Per Jeanette Winterson l’intelligenza artificiale può essere solo (augurandoselo) “alternativa”, da quando ha iniziato a tracciare il suo personale futuro, visione che prese l’avvio dalla pubblicazione di La singolarità è vicina di Ray Kurzweil. Interesse che l’ha portata alla lettura settimanale delle più importanti riviste di scienza, tecnologia e economia. Il legame con i testi antichi e moderni a cui invitava un critico radicale come Harold Bloom però non si è mai sbiadito, tanto che i tremila anni che ci separano dai primi testi (il Pentateuco), inseriti edulcorandoli nella Bibbia ebraica, ancora la persuadono a insistere sul cammino intrapreso. Lo spazio, osserva Bloom (e non solo lui) è da sempre ossessione per la maggior parte degli uomini, dall’accaparramento dei terreni, poi degli oceani e infine, passando per l’atmosfera, dello spazio extra-terra. I saggi di Winterson partono da qui, attraversano l’evoluzione della tecnologia e del pensiero umano che hanno cambiato le nostre vite, che le cambiano con accelerazioni spaventose e potenzialmente distruttive. La fede della scienza “maschile” cresce mentre la scienza decreta la fine del libero arbitrio? Non è affatto un vantaggio. Il lato femminile e femminista delle questioni riguardanti l’IA dunque sono in primo piano: “come siamo arrivati fin qui” è la domanda, il fulcro della ricerca dell’autrice, soffermandosi sul paradigma sempre più assestato del guadagno di pochi e la povertà di molti. L’Era delle Macchine è sfociata in un potere dei sistemi operativi che concerne ogni sfera dell’attività umana, dal concepimento alla morte – e probabilmente oltre, inoltrandoci nella chimera della crioconservazione. In mezzo – da Frankenstein, creato da una donna, ai robot pazienti verso i desideri di chi li ha plasmati – stanno tutte le gerarchie che strappano il futuro, con guerre e catastrofe climatica indotta.
Winterson attacca Elon Musk e l’assenza in lui di sentimento, sede di un potere che lo porta a lanciare nello spazio razzi satelliti e navicelle, spazio prevedibilmente invaso da macchine e da uomini e donne “tecnologizzati” pressoché indistinguibili dai corpi artificiali a loro affiancati. In 12 Bytes i confini del mondo sono indagati da uno sguardo “civile” che non si lascia ingabbiare dal metaverso avanzante, sono numerosi i punti più alti della letteratura e il pensiero millenari in grado di mettere al giusto posto lo strano ammasso di cellule che siamo noi, e che è stato per esempio Shakespeare: al dunque si tratta della nostra parte, senza dubbio recitata, e sintetizzata nella Tempesta.
Il tempo e lo spazio non sono unici, l’essere umano quando se ne convincerà? I dodici saggi di Winterson possono essere il nostro “metaverso” privato che ci aiuterà a contrastare i pericoli di quanto Zuckerberg sta edificando. Un astuccio a cui affidare la difesa da aggressioni e discorsi d’odio. Lo studio dell’età dell’inconsistenza parte da qui: per chi ha creato le pagine dirompenti di Scritto sul corpo (e molto altro) un’altra rivoluzione (forse l’ultima) l’aspetta: qui stanno le basi per smettere di essere il nostro peggior nemico.