Giulia Corsalini, La lettrice di Čechov, Nottetempo, pp. 204, euro 14.00 stampa
È un’occasione rara e a suo modo preziosa quella che ci propone Giulia Corsalini con il suo recente romanzo, La lettrice di Čechov. Rara e preziosa come la lettura di una novella del grande scrittore russo a cui, per diversi aspetti, il libro è dedicato e a cui il libro si ispira. Nessun compiacimento letterario. Uso misurato degli aggettivi e scrittura contenuta in periodi non lunghi e piuttosto lineari. Tracce di malinconia e scrittura al servizio della storia che viene raccontata.
Un libro prezioso, si diceva, anche perché vicende molto contemporanee sembrano prendere la forma di una storia ottocentesca. Ma con un elemento di forte differenza: l’emancipazione della protagonista che, quasi per miracolo, riesce a ottenere di far coincidere lavoro e passione, dopo essersi liberata dei legami familiari e della possibile dipendenza da altri (uomini).
Nina è una donna di mezz’età. Ucraina, ha un marito malato e una figlia nei confronti della quale deve gestire un rapporto conflittuale. Le difficoltà economiche sono tante. Nina decide allora di partire per l’Italia dove, in provincia, trova un lavoro come badante. Ha una laurea in letteratura russa. È perdutamente appassionata di Čechov, che legge incessantemente nei momenti liberi. Questa sua passione è notata da un anziano professore italiano, tale Giulio De Felice, che le propone un insegnamento presso l’Università di Macerata. Ecco, allora, che nella vita di Nina sembra aprirsi una porta su un orizzonte insperato che il destino contribuisce a rendere più accessibile. Non senza difficoltà e non senza sensi di colpa.
Qualche tempo dopo l’inizio del suo nuovo impegno, Nina apprende la notizia della morte del marito. Si precipita in patria, affronta la freddezza e il rancore della figlia. Prova a ricostruire qualcosa con lei. Trascorrono diversi anni, ma il tentativo non ha successo. Tutto sembra cedere sotto il peso di una stallo ingiusto e mal vissuto, quando si rifà vivo il professor De Felice che la invita a un convegno su Čechov.
Allora Nina parte di nuovo per l’Italia e, guidata dal suo letterario nume tutelare, inizia una nuova vita. Senza rancori, senza paure e incertezze riesce a affermare le sue qualità di studiosa.
Quando, in Italia, ritrova il professor De Felice, Nina lascia che dal suo cuore riemerga un sentimento di tenerezza e anche di pulsione erotica nei confronti dell’uomo che ricambia e, come lei, però, trattiene tutto nel proprio cuore.La condizione che fa da propellente a questa relazione è la solitudine di entrambi. La donna uscita da molte battaglie e segnata da molte ferite, trova lontano da casa forse l’unica possibilità di riuscita, da sola. L’uomo che ormai ha perso l’arroganza del potere professorale si accinge a fare i conti con se stesso nel più profondo dell’anima, da solo.
Chi conosce e ama i racconti di Čechov, ritrova nel libro di Giulia Corsalini la stessa malinconia, la stessa tenera attenzione verso le persone deboli e sofferenti, la stessa riflessione sulla vita e il senso del dolore e delle difficoltà. Nulla però si posa grevemente sulle spalle del lettore che anzi può godere gentilmente anche di piccole goffaggini e qualche ironia. Al centro di tutto, il libro costituisce un’occasione fondamentale per uscire da routine inutili e superficiali e cominciare a interrogarsi.