Un tempo si pensava che il cuore, organo muscolare e motore dell’apparato circolatorio, fosse anche la sede della mente umana. Simbolicamente, ancora oggi il cuore rappresenta l’amore, il “luogo” dove metaforicamente racchiudiamo le persone che amiamo o abbiamo amato. Le nove stanze del cuore è un sorprendete romanzo pubblicato da Bompiani e scritto da Janice Pariat, autrice indiana molto popolare in patria e fino a ora sconosciuta in Italia. In questo libro (bestseller in India e in corso di traduzione in molti paesi) il cuore è il luogo di coloro che hanno amato la stessa donna. Non sappiamo quasi nulla di lei: non il suo nome, né la nazionalità. Sappiamo soltanto che i genitori, sempre in giro per lavoro, l’hanno affidata alla nonna; che ha fatto studi letterari e che, per vivere, vorrebbe costruire origami. Il resto è solo intuito o immaginato da frammenti raccolti da quello che i vari personaggi raccontano di lei. Anzi, raccontano a lei.
Questo romanzo è composto da dieci intimi monologhi, tanti quanti i capitoli in cui è suddiviso, dove otto uomini e una donna (uno di loro, denominato “Il macellaio” – poiché anche i personaggi non hanno nome – compare in due capitoli) ricordano il loro incontro, le sensazioni che hanno provato nel vederla per la prima volta, l’impulso irresistibile di parlarle, il desiderio di possederla o, semplicemente, di stare con lei. Questa giovane donna, vista in varie fasi della sua vita, dall’infanzia all’età adulta, non è bella di una bellezza mozzafiato, ma possiede un magnetismo naturale che attrae coloro che la circondano e sembra riempire lo spazio attorno a lei. Una donna del mistero, che lascia trapelare poco di sé e del suo passato, che si lascia avvicinare quel tanto che basta per svelare solo una piccola parte del suo animo, rivelandosi attraente a momenti, respingente in altri. Fino al momento in cui lei sente il richiamo di qualcosa di diverso e lontano, di un’altro luogo o un altro destino. E fugge via.
Quando qualche giorno dopo torno all’appartamento, è vuoto. Le stanze non mostrano più alcun segno della tua presenza; i tuoi vestiti non ci sono più, le bustine di shampoo sono vuote. Non mi ero aspettato di trovarti qui. Rimetto i teli sopra i mobili. Mi muovo in mezzo a loro come uno spettro.
Già famosa in patria, dove ha vinto molti premi per i suoi lavori e dove insegna scrittura creativa e storia dell’arte, Pariat si svela al pubblico italiano con un romanzo seducente e originale, una “biografia sentimentale” dove i dati anagrafici e geografici non hanno importanza quanto l’emozione che suscita un breve incontro, la passione con cui si vive il momento, il marchio indelebile che tutto questo lascia nel cuore, solo e unico luogo dove vivono le persone amate.
Coraggiosa la scelta di uno stile narrativo poco usuale, la seconda persona personale, ma che risulta perfetta per un dialogo a più voci così intimo e introspettivo. Melodioso e poetico il linguaggio – tradotto egregiamente dalla brava Marina Morpurgo – apre con delicatezza le stanze del cuore della protagonista, mettendo a nudo la parte più intima di una donna di oggi, senza morbosità ma con l’eleganza e la sensibilità di una scrittrice che ha saputo cogliere stati d’animo ed emozioni che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha di certo sperimentato.