Jeanette Winterson / Attenti a dove siamo arrivati

Jeanette Winterson, 12 Bytes, tr. Chiara Spallino Rocca, Mondadori, pp. 343, euro 21,00 stampa, euro 10,99 epub

Per Jeanette Winterson l’intelligenza artificiale può essere solo (augurandoselo) “alternativa”, da quando ha iniziato a tracciare il suo personale futuro, visione che prese l’avvio dalla pubblicazione di La singolarità è vicina di Ray Kurzweil. Interesse che l’ha portata alla lettura settimanale delle più importanti riviste di scienza, tecnologia e economia. Il legame con i testi antichi e moderni a cui invitava un critico radicale come Harold Bloom però non si è mai sbiadito, tanto che i tremila anni che ci separano dai primi testi (il Pentateuco), inseriti edulcorandoli nella Bibbia ebraica, ancora la persuadono a insistere sul cammino intrapreso. Lo spazio, osserva Bloom (e non solo lui) è da sempre ossessione per la maggior parte degli uomini, dall’accaparramento dei terreni, poi degli oceani e infine, passando per l’atmosfera, dello spazio extra-terra. I saggi di Winterson partono da qui, attraversano l’evoluzione della tecnologia e del pensiero umano che hanno cambiato le nostre vite, che le cambiano con accelerazioni spaventose e potenzialmente distruttive. La fede della scienza “maschile” cresce mentre la scienza decreta la fine del libero arbitrio? Non è affatto un vantaggio. Il lato femminile e femminista delle questioni riguardanti l’IA dunque sono in primo piano: “come siamo arrivati fin qui” è la domanda, il fulcro della ricerca dell’autrice, soffermandosi sul paradigma sempre più assestato del guadagno di pochi e la povertà di molti. L’Era delle Macchine è sfociata in un potere dei sistemi operativi che concerne ogni sfera dell’attività umana, dal concepimento alla morte – e probabilmente oltre, inoltrandoci nella chimera della crioconservazione. In mezzo – da Frankenstein, creato da una donna, ai robot pazienti verso i desideri di chi li ha plasmati – stanno tutte le gerarchie che strappano il futuro, con guerre e catastrofe climatica indotta.

Winterson attacca Elon Musk e l’assenza in lui di sentimento, sede di un potere che lo porta a lanciare nello spazio razzi satelliti e navicelle, spazio prevedibilmente invaso da macchine e da uomini e donne “tecnologizzati” pressoché indistinguibili dai corpi artificiali a loro affiancati. In 12 Bytes i confini del mondo sono indagati da uno sguardo “civile” che non si lascia ingabbiare dal metaverso avanzante, sono numerosi i punti più alti della letteratura e il pensiero millenari in grado di mettere al giusto posto lo strano ammasso di cellule che siamo noi, e che è stato per esempio Shakespeare: al dunque si tratta della nostra parte, senza dubbio recitata, e sintetizzata nella Tempesta.

Il tempo e lo spazio non sono unici, l’essere umano quando se ne convincerà? I dodici saggi di Winterson possono essere il nostro “metaverso” privato che ci aiuterà a contrastare i pericoli di quanto Zuckerberg sta edificando. Un astuccio a cui affidare la difesa da aggressioni e discorsi d’odio. Lo studio dell’età dell’inconsistenza parte da qui: per chi ha creato le pagine dirompenti di Scritto sul corpo (e molto altro) un’altra rivoluzione (forse l’ultima) l’aspetta: qui stanno le basi per smettere di essere il nostro peggior nemico.