“Secondo i registri della Gestapo, in un’epoca in cui il Reich si impegnava al massimo per limitare i ruoli sociali femminili a Kinder, Kirche, Küche (figli, chiesa e cucina), quasi metà della rete era formata da donne. Benché a prendere la maggior parte delle decisioni strategiche fossero i leader del gruppo – Arvid Harnack e Harro Schulze-Boysen –, le donne si occupavano di reclutare membri, organizzare riunioni, raccogliere informazioni, fare da corrieri, tradurre, copiare e distribuire volantini, nascondere radio e altre apparecchiature illecite, ospitare fuggitivi e svolgere molte altre attività pericolose, spesso in misura maggiore rispetto agli uomini. Dei quarantacinque membri della Rote Kapelle condannati a morte, diciannove erano donne. Donne temerarie di ogni ceto sociale, non spie addestrate o soldati armati, bensì donne comuni e straordinarie che hanno investito tutto ciò che avevano e che erano nella lotta contro il fascismo, affinché il male non trionfasse sulla terra.” Questo, dalla nota di Jennifer Chiaverini.
Mi rendo conto che la (bella) copertina può trarre in inganno, suggerendo che possa trattarsi di uno di quei romanzi che giocano sul facile senso d’indignazione nei confronti del nazismo – molteplici sono gli esempi in commercio di un filone vero e proprio. In realtà questo romanzo, splendido tributo al ruolo femminile nella resistenza all’orrore, è un’impressionante e inarrestabile discesa nell’abisso dell’irrazionale. Non ho mai letto un altro romanzo che riuscisse a rendere altrettanto palpabile il clima claustrofobico di degrado, violenza e sopraffazione che caratterizza l’ascesa del nazionalsocialismo in Germania.
Il titolo italiano è persino più specifico di quello originale (Resistance Women, le donne della resistenza, pubblicato negli USA nel 2019), benché l’etichetta Orchestra Rossa appaia solo nelle ultimissime pagine, quando l’organizzazione resistenziale viene scoperta e tradotta davanti a uno dei tribunali-farsa del regime: la paternità del termine “Rote Kapelle” risale infatti al controspionaggio nazista, che confuse in un’unica definizione tre distinte organizzazioni resistenziali che facevano riferimento all’Unione Sovietica. La storia copre un arco di una decina d’anni, tra la vigilia della presa del potere da parte di Hitler, quando già la violenza delle camicie brune infiamma la Germania, e la prima grande sconfitta della Wehrmacht a Stalingrado. Protagoniste e punto di vista della narrazione sono quattro giovani donne: l’americana Mildred Fish, che ha sposato un tedesco e si è recata a vivere in Germania; la tedesca Greta Kuckhoff, che ha studiato negli Usa prima di tornare a casa, dove non riesce a completare l’università; l’ebrea tedesca Sara Weitz, che appartiene a una famiglia di banchieri; a queste si aggiunge, dopo i primi capitoli e fino quasi alle ultime pagine, Martha Dodd, figlia dell’ambasciatore USA a Berlino: attraverso il punto di vista di quest’ultima seguiamo il cambio di atteggiamento dell’opinione pubblica straniera da un’iniziale esaltazione per la “rivoluzione” fascista al disgusto nel momento in cui ne vede l’azione pratica.
La progressione dell’angoscia è lenta ma inesorabile: tutte in possesso di un’educazione superiore e dotate di grande intelligenza, le protagoniste non riescono a credere all’affermazione del nazismo perché proiettano sull’intero corpo sociale la propria razionalità. Fino allo scoppio delle ostilità con gli Alleati, sono convinte che Francia, Inghilterra e America impediranno alla Germania di violare le regole sulla smilitarizzazione, e che l’élite militare prussiana deporrà Hitler, ma soltanto quando si ritrovano in guerra contro il mondo intero si rendono conto che l’orrore è già nel mondo. Lo slittamento dalla speranza di fermare la degenerazione morale alla determinazione di opporsi all’inevitabile è raccontato molto bene, il lettore che si immedesima nel personaggio ha la certezza che una qualche forma di resistenza sia l’unica scelta possibile, anche se dovesse portare al sacrificio estremo.
Chiaverini mescola alcuni personaggi inventati ad altri reali, e scandisce il tempo del romanzo con la tragica sequenza di episodi che indignano, perché sarebbe stato possibile fermare il nazismo quasi da subito. Il lavoro della resistenza è facilitato, paradossalmente, dalla pluralità di poteri in concorrenza all’interno del regime, tutt’altro che monolitico come potrebbe far immaginare la definizione di Totalitarismo.
Date queste premesse, devo precisare che la scrittura di Chiaverini è misurata e precisa, ricca di dettagli, lontana dalla ricerca di effetti melodrammatici: è adatta sia a chi conosce a menadito i passaggi della tragedia, sia a chi poco sa del nazismo e ancora meno dell’Orchestra Rossa. A questo proposito, è soltanto con l’apertura degli archivi del KGB che la storia della resistenza tedesca è stata indagata con profondità, e si è capito che la Rote Kapelle non era una rete di spionaggio comunista, bensì un gruppo di intellettuali bene inserito nell’amministrazione statale, come il tenente colonnello Harro Schulze-Boysen e l’economista Arvid Harnack, che cercarono contatti in URSS nel momento in cui gli USA sembravano chiusi nel loro cieco isolazionismo. Le ricerche dell’autrice sull’ambientazione storica hanno avuto inizio da Madison, la città del Wisconsin dove vive e dove si conobbero Mildred Fish e il marito Arvid; anche Greta studiò nella medesima università.