Ci siamo già occupati altre volte di Carbonio, casa editrice milanese nata nel 2016, che dedica cura particolare a traduzioni e prefazioni, oltre che alla grafica. Questa ristampa di un romanzo di Turgenev, forse non il più noto ma comunque più volte tradotto e pubblicato in Italia, già a partire dal 1875, si inquadra nella collana Origine dedicata ai classici: August Strindberg, Hermann Broch, Bram Stoker, ma anche l’iraniano Sadeq Hedayat e altri. C’è bisogno oggi di ristampare i classici? Certo, soprattutto quelli meno diffusi; e c’è bisogno anche di nuove traduzioni perché la lingua evolve, e l’ultima versione di Alla vigilia è quella del 1963 di Ettore Lo Gatto per Mursia editore.
Turgenev scelse un’ambientazione praticamente contemporanea al tempo in cui scrisse: “alla vigilia” della guerra di Crimea, con tutte le aspettative che questa portò con sé per il mondo russo, e di conseguenza dei popoli cristiani ortodossi ancora soggetti all’impero ottomano. La genesi del romanzo è particolare: nel 1855 Turgenev riceve in custodia da un conoscente, Vasilij Karateev, in procinto di partire per la guerra, un manoscritto autobiografico, con preghiera di presentarlo a qualche rivista. Turgenev ottempera, ma ottiene solo rifiuti a causa della bassa qualità letteraria del testo. Il contenuto del manoscritto racconta dell’infatuazione dell’autore, Karateev, per una giovane, la quale a sua volta è innamorata di un esule bulgaro, con il quale lascerà la Russia; lo seguirà verso l’impero turco, lungo lo stesso itinerario che contraddistingue Alla vigilia. Ricerche successive a proposito delle origini della vicenda identificheranno il bulgaro in Nikolaj Katranov, studente all’università di Mosca, morto a Venezia di tisi mentre cerca di tornare in patria allo scoppio della guerra insieme alla moglie russa Lara. Karateev è fra i caduti in Crimea; visti i rifiuti, Turgenev riconsidera il manoscritto: intuisce che non riuscirà a soddisfare la richiesta dell’autore, e allora riscrive da capo la storia come un romanzo, impiegando le proprie capacità di scrittore.
La storia, più che un classico “triangolo”, è un quadrato sentimentale: una donna contesa da tre giovani uomini. Lei, Elena Stachova, ventenne, è figlia unica di due genitori della piccola nobiltà; i tre pretendenti sono il pittore Pavel Šubin, un cugino che vive come ospite nella stessa casa; l’amico Andrej Bersenev (nel quale si dovrebbe identificare il ruolo di Vasilij Karatev, ma che possiede molte caratteristiche dello scrittore), il quale sembra all’inizio della vicenda avvantaggiato nel cuore di Elena; infine lo studente bulgaro Dmitrij Insarov, invitato da Bersenev a raggiungerlo fuori Mosca per l’estate.
Il carattere dei tre uomini non potrebbe essere più diverso; ad avere la meglio nel cuore della ragazza è infine il restio e tenebroso Insarov, che però ritiene di dovere la propria lealtà alla patria oppressa dall’occupante turco e non è propenso a lasciarsi coinvolgere in una storia d’amore. La tensione è palpabile nell’aria, malgrado la magnifica estate che indurrebbe al sentimento. Non solo tutti i russi, ma anche Insarov e i suoi compagni esiliati dalla Bulgaria sono pronti a prendere le armi appena scoppieranno le ostilità tra lo Zar e l’Impero ottomano, convinti a approfittare della guerra per strappare l’indipendenza. Come sappiamo, per limitare le pretese russe la Turchia sarà aiutata da Francia e Inghilterra (persino con l’intervento di un piccolo contingente piemontese), che infliggeranno una catastrofica sconfitta all’esercito dello zar. Le illusioni degli slavi cristiani nei Balcani affonderanno senza speranza ancora per decenni.
Nel romanzo, la questione politica rimane sullo sfondo, sebbene a attrarre Elena verso il bulgaro Insarov siano la sua correttezza morale e il suo rigore ideale. La storia è giocata sul rapporto tra i personaggi, tra i quali Insarov è forse il meno caratterizzato, e sulla educazione sentimentale di Elena. Si sente profumo d’estate, di gioventù e di idealismo, alla vigilia di una catastrofica sconfitta che spingerà la Russia sulla via del declino, una discesa al termine della quale ci sarà la Rivoluzione.