveranno fianco a fianco in condizioni estreme e ognuno avrà occasione di mostrare il peggio o il meglio di sé stesso. L’imparziale decreto del destino stabilirà infine quali fra loro saranno i sommersi e quali i salvati. Ho già anticipato che ci sarà un happy ending, non per tutti ma per i due personaggi a cui ci siamo affezionati di più, con tanto di love story. Lascio al lettore il piacere di scoprirlo.