«Se capisse ciò che sta dicendo Daisuke, saprebbe che tutto si ripara. Che non bisogna tentare di camuffare la riparazione. Anzi, bisogna ricoprirla di lacca dorata. È una fortuna poter ridare vita a ciò che era votato all’annientamento. L’impronta dell’incrinatura va marcata. Mostrata. È la nuova vita che comincia».
Siamo nel XV secolo sotto lo shogunato di Ashikaga Yoshimasa, quando il samurai invia in Cina una ciotola rotta a lui molto cara affinché venga riparata. Gli viene restituita con orrendi punti metallici e anche se la ciotola può essere riutilizzata, resta deturpata. Il samurai chiede dunque ai suoi artigiani più abili di restituirle l’originaria bellezza: nasce così l’arte del kintsugi (kin oro e tsugi giuntura) o kintsukuroi che dona una nuova vita agli oggetti rotti rendendoli unici.
È un viaggio introspettivo quello che affronta Simon in queste pagine, dopo una carriera da psicoanalista trascorsa ad ascoltare le vite degli altri nel suo studio – bizzarro che si chiami Lhumain, l’umano –, una presenza finalmente necessaria e preziosa per qualcuno, mettendo in secondo piano la propria esistenza. Una ciotola rotta dà inizio a una serie di riflessioni che porteranno Simon ad abbandonare la professione, a prendersi del tempo per sé intraprendendo non solo un viaggio metaforico nel passato per cercare di ripararlo, ma anche reale verso una destinazione esotica e lontana per estraniarsi completamente.
Su un’isoletta giapponese, minuscola e semisconosciuta, grazie all’incontro con Akiko e suo marito Daisuke, gestori del piccolo b&b in cui Simon si rifugia per qualche tempo, avrà modo di fronteggiare il proprio passato e quelle crepe che in lui hanno lasciato un solco di sofferenza taciuta troppo a lungo. I due coniugi gli mostreranno, attraverso lunghe conversazioni, momenti di silenzio e gesti compiuti, come il tempo abbia un valore inestimabile, come le persone abbiano un peso nelle nostre vite, e di come le ferite che quelle persone a noi care ci hanno inflitto possano essere riempite di oro, riparate e caricate di nuovo significato.
L’autrice, attraverso lo stratagemma di concetti brevi ed efficaci, espressi sulla pagina come periodi concisi simili a un flusso di coscienza continuo, accarezza il lettore dal principio alla fine, accompagnandolo anche nei momenti più significativi del romanzo, e mantenendo sempre alto il livello di empatia con il protagonista. Simon in fondo rappresenta ognuno di noi: come il samurai della leggenda, risvegliato alla luce della verità, vuole ottenere risposte e risultati.